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Articolo 21 - Editoriali
Indignamoci anche per le intimidazioni mafiose
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di Francesco Battaglia*

Catanzaro Lido, località Fortuna, un quartiere cittadino a metà tra il mare ed il Capoluogo di Regione, sviluppatosi lungo la vecchia strada che collega la Città collinare alla vicina costa Ionica, un quartiere relativamente nuovo rispetto al tessuto urbano catanzarese, ricco di piccole e medie aziende da supporto agli abitanti che negli anni sono andati ad insediarsi nella zona; un quartiere apparentemente tranquillo, ma che in realtà tranquillo non è... La dimostrazione tangibile è l’attentato subito pochi giorni fa dalla ditta di Salvatore Battaglia.

L’incendio della notte tra il 16 e 17 ottobre scorso, ai danni della ditta “LA MARMERIA”, ha colpito gli uffici dell’azienda andando ad interessare anche parte degli altri locali, solo la prontezza dei vigili del fuoco ha permesso di poter evitare la distruzione dell’intero capannone; anche se non ancora confermato dagli inquirenti l’incendio ha tutti i connotati di quello che possiamo considerare l’ennesimo attacco della malavita organizzata ai danni di un imprenditore onesto.
Lo diciamo con convinzione: “un imprenditore onesto”, che già in passato ha avuto il coraggio di denunciare gli aguzzini che tentavano di estorcergli denaro per avere protezione, “per lui e per la sua famiglia” come riportava uno dei messaggi intimidatori fattogli recapitare a suo tempo.

Messaggio che ebbe però l’effetto contrario, Battaglia, anziché prostrarsi a quel manipolo di delinquenti pagando loro quanto richiesto, li denunciò facendoli finire dietro le sbarre; così da non potere inquinare ulteriormente la società civile con atteggiamenti e attività di cui noi tutti, cittadini in primis, ci dobbiamo indignare sempre più; dimostrando con i fatti che i tristi episodi raccontati non devono essere considerati quali fattori antropici generalmente diffusi, per cui poco si può fare per migliorare la nostra società.
All’indomani dell’incendio è arrivata prontissima la risposta del titolare dell’azienda che, assieme ai dipendenti e alcuni volontari si è subito attrezzato per rimettere in sesto gli uffici e tornare al lavoro, affermando fin da subito attraverso la sua pagina facebook   : “Sto fumando un sigaro, dopo due anni che non fumavo più. Stamattina alle 4:00 circa è stato incendiato il mio negozio di Catanzaro Lido. A chi lo ha fatto dico che già domani saremo a regime e che resisteremo ad ogni vile attacco che ci sarà mosso. Fuori dal mio ufficio ci sono decine di persone che stanno lavorando alacremente per riportare tutto alla normalità e lo riporteremo in men che non si dica. In tutto questo è bello vedere che ci sono dei volontari. Un bel messaggio a chi compie tali atti. Il mio negozio, la mia attività, le mie passioni saranno tutte più belle e più forti di prima. Ora vado a seguire i lavori. A breve spero di pubblicare le foto. A dopo!”.

Un messaggio chiaro quello di Battaglia, a cui va tutta la nostra stima e solidarietà, che dimostra come realmente si può essere cittadini attivi e modello per gli altri di quel cambiamento caratteriale, necessario per la crescita socio culturale della nostra Regione.
A due settimane dall’accaduto, abbiamo incontrato il titolare dell’azienda che oltre a raccontarci dell’accaduto, ha precisato ancora una volta che la strada giusta da intraprendere è quella di non abbattersi e non arrendersi davanti ad avvenimenti simili, aggiungendo che per eliminare definitivamente il problema c’è bisogno di un’indignazione collettiva perchè le sole forze dell’ordine e magistratura possono poco contro questo “carcinoma”.

Dall’incontro ne è emerso che, sarebbe opportuno da parte del Governo centrale un maggiore stanziamento di fondi a tutte le istituzioni che operano per difendere la società e annientare così questo branco di manigoldi, auspicando per altro un nuovo sistema di difesa incentrato non tanto sull’aumento delle forze dell’ordine in strada, ma con la creazione di centri di intelligence in modo da poter controllare in maniera più risoluta le losche attività criminalmente perseguite.
Un investimento che a fronte di maggiori spese per le casse statali, avrebbe il beneficio di limitare l’evasione fiscale ed un controllo diretto sulla ricchezza cui molti cittadini godono e da dove questa dipende, tutto ciò sarebbe semplicemente possibile con il potenziamento delle strutture d’intelligence, avendo quindi controlli efficaci e interventi repressivi inopinabili, favorendo così anche il lavoro della magistratura.

Altro fattore largamente condiviso da entrambi è il troppo velocemente spegnersi dei riflettori dell’informazione all’indomani  dell’accaduto, anche su problematiche di notevole importanza per la società. Quello di cui stiamo parlando non è la ricetta culinaria di una o di quell’altra Regione, con tutto il rispetto per l’arte culinaria... lo spegnersi dei riflettori il giorno dopo l’avvenimento, il relegare questi attentati a mere notizie di cronaca, non solo non sensibilizza con efficacia l’opinione pubblica, ma rende queste notizie come un’azione di routine per riempire la scaletta dei Tg o le pagine dei giornali.
Il non raccontare di un imprenditore o un cittadino, che dopo un attentato, a viso scoperto sfida i suoi aggressori è di fatto una notizia non data, un ostacolo verso la strada del cambiamento sinergico che deve esserci e svolgersi tra i vari livelli della società; che deve contemplare un maggiore sforzo congiunto di Istituzioni, Forze dell’Ordine, Magistratura, Cittadinanza e Informazione, la quale ha quindi un ruolo cruciale sulla riuscita del cambiamento radicale del sistema.

Non a caso, vanno in questo senso anche le parole di Anna Laura Orrico dell’associazione “Io Resto in Calabria”, secondo la quale: “tutto ciò non è più tollerabile, così come non sono tollerabili i tagli alle forze dell’ordine in una terra in cui il crimine organizzato spadroneggia imponendo le sue regole, ed il cui territorio è già per sua natura difficile da controllare”.
Buoni gli spot televisivi sull’invito a pagare le tasse, ma che senza gli strumenti adeguati rimangono inutili e vani allo scopo per cui sono stati realizzati.

È quindi necessario che oltre all’indignazione cittadina, vi sia una presa di coscienza della politica tutta, senza distinzione di colori; affinché una volta per tutte questa si renda capace di sedersi sugli scranni del parlamento per formulare leggi utili al popolo; non dimenticando che è il popolo a delegare i parlamentari per la rappresentanza in parlamento: essere eletti non significa essere superiori al cittadino.
All’auspicio per una indignazione collettiva da parte di noi tutti a eventi di questo genere, deve essenzialmente seguire la consapevolezza generale che i politici eletti devono dare risposta del proprio operato in parlamento, sino a che queste due condizioni non saranno largamente diffuse, noi popolo avremo poco di cui lamentarci.
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