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“Libertà di culto? Al Senato ancora fermi snodi cruciali”. Intervista a Maria Bonafede
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di Gian Mario Gillio*

“Libertà di culto? Al Senato ancora fermi snodi cruciali”. Intervista a Maria Bonafede

Si è aperto il 21 agosto, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi a Torre Pellice (TO), capoluogo delle “Valli Valdesi” del Piemonte. A dare il via a questo significativo appuntamento del protestantesimo italiano il culto solenne con la predicazione affidata al pastore Massimo Aquilante , presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Il sermone ha preso spunto da Matteo 9,35 – 10,1, per interrogarsi su cosa può voler dire annunciare l'”evangelo del regno” nella situazione che vive l'Italia, in particolare all'interno della crisi epocale da cui anch'essa è colpita. Durante il culto è stato consacrato al ministero pastorale Franco Mayer. Abbiamo rivolto alcune domande alla pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, l’organo esecutivo della chiesa.

L’economia globale vive un periodo di profonda crisi: difficile pensare ad altro, anche per una Chiesa.
Il tema della crisi è molto serio. Qualche giorno fa un giornale parlava di armagheddon, dello scontro finale che prelude alla fine del mondo. Come credente ritengo che siamo di fronte alla fine di un mondo, ma non del mondo. L'ideologia del mercato ha creato un idolo che come tutti gli idoli ha una vita breve. La sfida che abbiamo di fronte, ora, è quella di cercare un'altra strada, nel linguaggio evangelico una via di ravvedimento e di conversione. Se una Chiesa predica e vive questo messaggio, risponde alla vocazione che il Signore le rivolge.

Un effetto di questa crisi è l'attuazione severa, da parte del governo, di tagli al welfare.
E’ moralmente irricevibile ogni proposta che tenda a far pagare ai più deboli il prezzo della crisi in atto. I più deboli oggi sono gli anziani, i disabili, i giovani precari....: uomini e donne ai quali chi governa dovrebbe il massimo rispetto e per i quali occorrerebbe un impegno prioritario.

Laicità e pluralismo e accoglienza sono temi solitamente centrali nel dibattito sinodale.
Tanto più nell'anno in cui ricordiamo i 150 anni dell'Unità d'Italia. Ed anche su questa materia abbiamo più di qualche preoccupazione, ad esempio per il ritardo dell'iter di approvazione di sei intese: se è un passo positivo il voto favorevole del Senato per quelle con gli ortodossi e gli apostolici, è   preoccupante che risultino   ferme quelle con induisti, buddhisti, testimoni di Geova e Mormoni. Non vorrei passasse l'idea che la libertà religiosa viaggia a due velocità: più alta per le confessioni cristiane, rallentata per le altre.

Molto scalpore ha fatto la benedizione a Milano di una coppia omosessuale. Atto che segue alla decisione sinodale votata con ampia maggioranza lo scorso anno.
Il Sinodo è il nostro organo di governo e delibera dopo un ampio dibattito, come è avvenuto anche lo scorso anno su questa delicata materia. La Chiesa valdese non ha accettato di benedire le coppie omosessuali in omaggio a una moda o a un generico spirito di benevolenza. A indurci a questo passo è stata una interpretazione teologica ed evangelica: la grazia di Dio arriva a ogni persona umana e la Chiesa è chiamata ad essere accogliente ed inclusiva nei confronti di tutti. A chi cerca la fede e invoca la   benedizione di Dio sulla sua relazione d’amore, la Chiesa ritiene di dover aprire delle porte, non chiuderle.

*direttore della rivista Confronti (da l’Unità del 22 agosto 2011)

Appuntamento

 

 


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