Articolo 21 - INTERNI
Thyssenkrupp: una sentenza storica. Intervista a Raffaele Guariniello
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di Santo Della Volpe
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“La sentenza presenta elementi innovativi: perché pone la politica aziendale per la sicurezza dei dipendenti al centro della attenzione delle indagini, quindi coinvolge le scelte di fondo delle aziende. E, per la magistratura, questa visione implica che quando accade un infortunio bisogna vedere subito perché è avvenuto partendo dalle scelte aziendali per la prevenzione, entrare cioè nelle stanze dei Consigli di Amministrazione per vedere cosa era stato previsto per l’ambiente di lavoro e la salute dei dipendenti, cercare documenti, disposizioni, delibere. Guardi che questa è una novità a livello italiano ed anche europeo. Gli infortuni non accadono a caso, la mancanza di prevenzione, che va provata, implica indagini immediate e ricerca di documenti, quindi magistrati preparati e investigatori che sanno dove andare a prendere e trovare,nei computer come negli archivi, i documenti necessari.”
Ma questo che ripercussioni ha per le aziende? Un freno al loro lavoro?
“No, al contrario; questo metodo di indagine e di lavoro finirà per favorire l’adozione di misure di prevenzione a monte delle lavorazioni, cioè al momento della apertura dei reparti e delle aziende, quando vengono ristrutturate, quando i cantieri vengono aperti. Se questo metodo di indagine e questa ricerca di responsabilità si estenderà, potrà contribuire ad abbassare notevolmente quella cifra di 1000 morti sul lavoro che ogni anno registriamo in Italia”.
Questo significa che la sentenza di Torino può diventare un precedente importante anche dal punto di vista legislativo? Potrà cioè portare a modifiche dell’attuale e tutto sommato,recente Testo Unico sulla Sicurezza nei Luoghi di Lavoro?
“Io non penso…anche perché sono convinto, come ha dimostrato questa sentenza, che le leggi che già abbiamo a nostra disposizione, possono essere usate e bene per arrivare a giusti processi ed alla restituzione della giustizia per le famiglie delle vittime. Il problema è applicare questo nostro metodo di lavoro e queste leggi ovunque accadono infortuni mortali o lesioni gravi sul lavoro; noi siamo andati nei computer dei dirigenti della Thyssen ,nelle loro Mail, nei messaggi tra dirigenti nei quali si scrivevano piani di lavoro o di dismissioni, che facevano ben capire la consapevolezza che avevano del rischio che decisero di correre. Ma abbiamo dovuto e potuto leggerlo perché siamo intervenuti in tempo e sapendo quello che cercavamo, come nelle indagini per un omicidio o un grave reato economico ”.
Quindi il problema è quello di applicare le leggi: ma come è possibile farlo quando ci sono pochi magistrati, che magari devono fare indagini su fatti molto diversi tra di loro, delitti o furti ecc. ? E lo stesso discorso non vale anche per gli investigatori? Non è necessaria una specializzazione per questo tipo di reati?
“Certo che sì, questo è ora il problema che dobbiamo affrontare e risolvere. Certi risultati si ottengono solo con gruppi di lavoro preparati. Non è facile, ad esempio per un magistrato di una piccola procura, chiamato a molte indagini diverse tra loro, vedere con un’ottica particolare l’infortunio sul lavoro. Per questo credo che vada rilanciata l’idea della Procura Nazionale sugli infortuni sul Lavoro, la creazione di nuclei specializzati di magistrati ed investigatori che sanno come intervenire e lavorare appena accade un grave infortunio, delle Task Force organizzate che abbiano rapporti con tecnici universitari competenti. Tutto questo lavoro un magistrato da solo, per quanto bravissimo non può farlo”.
Ora per la Thyssen c’è l’appello. Temete qualcosa per il vostro impianto accusatorio?
“Le posso dire solo che faremo di tutto perché la nostra visione e la nostra inchiesta regga anche al vaglio dell’appello”
E per l’Eternit, un processo ancora in primo grado, ma con più di 3000 vittime dell’amianto?
“Anche lì abbiamo portato avanti il discorso della politica aziendale come responsabile della mancata prevenzione: le dirò di più. Per l’Eternit abbiamo esteso il concetto dell’indagine sulle politiche aziendali addirittura a livello planetario, negli stabilimenti di cemento-amianto in tutto il mondo. Là dove abbiamo notato come ovunque ci fossero aziende di lavorazione dell’amianto, sono stati riscontrate morti in numero eccessivo per tumori alla pleura, il cancro provocato dall’asbesto. Qui poi, all’Eternit, ci siamo trovati di fronte ad amministratori e proprietari non italiani e che hanno operato su scala mondiale ma, vede, anche da questi processi emerge che si gestisce lo stabilimento non solo da dentro i capannoni, ma anche standone fuori, tra le mura di un consiglio di amministrazione dove si determinano le condizioni di lavoro, con spese fatte o non fatte, prevenzioni attuate o evitate per non spendere. Anche vedere questo aspetto significa fare indagini in un certo modo e verso la ricerca di cause precise”.
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