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Articolo 21 - Editoriali
Per un nuovo Risorgimento riformista
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di Fabio Evangelisti*

Il Decreto legge “salva liste” ha una portata addirittura peggiore di quello, di per sé gravissimo, di sovvertire le regole elettorali a favore di una parte. Esso prefigura anche la voglia di arrivare alla resa dei conti definitiva di Berlusconi con le Regioni del centrosinistra. Una sfida cui dovremmo opporci con l’arma di un nuovo federalismo, che dimostri anche che la Lega Nord è solo un grumo di primordiali e settari interessi, legata a Berlusconi in una logica mafiosa di scambio di potere.
La sentenza di lunedì del Tar del Lazio ha già evidenziato che il Governo ha cercato di intervenire là dove gli è vietato dalla Costituzione. E’ entrato, insomma, con i piedi nel piatto della legge elettorale regionale. E non è la prima e l’unica volta che questo avviene. Il ministro Tremonti, poi, lo fa tutti i giorni con l’esproprio strisciante dei soldi di Regioni, Province e Comuni (dai fondi Fas e Par a quelli del Fondo per le politiche sociali e della scuola) per finanziare decisioni statali come l’abolizione dell’Ici o appianare i deficit di bilancio dei Comuni di Catania, Roma o Palermo, Ferrovie e Tirrenia. Soldi tolti ad amministrazioni locali e regionali sane (senza distinzione di colore) per venire incontro agli amici degli amici, ai servitori di turno del centrodestra.
Il decreto ‘salva-liste’, assieme a quelli salva-leader e alla ‘mordacchia’ sui media, segna la data di inizio della nuova ‘Repubblica Bonapartista’ e la fine della seconda Repubblica. L’idea è quella presidenzialista, avere un capo che decide per tutti. Un capo che cercherà di svuotare anche tutte le istituzioni regionali e locali, per farle occupare da ‘governatori’ che ubbidiscono passivamente e godono dei benefici del potere, senza controlli. Il federalismo vassallifero, provinciale e razzista della Lega Nord è funzionale a questo nuovo ordine autoritario.
E’ la fine della democrazia che abbiamo conosciuto e respirato fin da piccoli e la rottura dell’equilibrio costituzionale tra le diverse parti che compongono lo Stato. Siamo, di fatto, alla secessione dall’alto ed alla spartizione del potere in zone di influenza. Per questo in Toscana bisogna attrezzarci ad una ‘resistenza’ federalista, valorizzando tutte le nostre tradizioni unitarie e, sarei tentato di dire, persino ‘identitarie‘. Ricordiamone alcune: il buongoverno fin dai tempi del Granducato, i movimenti risorgimentali e mazziniani, il modello autonomista e riformista del dopoguerra, l’invenzione dei distretti industriali, le intelligenze che ci hanno caratterizzato tra i primi al mondo per civiltà giuridica, culturale e sociale.
Per questo Italia dei Valori, in Parlamento, ha votato l’avvio della riforma federalista. Condividendo l’obiettivo di dare maggiore responsabilità ed efficienza alla classe dirigente locale, anche pensando alla quarantennale positiva esperienza della Regione Toscana. Adesso, a seguito di questa ultima legge ad listam berlusconiana che travolge la Costituzione ed i poteri regionali, Idv sostiene che dobbiamo rimettere in gioco la Toscana come ‘polo’ aggregante federale e confederale verso altre Regioni, soprattutto del centro Italia. I prossimi anni saranno decisivi per bloccare la nuova ‘Repubblica Bonapartista’ e lo dobbiamo fare mobilitando i territori, chiamando le forze sane e giovani ad un nuovo Risorgimento riformista che rifondi lo Stato di diritto e rilanci un equilibrio di poteri fra Stato centrale e comunità locali.

*Capolista Idv per la Toscana

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