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Articolo 21 - Editoriali
Le donne che lavorano a Mediaset non vogliono essere assimilate a chi viene reclutata con quei metodi…
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di Belmaset

Alla vigilia della manifestazione di domani per ridare dignità a tutte le donne vogliamo far sentire anche la nostra voce. Il pensiero unico televisivo ci ha ridotto a vuoti contenitori, a corpi giovani e levigati da esibire e da comprare. Ha trasformato i nostri volti in inespressive maschere coperte dal nuovo burqa della chirurgia estetica, che cancella dai volti le espressioni e dunque la vita. Le donne della realtà invece, quelle che anche qui lavorano, ovvero dal cuore operativo della struttura Delta, vorrebbero dare un segnale di dignità.

Sono molte le dipendenti che in questi giorni hanno provato disagio perché la nostra azienda, quella dove lavoriamo, è stata utilizzata come premio finale per tutte quelle ragazze che abbiamo visto sfilare sui giornali. Quelle che sognavano di varcare la soglia di uno studio televisivo, che si vendevano pur di finire tra le ragazze che il direttore del Tg4 Emilio Fede avrebbe fatto diventare meteorine o chissà cos’altro.
Ecco, noi non siamo così. Le donne che lavorano a Mediaset non vogliono essere assimilate a chi viene reclutata con quei metodi che abbiamo visto raccontati dalle inchieste di Milano.

Che il direttore di uno dei nostri Tg sia indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione  (anche della minorenne Ruby), è un fatto che offende profondamente tutte noi. Soprattutto quelle giornaliste costrette in questi anni anche ad intervistare le partecipanti alle feste di Arcore, a confezionare servizi che parlassero delle loro esibizioni in quei programmi che servivano da vivaio o da compenso per le prestazioni offerte. E che nel confezionare servizi televisivi hanno comunque mantenuto la loro dignità professionale.

Noi siamo diverse, non siamo così e vogliamo gridarlo forte insieme a tutte le altre donne di questo paese che vogliono dire basta a questo osceno degrado culturale e morale, che ha ridotto l’Italia a un luogo nemico delle donne.

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