Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Il bue e l’asino del ‘rinnovamento’ Rai
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Ottavio Olita

Un efficace proverbio - che probabilmente ha formulazioni diverse nelle varie regioni italiane – dice: “Il bue chiama cornuto l’asino”. E’ quello che i giornalisti Rai impegnati - dentro e fuori il sindacato - a costruire un servizio pubblico  attento ai cittadini più che agli interessi dei lottizzatori provano quando sentono rivolgersi l’accusa di essere “impermeabili” al rinnovamento e al cambiamento.

E’ rinnovamento la moltiplicazione delle poltrone? E’ rinnovamento colpire un’esperienza importante come quella realizzata da Rai News 24 proprio quando sta per affacciarsi sul mercato il principale concorrente privato? E’ rinnovamento tenere vincolato al suo posto un direttore che sta distruggendo lo storico telegiornale più seguito dagli italiani e che conquista significativi cali di share proprio quando compare in video? E’ rinnovamento pensare all’informazione regionale come ad un’accozzaglia di cronachette locali – nera, bianca, rosa - e non come a un fondamentale servizio, l’unico presente in tutta Italia, che potrebbe davvero far conoscere fra loro gli italiani per quel che producono, per le culture di cui sono portatori, per le arti nelle quali sono esperti, per le innumerevoli azioni di solidarietà ed accoglienza, per la storia, i metodi educativi, la letteratura, la musica, etc?
    Di fronte a queste enormi possibilità, la montagna continua a partorire topolini, l’ultimo dei quali si chiama, con un grande sforzo di fantasia, “Buonasera Italia”, ma che tutti in azienda, a dimostrazione della stima di cui gode, chiamano ‘salsicciotto’. E indovinate dove hanno voluto collocarlo? Ovviamente in uno degli spazi più importanti, l’inizio della programmazione di seconda serata di Rai News, scavalcando completamente il direttore Mineo, e senza che il direttore della Tgr, violando qualunque regola di relazioni sindacali, ne informasse le redazioni e con loro ne discutesse in una formale illustrazione di un nuovo piano editoriale, date le significative modifiche apportate in corso d’opera, nei mesi successivi al suo insediamento. Lo aveva già fatto per “Buongiorno Italia”, non aveva aperto bocca contro la cancellazione di “Neapolis”, ora la storia si è ripetuta. Se per rinnovamento si intende far diventare carta straccia il contratto, un sindacato coerente ha il dovere di dire ‘no’, per rispetto dei colleghi che è stato chiamato a rappresentare dal congresso svoltosi un anno e mezzo fa.
    Questo che viene spacciato per ‘rinnovamento’, dunque, sa molto di stantìo, di un vecchissimo modo di mettere l’azienda a disposizione di chi comanda; con una terribile differenza. Oggi l’attacco riguarda tutto il servizio pubblico. Ecco perché l’Usigrai, nel dichiarare la propria netta opposizione a questi metodi di lavoro, ha indetto due giornate di sciopero: una per rispondere all’ultimo atto contro Rai News e le redazioni regionali – chiamate ad un ulteriore impegno di lavoro senza discussione sul prodotto e senza adeguamenti di organici, apparecchiature, tecnologie -; l’altra per rilanciare forte l’allarme sul rischio sempre più marcato e palese di smantellamento del servizio pubblico radiotelevisivo. La seconda giornata sarà costruita con incontri, mobilitazioni, spiegazioni ai cittadini, visto che continuano indisturbate, nel silenzio aziendale, le campagne contro il canone – “la tassa più odiata dagli italiani” - e per la privatizzazione della Rai.
    “Riprendiamoci la Rai” è lo slogan che sarà proposto a tutti quegli utenti che non ne possono più di qualità scadente, di informazione distorta, di perdita di competitività, visti anche gli allontanamenti di protagonisti assoluti della programmazione televisiva come Santoro, Saviano, la Dandini. E in nome di questo slogan cercheremo anche di capire quali e quante forze politiche vogliono davvero liberare la Rai dal cappio soffocante rappresentato dal diretto controllo sugli organi di governo dell’Azienda. La prossima settimana, in occasione delle iniziative contro la riproposizione della legge bavaglio, sarà importante cominciare a discutere anche di questo problema. E’ un’altra faccia delle mille teste di cui è composto il mostro che sta tentando di portare l’assalto finale alle garanzie costituzionali.
Letto 3412 volte
Dalla rete di Articolo 21