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Articolo 21 - Editoriali
Quattro â??gattiâ? per stradaâ?Š
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di Domenico Valter Rizzo

Da qualche tempo Oltre Tevere  si registra un certo nervosismo. Anzi si potrebbe dire senza alcun dubbio che i nervi sono a fior di pelle. Ogni minimo atto di dissenso, ogni critica, seppur rivolta con toni misurati, ogni azione di difesa della laicità dello Stato italiano, laicità sancita nei fondamenti della Repubblica, scatena reazioni a dir poco sopra le righe. Non parliamo poi di quel che accade quando  ci si trova di fronte ad un incidente, seppur minimo ed involontario.
L’attacco ultimo arriva dopo un servizio messo in onda dal Tg3. Un servizio dove si fa riferimento ad una coppia di felini che terrà compagnia al Papa durante le sue meritate vacanze e ai “quattro gatti” che ancora (ovviamente il riferimento è palesemente riferito al caldo e al clima vacanziero che si registra nella Capitale) hanno la pazienza e il coraggio di ascoltare le sue parole.
Una fraintendimento palese, risolvibile in pochi minuti, riascoltando il servizio, o al massimo con una telefonata da parte del responsabile della Sala Stampa Vaticana al direttore del Tg3. Invece si è approfittato di una frase per scatenare l’abituale canea contro i presunti feroci anticlericalismi del Tg3 e, più in generale, di quella parte di Paese e di informazione che non si inginocchia ad ogni pié sospinto per baciare anelli vescovili e non si mette sull’attenti ad ogni fruscirare di tonaca.
E’ bene ricordare – perché non lo si fa mai abbastanza – che queste indignate e un po’ ridicole reazioni arrivano in un Paese dove alla Chiesa e al suo capo tutto è consentito. In questo Paese – solo per fare alcuni esempi banali - lo Stato paga nelle scuole pubbliche e con i soldi dei contribuenti (anche di quelli non cattolici) gli insegnati di religione scelti insindacabilmente dalle diocesi, i quali ottengono un posto di ruolo senza alcun concorso; in questo Paese una sezione della Rai (Rai Vaticano) è sostanzialmente gestita dalla Santa Sede e pagata con i soldi del canone. In quale altro Paese a maggioranza cattolica avvengono fatti del genere? Queste reazioni arrivano in un Paese, l’Italia, nel quale la Chiesa entra sistematicamente a gamba tesa – spesso senza sapere di cosa parla - su tutte le questioni che riguardano i diritti civili. Dove la Chiesa ha preteso - e purtroppo assai spesso ottenuto, in cambio dei voti che controlla - che i suoi dettami di fede divenissero legge dello Stato con pesanti cadute della nostra legislazione verso forme tipiche dei cosiddetti Stati etici come le repubbliche islamiche. Imponendo per legge anche a chi non crede in quei valori religiosi, i comportamenti che da questi ne derivano. Entrate a gamba tesa condite da aggettivi e  sostantivi pesantissimi, come quelli ad esempio riservati a chi si batte contro la legge 40 sulla procreazione assistita, ai quali viene imputata, dalle gerarchie ecclesiastiche e dai loro fedeli servitori installati nei maggiori partiti di governo ed opposizione, nel migliore dei casi la volontà di affermare pratiche eugenetiche. Parole che mettono sullo stesso piano i genitori portatori di gravissime malattie genetiche che cercano di avere un figlio sano, ai nazisti come Menghele che, nei campi di sterminio, praticavano esperimenti genetici per arrivare alla selezione della razza ariana. Parole feroci, prive di ogni sostegno storico e scientifico, ma soprattutto prive di rispetto e di pietà. Parole di fronte alle quali nessuno si straccia le vesti, nessuno grida e protesta se non – nel più totale isolamento - i diretti interessati. Non si cita solo per carità di Patria quello che è stato detto sulla famiglia Englaro.
 Nessuno apre bocca  di fronte all’arroganza di gerarchie ecclesiastiche che sovente non conoscono il limite, che spesso offendono la sofferenza e di fronte alla quale nessuno si alza in piedi per dire semplicemente che, con tutto il rispetto, anche preti e vescovi hanno il dovere di avere il senso della misura e del rispetto di fronte alle grandi scelte dell’individuo e alla libertà della Repubblica. 
Oggi tutti invece sono tutti in piedi, in questo strano Paese, a causa di quattro gatti sotto il sole di Roma.

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