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Report e il tesoro di Tanzi. Sigfrido Ranucci: "Ce ne saranno altre di sorprese"
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di Stefano Corradino

Report e il tesoro di Tanzi. Sigfrido Ranucci: "Ce ne saranno altre di sorprese"

Sedici dipinti. E' questo il  supplemento di Tesoro di Tanzi trovato nella notte dalla Procura di Parma con l’ausilio della Guardia di Finanza e dei Carabinieri del Nucleo artistico.  Il ritrovamento e’ avvenuto dopo una vera e propria caccia  durata tutta la notte e nella quale  i finanzieri e carabinieri hanno passato al setaccio diverse abitazioni nel Nord Italia, fermandosi fino alle 4.30 del mattino nella villa di Vigatto,  che è di proprietà della moglie dell'ex patron della Parmalat. Fino a quando hanno recuperato, tra i più pregiati due Boccioni, un Segantini, un Kandinsky e uno Chagall. Dodici opere d'arte erano nella villa di proprietà della consorte Anita Chiesi, una a casa del genero Strini e altre tre da amici. Gli investigatori hanno sequestrato documenti e tele anche all'ex consulente d'arte dell'imprenditore, Paolo Dal Bosco, indagato per ricettazione e riciclaggio. Dal Bosco domenica sera al Tg1 aveva criticato il valore attribuito  di 100 milioni ai 19 quadri  trovati sabato scorso negli appartamenti di Strini, genero di Tanzi , e aveva stimato le opere per circa 5 milioni di euro. Ieri notte invece il Pm Lucia Russo ha sequestrato ben 4 mila quadri nella disponibilità di Dal Bosco, alcuni erano proprio del Cavaliere. "Con questa operazione si è rotta una diga", ha commentato il procuratore capo Gerardo Laguardia.
Una vicenda che sta sempre più assumendo i contorni di un romanzo noir, che è partita, lo ricordiamo, da un’inchiesta di Report andata in onda il 30 novembre dal titolo "il Cavaliere del Lavoro" realizzata da Sigfrido Ranucci.

Una storia incredibile che sta riservando una sorpresa dopo l’altra Sigfrido?
Una storia che nasce da un’intuizione di Milena Gabanelli che ha programmato di ritornare a parlare del crac Parmalat quando ormai sembrava non interessare più nessuno. E se vuoi il mio parere ce ne saranno altre di sorprese, la storia  del Tesoro di Tanzi deve ancora essere scritta. Non si tratta di un tesoro enorme, per intenderci,  ma di qualche centinaio di milioni forse sì.

Nella vosra inchiesta denunciate che Tanzi aveva messo da parte delle opere d’arte. Poi ci sono state le smentite del Cavaliere e dopo ancora il silenzio, fino a sabato però quando sono stati ritrovati i 19 quadri tra cui la famosa scogliera di Monet. Molti balbettii, voi invece ci siete andati giù sicuri. 
Eravamo certi di quello che dicevamo perchè l’avevamo  verificato. E’ il successo di un metodo di lavoro che premia tutta la squadra di Report che da oltre 10 anni si tira il collo per raccontare i fatti del nostro Paese, anche quelli più scomodi e ruvidi.

Dopo il ritrovamento del Tesoro di Tanzi in tanti hanno elogiato il lavoro di Report, a partire dal procuratore di Parma 
Report ha fatto il suo. Il resto, il lavoro di recupero, il rischio degli appostamenti, la capacità di andare in fondo l’ha fatto la procura di Parma e la Gdf di Bologna. Piuttosto ho visto con stupore che alcuni giornali si sono soffermati più che sul valore "simbolico" della scoperta del tesoretto di Tanzi, su quello reale.

Vittorio Sgarbi in un’intervista al "Sole 24 ore" ha ricordato di aver visto quei quadri diversi anni fa e ha confermato la stima di 100 milioni
Salvo poi smentire se stesso il giorno dopo quando le stesse domande gli sono state poste da "Il Giornale".  Dal Bosco, il consulente d’arte che ha venduto le opere a Tanzi, in un’intervista al Tg1 ha detto che i quadri valevano sì e no 5 milioni.  E aveva chiesto di essere messo in contatto con Bruno Vespa per poter raccontare le stesse cose a Porta a Porta. 

Le cronache ci raccontano che ieri sera gli hanno sequestrato 4 mila opere d’arte e lo hanno accusato di ricettazione e riciclaggio per aver nascosto i capolavori  che appartenevano al Cavaliere. 
Sorprende che nessuno abbia chiesto a entrambi perchè, pur sapendo dell’esistenza dei quadri, non abbiano sentito il dovere di denunciare. Avrebbe dovuto farlo soprattutto Sgarbi che è stato anche sottosegretario al Ministero dei Beni culturali e artistici.  Invece si è preferito chieder loro un’opinione sul valore delle opere d’arte. E finché in questo Paese si preferirà l’opinione ai fatti, Report avrà vita lunga.

corradino@articolo21.info


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