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Articolo 21 - Editoriali
Lettera aperta al giornalista Gianni Lannes sulle navi Catania
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di Piero Greco

Mi chiamo Piero Greco, da molti anni mi interesso come capo spedizione di uno Staff di sommozzatori che opera per il ritrovamento di relitti affondati nei mari calabresi durante la Prima e Seconda Guerra mondiale, ho realizzato come operatore video subacqueo alcuni video su relitti inabissati nei mari calabresi ed in altri mari e frequento e collaboro da anni con altri Gruppi subacquei che hanno la mia stessa passione. Vivo dall’inizio e con apprensione la storia delle “navi dei veleni “ con il “mio Gruppo Subacqueo Paolano”ed abbiamo seguito coinvolti le preoccupazioni della Procura di Paola e dell’Assessore regionale all’Ambiente Silvio Greco con il quale siamo stati in contatto costante nella prima fase delle ricerche manifestando con le altre Associazioni ad Amantea, ma tirando un sospiro di sollievo alle notizie che la nave scoperta non fosse la Cunski ma il Catania verificandolo anche dalla comparazione dei filmati resi pubblici e prodotti dalle due ditte che hanno eseguito i lavori di rilevamento al largo di Cetraro.  Abbiamo gridato inascoltati quando i media facevano vedere una manica a vento ripresa sul relitto trattata da bidone tossico.  Riteniamo che il nostro mare purtroppo sia trattato e sia stato trattato negli anni come una pattumiera forse anche come contenitore di rifiuti tossici forse.  Ma ritengo anche che bisogna parlare e dire le cose quando le ipotesi sono suffragate da fatti e non da dichiarazioni tratte da ricerche incomplete come la sua. Lei sta riaprendo una ferita rimarginata in parte ed ancora aperta ,che ha visto il nostro mare e la Nostra terra di Calabria per il momento sporcarsi solo di falsità e supposizioni. Lei sta agitando e sventolando in tv e sui giornali un testo dell’ufficio storico della Marina Militare che tratta di navi mercantili italiane affondate dal 1939 al 1943,che ha avuto 3 edizioni di cui l’ultima del 1997 che anch’io posseggo. Ripeto di navi affondate dal 1939 al 1943, è scritto nella pagina accanto all’indice che non ha letto, o fa finta che non esista nel testo che possiede ed identico al mio? Quindi sul testo che sbandiera a destra e a manca non troverà mai una nave affondata prima del 1939. Il Piroscafo Catania affondato al largo di Cetraro codice IMO 5602607 ( ogni nave di lunghezza superiore ai 24 mt ha un codice IMO che la identifica univocamente nell’iscrizione al Registro Navale Internazionale) risulta nel Registro Navale Internazionale affondato nel 1917; come potrebbe trovarsi in quel testo se lo stesso tratta di affondamenti avvenuti almeno 22 anni dopo l’affondamento del Catania al largo di Cetraro? Il Catania che lei cita come unico ha codice IMO 2217776 e costruito a Vancouver nel 1919 col nome di Cokesit cambiò denominazione nel 1938 chiamandosi Adelfoi Chandreis, nel 1941 Saint Marin ed infine nel 1942 Catania “acquistato” dal governo italiano( in realtà fu requisito).Colpito durante un’incursione aerea a Napoli il 4 agosto 1943 successivamente fu dato per affondato,fu dato ma non è certo. Intelligentemente il libro che lei cita titola “navi perdute “quindi non solo affondate. Di molte navi infatti si sono perse le tracce ma non si sa per certo del loro affondamento.Visto che per lei esiste solo un Catania la informo anche sulle ditte che hanno avuto in proprietà il Catania affondato al largo di Cetraro così da darle informazioni dalla sua nascita sino all’affondamento. Il Catania codice IMO 5602607 costruito nel 1906 dalla ditta Siciliani di Palermo è’ stato per il tempo della sua vita di proprietà di tre ditte genovesi ;costruito per conto della Navigazione Generale Italiana fu venduto nel 1911 alla Società Nazionale di Servizi Marittimi SNSM che lo noleggiò alla Regia Marina dal 10/10/1911 al 18/12/1911 come piroscafo onerario trasporto truppe per Tripoli sulla rotta occidentale della Sicilia e nel 1914 fu ceduto alla Società Marittima Italiana. Tutte società di Genova, fino a quando al largo di Cetraro il 16 marzo 1917 colpito dal sommergibile U64 comandato da Robert Moraht affondò. La storia di questo attacco è triste perché a differenza del Piroscafo Cagliari affondato 4 miglia al largo di Fuscaldo che vide i soccorsi organizzati dalla marineria Fuscaldese dell’epoca ,per il Catania essendo molto al largo e colpito al tramonto non intervenne nessuno ed il comandante Moraht andò via senza soccorrere nessuno degli eventuali superstiti ( –scrive lui-per problemi di gruppo elettrogeno al sommergibile U64) anche se possiamo ritenere che ci siano stati dei superstiti poichè nei suoi scritti Moraht parla di scialuppe calate in mare da un Catania in agonia. Si è tanto parlato e lo ha fatto anche lei più volte della distanza di circa 3,5 miglia marine tra la localizzazione data dal sommergibile a quella del ritrovamento ,ma chi sa di siluramenti ed affondamenti è conscio anche che spesso i navigli colpiti in navigazione fino all’affondamento completo possono percorrere anche alcune miglia. L’Henry Desprez affondato al largo di Fiumefreddo Bruzio ,un paese vicino, fu silurato a Paola e affondò 6 miglia più a sud come altri tantissimi relitti rinvenuti a coordinate differenti da quelle conosciute ,mi viene in mente il Viminale di Palmi cercato ad altre latitudini per anni e poi trovato da nostri amici subacquei di fronte la spiaggia di Palmi pochi anni fa o il sommergibile Millo ritrovato da poco nei pressi di Soverato dopo ricerche infruttuose nelle coordinate conosciute. Per non parlare del fatto che i navigatori satellitari all’epoca ,parliamo del 1917,non esistevano e le stime erano molto ma molto più approssimative di quelle di oggi ed anche del fatto che nei suoi scritti il comandante Murath dice che dopo un po’ dal siluramento le luci sul Catania si spensero e così di averlo ritenuto affondato. Una ricerca non si fa come l’ha fatta lei e ritengo che oggi lei debba chiedere scusa ai Calabresi, in particolar modo ai pescatori agli operatori turistici ed ai cittadini tutti di Cetraro, Sindaco compreso, ai quali con le sue dichiarazioni creerebbe ma forse ha già creato dei danni economici e d’immagine.

Cetraro (CS) 10 febbraio 2010

 

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