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Libia-Italia. Complicità e silenzi
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di Francesco Peloso

Libia-Italia. Complicità e silenzi

dal blog Il mondo di Annibale
La notizia è di quelle tragiche e comiche allo stesso tempo: il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha annunciato a Bruxelles che l’Europa non deve esportare il proprio modello di democrazia in Libia o in altri Paesi del Medio Oriente, i processi democratici vanno solo sostenuti. Saranno contenti di saperlo i parenti dei circa 100mila morti civili iracheni, per citare solo quelli conteggiati dal 2003 al 2008. “L’Europa  - ha detto incredibilmente il nostro – non deve esportare la democrazia. Noi vogliamo sostenere il processo democratico, ma non dobbiamo dire: questo è il nostro modello europeo, prendetelo. Non sarebbe rispettoso dell’indipedenza del popolo, della sua ‘ownership’”. Il governo di centro destra capovolge così, come fosse un giro di valzer, come fosse nulla, la propria visione del mondo e soprattutto dopo aver esportato a Baghad, con baldanza militare, la democrazia modellata dall’amministrazione di George W. Bush. Ma  la Libia, va da sé, è tutto un altro affare.

Tuttavia qualcosa non torna, ahimé, anche in questo caso: secondo l’organizzazione Human Rights Watch, infatti, sono almeno 233 i morti, fino a poche ore fa, nella rivolta che sta interessando la Libia, altre fonti parlano di almeno 300 vittime. C’è un rischio guerra civile e inoltre è possibile  che la dittatura del colonnello Gheddafi da quarant’anni al potere, compia un passo definitivo sulla strada della repressione per arginare la protesta. Dunque il silenzio dell’Italia e dell’Europa, è certamente colpevole: non si tratta infatti, come è fin troppo evidente, di esportare alcunché, ma di esercitare tutte le pressioni diplomatiche possibili per evitare il bagno di sangue, il moltiplicarsi delle vittime, e per sostenere il cambiamento nel quadro di una più generale trasformazione del mondo arabo. Sul fronte opposto il regime di Gheddafi e dei suoi figli, ha minacciato di togliere il “blocco” alla marea di profughi e immigrati dando il via libera alla corsa verso il nostro Paese.

L’imbarazzo dell’Italia è allora duplice. Alla Libia ci legano rapporti economici, energetici, politiche migratorie. Il tutto costruito attraverso un’alleanza di ferro che ha raggiunto l’apice con il governo di Silvio Berlusconi. Non solo. L’attuale maggioranza ha conquistato il voto degli italiani alle ultime elezioni mettendo in scena il fantasma di un’immigrazione arrembante e cattiva, insomma coltivando una paura ideologica e strumentale. E’ ormai noto che gli accordi con Gheddafi sono stati decisivi per dimostrare la teoria, leghista in primo luogo ma non solo, che era possibile fermare gli sbarchi dei clandestini.

E’ dunque un intero disegno politico che sta ora andando in pezzi. L’immagine del premier a braccetto con il colonnello libico  per le strade di Roma, è una delle fotografie della decadenza nazionale, dell’onta che ricopre in queste ore il nostro Paese. Il Ministro degli interni  Roberto Maroni, da parte sua, è alle prese con un’ondata di arrivi che mette in ridicolo le pompose affermazioni sulla fine dell’immigrazione clandestina, favola costruita rifornendo la dittatura di denari, infrastrutture e favori vari, per ottenere in cambio che profughi e migranti fossero richiusi in campi di detenzione. A quanto apprende “Ilmondodiannibale”, per altro, in queste ore, Maroni si incontra di continuo con quelle stesse organizzazioni laiche e religiose, che avevano denunciato la demagogia delle politiche governative, per porre rimedio agli sbarchi di massa a Lampedusa.

Infine ci tocca assistere alle dichiarazioni sempre più sgangherate e grottesche di un ministro degli Esteri che pur di tutelare gli interessi dell’attuale maggioranza di governo, rischia di far affondare la credibilità, il senso del diritto, la capacità di produrre politica e diplomazia, del proprio Paese, vale a dire di tutti noi.

En passant sia detto che nelle stesse ore il premier inglese conservatore David Cameron, convocava l’ambasciatore libico a Londra per chiedere chiarimenti sulle violenze e chiedere che i responsabili siano perseguiti e un signore “abbronzato”, Barack Obama, ha già fatto sapere che sta valutando la “giusta risposta” a quanto accade in Libia. Sinceramente, è incredibile!

Tra i trascorsi del raiss - da Il Mondo di AnnibaleL’Italia, il “fattore Berlusconi” e la fine dei regimi "amici" - di Gianni Rossi


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