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Articolo 21 - Editoriali
Ponteranica, una festa colorata per Peppino
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di Lorenzo Frigerio

I primi arrivano già nella mattinata a Ponteranica e trovano ad attenderli un diluvio torrenziale che non sembra lasciare spazio alcuno ai raggi di sole. Un brutto presagio in vista del pomeriggio per quando è attesa la maggioranza delle persone che si sono date appuntamento qui, in questo paesino all’inizio della Val Brembana, per chiedere al sindaco di tornare sulla decisione presa in precedenza e di intitolare nuovamente la biblioteca locale a Peppino Impastato.
Gli organizzatori della manifestazione sono già riuniti nei pressi della biblioteca e stanno decidendo le modalità di comunicazione della brutta sorpresa che provocatori malintenzionati o, più semplicemente, idioti sbronzi e in vena di bravate hanno pensato bene di mettere in scena, facendosi scudo della notte per agire indisturbati. L’ulivo della pace – piantato lo scorso anno e che oggi sarebbe stato intitolato ufficialmente a Impastato – viene di prima mattina trovato tagliato di netto e al suo posto una sagoma di legno, a forma di pino con un cartello riportante la scritta in dialetto bergamasco “Mé ché öle ü paghér” (Io qui voglio un abete) e la firma di un fantomatico “öl Bepi de Potranga” (Il Bepi di Ponteranica).
Il Bepi esiste, in realtà è un cantante dialettale molto conosciuto nella bergamasca e si chiama all’anagrafe Tiziano Incani; appena informato del fatto, per biasimare l’atto scrive agli organizzatori un colorito messaggio in bergamasco poi tradotto: “E' ovvio che l'ulivo della pace non l'ho tagliato io e, per quel poco che so a riguardo, dico solo che una pianta tagliata non è mai una bella cosa, che sia un abete o che sia un ulivo..”. Il cantautore bergamasco non ha certo bisogno di scusarsi, ma il suo messaggio verrà letto poi dal palco, perché non vi sia alibi alcuno per lo stupido gesto. Del resto è stato chiamato in causa dagli ignoti sabotatori suo malgrado, come – suo malgrado ovviamente e nonostante il pronunciamento in senso contrario della sua congregazione – anche il defunto Padre Baggi è stato contrapposto strumentalmente a Peppino Impastato: meglio intitolare a lui la biblioteca, perché cultore di storia locale, piuttosto che a una vittima di mafia.
Sotto la pioggia cadente, amareggiati per lo stupido gesto, gli organizzatori non si perdono d’animo e decidono di comprare un nuovo ulivo per ripiantarlo subito e far partire così la manifestazione. Anche il tempo finalmente si aggiusta e spunta un timido sole che si farà poi più coraggioso con l’arrivo dei partecipanti da ogni parte d’Italia.
Duemila? Tremila? No, molti di più, sicuramente cinquemila, secondo la Questura di Bergamo e forse anche qualcosa di più, almeno settemila per gli organizzatori. Una folla pacifica e civile riempie le vie di Ponteranica, con le sue voci e i suoi colori, arricchita dagli striscioni dei cittadini, dalle bandiere delle associazioni locali e nazionali, dai vessilli dei partiti e dei sindacati e dai tanti, tantissimi palloncini bianchi con l’immagine di Impastato. Una folla che sfila a tratti in silenzio e a tratti cantando e rilanciando slogan a gran voce. All’inizio del corteo una grande sagoma di cartone ricalca la targa che è stata rimossa dalla biblioteca e, subito dopo lo striscione degli organizzatori “ancora 100 passi..”. Un altro striscione con la scritta “Anche Aldegani è un eroe” fa il verso all’elogio pubblico ed equivoco del boss Vittorio Mangano da parte di Silvio Berlusconi e Dell’Utri nella scorsa campagna elettorale e l’autore fatica, e non poco, a spiegare l’ironia utilizzata, perché qualcuno pensa sia un provocatore infiltrato.
