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Articolo 21 - Editoriali
Craxi non riabilitabile fino a quando le sue responsabilità non saranno accertate
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di Nicola Tranfaglia

Il tentativo da parte del sindaco di Milano Letizia Moratti e del partito berlusconiano di riabilitare in maniera clamorosa la figura di Bettino Craxi, fingendo di dimenticare i suoi reati comuni e il saccheggio delle risorse pubbliche a vantaggio non del PSI ma delle sue finanze personali e familiari, con un bottino che supera i 150 miliardi di lire degli anni ottanta e novanta è inaccettabile.

Il nostro è un paese senza memoria che vuole riabilitare chi praticò l’illegalità e si rese responsabile di gravi reati.
Ma la cosa più grave è che, se si escludono giornali come IL Fatto quotidiano di Padellaro e Travaglio e gli articoli ospitati dal, dal Corriere della Sera e dal l’Unità, tutti gli altri giornali e i telegiornali hanno assunto come sempre una posizione schiacciata sull’atteggiamento della maggioranza e del governo e non hanno spiegato ai loro lettori e spettatori che Craxi non può essere riabilitato, né gli può dedicare una strada, fino a che non si chiarisce la sua vicenda giudiziaria e non si accertano le sue pesanti responsabilità.

Dimenticare che l’ex segretario socialista ed ex presidente del Consiglio ha scelto di fuggire dall’Italia e di morire da latitante significa di  fatto esaltare gli imputati che non accettano i processi e scelgono l’illegalità di fronte alle leggi e alla costituzione.

L’on. Fassino ha dichiarato che fu “un capro espiatorio” e non c’è dubbio  che le responsabilità della corruzione pubblica non furono solo sue. Ma assolverlo non ha senso ed è grave che esponenti della classe dirigente della maggioranza e dell’opposizione fingano che la sua riabilitazione da parte della coalizione berlusconiana sia accettabile, aumenta la confusione e disorienta chi, oggi come ieri, difende la legalità e la costituzione.
In realtà non si possono confondere discorsi assai diversi tra loro.

Sul piano storico il giudizio su Craxi è complesso e gli storici dovranno ancora approfondire le ombre della sua presidenza del consiglio e dei suoi indirizzi come segretario del partito socialista dal 1976 ai primi anni novanta, ma resta il fatto che l’uomo politico socialista commise errori molto gravi che portarono il partito allo scioglimento e una parte notevole dei suoi dirigenti ad affrontare i giudici e pesanti processi.

Questo non può significare né l’assoluzione pura e semplice di Craxi dai suoi errori né una riabilitazione che autorizza la dedica a lui di una via a Milano nel decennale della sua scomparsa.

A meno che si voglia, antico vizio italiano, dimenticare il passato e riscrivere la storia secondo i bisogni attuali della politica o meglio in base al tentativo della maggioranza di riaprire il dialogo per le riforme con una parte dell’opposizione.

Ma un simile obbiettivo non appartiene né alle esigenze della storia né a quelle di una politica che non ignori il passato.
Scrivere queste cose semplici e chiare oggi è diventato difficile di fronte alla coltre di conformismo che attraversa la stampa, le televisioni, e un’opinione pubblica sempre più ignara del passato anche recente.

www.nicolatranfaglia.com  
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