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Le Loro Voci. A Padova da una serata contro il bavaglio la voce di una dura denuncia
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di Filippo Vendemmiati
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“Ho due figli, mio marito fa il poliziotto, se avesse fatto un altro mestiere, forse la tragedia sarebbe stata completa. I miei due ragazzi sono stati fermati una sera sotto casa da una pattuglia di polizia. Sono stati perquisiti e picchiati, non sappiamo ancora per quale motivo. Le violenze sono continuate in questura, si sono accaniti in particolare contro uno dei due all’interno di un cella di sicurezza, l’altro figlio fuori sentiva tutto e ci ha telefonato. Dalle urla pensava stesse succedendo il peggio: “Venite subito, ci ha detto, stanno ammazzando mio fratello”. Ci siamo precipitati e mio marito è riuscito ad entrare, ripeto anche lui è un poliziotto: “Sono un collega” ha detto al piantone. Abbiamo assistito alla scena, abbiamo visto tutto, siamo entrati che ancora lo stavano massacrando, calci e pugni da tutte le parti, aveva smesso di urlare, solo rantoli. Non riesco ad andare avanti e a descrivere la scena, ricordo solo che ci hanno detto che erano ubriachi e drogati e che erano stati loro ad aggredire gli agenti. In quel momento l’unica cosa che ci interessava era portare il figlio al pronto soccorso, la diagnosi non lasciava equivoci: due costole rotte, labbro tumefatto,occhio nero ed ecchimosi su varie parti del corpo per entrambi i ragazzi. Mio marito, ripeto poliziotto, è andato oltre, ha voluto che i miei figli si sottoponessero agli esami tossicologici. Risultati negativi: non avevano bevuto, né assunto droga. Nei giorni successivi la stampa ha dato conto solo della versione ufficiale della questura e i miei figli sono stati definiti “ I fratellini terribili”. Da allora chiediamo giustizia e invece abbiamo subito minacce e indagini. Mio marito è stato sospeso dal servizio dal lavoro per sei mesi per aver partecipato ad una manifestazione a favore dei figli, e ci è andata bene: avevano chiesto la destituzione. Abbiamo atteso invano che le indagini appurassero quanto è successo, ma tutto è fermo, c’è un testimone che ha visto tutto, non è mai stato ascoltato. In tutti questi mesi abbiamo scelto il silenzio, ma ora basta, siamo stanchi di subire, siamo stanchi di non riuscire a dormire, di ritrovarci tutti e quattro in cucina all’una e mezza di notte, è avvenuto a quell’ora, per ricordare, siamo stanchi delle sedute davanti agli psicologi”.
Ora c’è un gruppo su Facebook (https://www.facebook.com/group.php?gid=64077510686&v=wall), si chiama Per non dimenticare. Scriveva la signora alcuni mesi fa: “Il dolore e l'amarezza aumentano, la voglia di urlare è costante. Pensare che le stesse "persone" sono ancora al loro posto, percepiscono uno stipendio, mi fa orrore, neanche la gogna mediatica, niente, spero solo che non facciano del male ad altri. Penso che prevenire sia meglio che curare, noi abbiamo denunciato perché queste persone non potessero più fare del male ad altri, perché lo crediamo giusto. Purtroppo, ma per fortuna per noi, il morto non è scappato quindi poco conta e nessuno si interessa. Amici del gruppo grazie, grazie davvero. Volevo tener alto l'argomento, ma così non è stato, è vero i giornali di oggi servono ad incartare il pesce. Scusate lo sfogo, speravo dopo un anno di avere qualche risposta, ma così non è stato”. E alcuni giorni fa, sempre nelle pagine del gruppo su Facebook, la scelta: “Il tempo sta per scadere, voglio un giornalista serio”.
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