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Articolo 21 - Editoriali
A Napoli (come a Berlino) c’è un giudice
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di Valter Vecellio

Ci sarà pure un giudice a Berlino, diceva fiducioso il mugnaio, deciso a resistere con la legge, ai soprusi dell’imperatore. Un giudice, almeno uno, c’è anche a Napoli. Sarà un caso, è una donna, la dottoressa Angelica Di Giovanni, presidente del Tribunale di Sorveglianza. Ha disposto "che la direzione della Casa Circondariale di Poggioreale si attivi con pronta sollecitudine per eliminare ogni possibile situazione di contrasto con l’articolo 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, informandone tempestivamente questo magistrato di sorveglianza".

La dottoressa Di Giovanni prende atto della drammatica situazione degli Istituti di Pena della Corte di Appello di Napoli e ha inviato, alle rispettive Direzioni, l’ordine di disporre quanto necessario per eliminare l’evidente contrasto con le norme vigenti.

In particolare dichiara che "risulta indiscutibilmente prioritaria la necessità di spazi di vita sufficienti, la possibilità di utilizzare la toilette in modo privato, l’aerazione disponibile, l’accesso alla luce ed all’aria naturali, l’uso dell’acqua corrente per igiene personale, la qualità del riscaldamento ed il rispetto delle esigenze sanitarie di base".

Un provvedimento analogo è stato inviato anche agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari di Napoli ed Aversa. Il Giudice nazionale, si legge nell’ordinanza, per consolidata giurisprudenza e ormai principio convenzionale acclarato, è tenuto a conformarsi alle pronunce della Corte Europea, pur sempre nel rispetto degli orientamenti costituzionali; poi si rileva che attualmente il numero dei detenuti presenti nella Casa Circondariale di Napoli "Poggioreale" è di 2.759 a fronte di una capienza di 1.400 unità, ormai quasi il doppio, per cui la situazione è tale da essere oggettivamente, di per sé, possibile fonte di violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo; si stabilisce infine come esigenza indifferibile di garantire che le condizioni di detenzione siano compatibili con il rispetto della dignità umana e che le condizioni di esecuzione della pena siano tali da consentire che "la salute ed il benessere del prigioniero siano assicurati in modo adeguato ". Così si dispone che la direzione della Casa Circondariale di Poggioreale si deve attivare con pronta sollecitudine per eliminare ogni possibile situazione di contrasto con l’articolo 27 costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, informandone tempestivamente questo magistrato di sorveglianza".

Sarebbe bello se anche altri magistrati di sorveglianza firmassero ordinanze come quella della dottoressa Di Giovanni. Perché Poggioreale è certamente un caso limite che più limite non si può; ma per un po’ tutte le carceri d’Italia quell’ordinanza andrebbe a pennello.

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