Durante il tragitto, il corteo si ferma nei pressi della biblioteca e una delegazione pone una targa in ricordo del sacrificio di Impastato sotto l’ulivo appena piantato. Alice parla a nome di tutti: “Non ci lasciamo impressionare dal rumore di un albero che cade, ma continuiamo a sentire la linfa della foresta che cresce. Non molliamo!”. Poco dopo arriva anche Giovanni Impastato che prima di unirsi al corteo, si ferma sotto l’ulivo e commenta con i giornalisti e i presenti la stupidità del gesto di qualche provocatore che pensava bene di zittire i partecipanti, tagliando un albero.
La marcia riprende il suo cammino lungo via Valbona e si arriva nei pressi del campo sportivo, in via otto marzo, dove è allestito il palco dal quale si susseguono gli interventi programmati dagli organizzatori, invero non senza qualche difficoltà, vista la necessità di dare il giusto spazio a tutti. Ai politici viene chiesto un passo indietro, non si prevede un loro intervento, mentre è ben accetta una loro partecipazione e presenza. E in tanti rispondono positivamente all’appello: da Claudio Fava a Giovanni Russo Spena, da Leoluca Orlando a Paolo Ferrero e Vittorio Agnoletto, a molti altri che inevitabilmente si finisce per dimenticare quando si è davvero in tanti. Tra la folla ci sono anche i genitori di Dax e di Carlo Giuliani. In collegamento telefonico Salvatore Borsellino, che si trova a Roma per la manifestazione dell’agenda rossa di suo fratello, ribadisce il valore della memoria che va custodito perché si rafforzi la democrazia nel nostro paese. Sono presenti anche molte delegazioni dei comuni italiani, alcuni dei quali stanno in questi giorni dando prova di grande maturità, in risposta alla chiusura miope del sindaco di Ponteranica, intitolando spazi pubblici a Impastato e altre vittime di mafia.
Sul palco coordina le diverse riflessioni Danilo De Biasio, direttore di Radio Popolare che copre con una diretta l’evento. Si susseguono letture di poesie e riflessioni, mentre gli interventi in scaletta si succedono rapidi. Poco spazio alla retorica, tanto invece alla indignazione e alla proposta. L’ex sindaco Alessandro Pagano lancia l’idea di trovarsi ogni anno per una grande manifestazione pacifica, fino a quando la targa ad Impastato tornerà al suo posto. Le associazioni promotrici rilanciano l’impegno nell’approfondire la questione delle mafie sul proprio territorio, nel segno di Peppino. C’è chi ringrazia anche il sindaco leghista, perché grazie a lui anche chi non conosceva Impastato ha avuto modo di rimediare alla lacuna. E se si tratta di elettori del suo partito il gesto gli si ritorcerà sicuramente contro.
Chiude la manifestazione l’intervento di Giovanni Impastato che usa toni accesi nel condannare la scelta dell’amministrazione leghista. Prima se la prende con il leghista Castelli che ha definito la manifestazione di Ponteranica un corteo razzista, contro la Lega, ricordando che razzisti sono i provvedimenti presi in tema di immigrazione, per poi inquadrare l’affronto alla memoria del fratello in un disegno complessivo: “La Lega vuole cancellare la memoria. E non si tratta dell'atto di un sindaco cafone, ma di un disegno ben più ampio che va da Berlusconi a Bossi. Le camicie non sono più nere, ma verdi...”.
Poi c’è spazio ancora per la poesia e la lettura e per la musica che accompagna il lento defluire dei manifestanti verso Bergamo e le altre destinazioni.
Ponteranica tira un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, un pericolo alimentato da un lato da gesti come quelli degli improvvidi potatori e dall’altro di chi, nei giorni precedenti, ha soffiato pericolosamente sul fuoco, cercando una contrapposizione frontale.
Escono rafforzate le scelte dei promotori – il Coordinamento Peppino Impastato di Ponteranica, Libera e Casa Memoria – che hanno dimostrato con i fatti come la forza delle ragioni sia il più forte antidoto contro l’ottusità di chi pensa di cancellare la memoria di Peppino Impastato e delle altre vittime di mafia, rimuovendo una targa o tagliando un albero.

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