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di Piergiorgio Morosini*
Una riforma pericolosa la cui matrice culturale vuole una magistratura addomesticata dal potere politico, dannosa per i cittadini perché non accorcia neppure di un giorno la durata dei processi e finanziariamente molto onerosa per le casse dello Stato (e quindi per la collettività) perché duplica organi istituzionali come il CSM.
Di fronte ad una proposta che esprime intenti vendicativi, chiediamo una grande mobilitazione di tutta la magistratura che, facendo appello alle coscienze critiche del nostro paese nel mondo delle libere professioni, delle imprese e dell’accademia, sia disposta anche a spiegare direttamente ai cittadini i rischi che corre la nostra democrazia.
La separazione delle carriere, nell’avvicinare la figura del pubblico ministero a quella del superpoliziotto, mira ad un controllo della giurisdizione da parte del Ministro della Giustizia, con pericoli di strumentalizzazione politica nell’esercizio della azione giudiziaria. Il doppio CSM indebolisce un presidio forte e autorevole dell’indipendenza della magistratura rispetto ad altri poteri dello Stato. La novità sulla obbligatorietà della azione penale non garantisce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, facendo decidere ad una maggioranza politica i reati che devono essere perseguiti.
La riforma non prevede norme ispirate al principio della responsabilizzazione dei magistrati e ad una giustizia più efficiente e di qualità, ma al contrario mira ad avere dei giudici burocrati che cercano sempre la via di minore resistenza, la soluzione più comoda e meno rischiosa, penalizzando inevitabilmente i soggetti e i diritti deboli.
*Segretario Generale di Magistratura democratica.
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