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Articolo 21 - INTERNI
Berlusconi e la crisi della chiesa
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di Adriano Donaggio

Berlusconi e la crisi della chiesa

Berlusconi interroga la Chiesa. La interroga in modo più profondo di quanto la stessa Chiesa non pensi. E’ il modello di comportamento, i valori che propone al paese: il potere, i soldi, la libertà dalle leggi, il piacere  come realizzazione indiscutibile nei modi, nelle forme, nelle frequentazioni. Sono gli esiti di questi modelli che la interrogano.
Secondo un’ indagine di un settimanale cattolico, il 35% dei fedeli lo sostiene, ne condivide, o quantomeno ne sostiene il suo operato di uomo pubblico, di leader politico. Certamente non se ne rendono conto, ma quella che ci sta davanti è la scissione tra la parola della Chiesa e i comportamenti pubblici e privati che vengono affermati nella vita quotidiana. In chiesa un discorso, usciti dalla chiesa, tutto un altro discorso. La Chiesa ridotta alla frequentazione del  rito. Finita la messa libero accesso alla seduzione, spesso alla partecipazione a un potere, nei fatti, pagano.
Se una donna sposata, magari giunta al quarto figlio, piglia la pillola, se cattolica, dovrebbe confessarsi e, per ottenere il perdono, dovrebbe pentirsi e impegnarsi a non peccare più, a non prendere più la pillola. Se non fa questo il sacerdote non le può dare l’ assoluzione. Analogamente se un marito cattolico usa il preservativo deve confessarsi , pentirsi, impegnarsi a non usarlo più. E per Berlusconi libertà assoluta? Si,  con qualche rimbrotto più o meno severo, qua e là, per la necessità, consapevole che non cambierà nulla, ma che serve a uscire da un imbarazzo che il silenzio renderebbe intollerabile per molti fedeli.
Ma non è neanche qui il centro del problema. Questo modello di vita, questi valori sono ormai socialmente diffusi, condivisi, sono diventati aspirazioni sociali. Sono particolarmente significative le interviste che vengono fatte alla gente comune. Eccone qualche brano. “Qual è il problema? Se ne avessi la possibilità lo farei anch’ io. Magari potessi”, dice un anziano signore intervistato dalla televisione. E a una signora chiedono: “Lei manderebbe sua figlia a una delle feste di Arcore?” risposta: “e perché no?”. Ancora. Chiede un giornalista a un signore: “E’ sua figlia la fidanzata di Berlusconi?” Risposta “Purtroppo no”. Che ne è stato di tanta predicazione della Chiesa sulla castità, sulle virtù, un tempo dette cardinali?
Quando gli storici leggeranno questi decenni della Chiesa probabilmente saranno molto severi nel giudicare i suoi rapporti con il potere, i silenzi che l’ hanno portata sull’ orlo dell’ abisso (si veda il problema della pedofilia, solo recentemente affrontato coraggiosamente da Benedetto XVI, ma che fa dire alla gente della strada: dalla Chiesa viene una predica morale? Con gli scheletri che hanno negli armadi!). Avranno molto da commentare gli storici: sulla Chiesa e i rapporti con i soldi (lo Ior non rappresenta certo una delle pagine più gloriose dell’ istituzione ecclesiastiche).
In questi ultimi decenni la Chiesa è scesa a compromessi, se è lecito usare questo termine, non sempre condivisi da tutta la comunità ecclesiale. Per ottenere finanziamenti (per le Scuole cattoliche, per es.), per ottenere obblighi di legge, valori difesi a colpi di normative stabilite per legge. Pura ingenuità. La Chiesa si è affermata avendo contro una forza quale  l’ Impero romano basandosi sulla forza della fede, sui valori ereditati dalla Chiesa delle catacombe. Non sono stati certo i concordati, le cene con i potenti ad affermare la Chiesa, ma la forza di una fede vissuta, creduta, praticata con convinzione.
Sotto certi aspetti la Chiesa di oggi, anche se non sempre se ne rende conto, vive in una situazione drammatica. Quella che da alcuni è vissuta come una situazione di ambiguità, ha un costo alto, altissimo, rischia di distruggerla. Lo avvertono i parroci che nei paesi, in molte parrocchie, dove non sono più il centro della vita sociale, vivono il dramma della solitudine e del’ isolamento,
Quel che è più drammatico per la Chiesa è il fatto che silenzi, contiguità, compromessi hanno minato il valore, il peso, l’ autorevolezza della sua parola. Uno dei testi più belli, anche dal punto di vista letterario, di altissima importanza dal punto della fede, il prologo del Vangelo secondo San Giovanni, esordisce con queste parole: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”. La Chiesa dovrebbe chiedersi con coraggio, se necessario anche con durezza, se i comportamenti di alcuni esponenti delle gerarchie ecclesiastiche, non renda priva di significato, inascoltabile e non credibile, la parola, il verbo, fondamento, spessore, patrimonio della sua fede.


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