di Pietro Nardiello
Luigi De Magistris è il nuovo sindaco di Napoli una città stremata, stanca, oppressa da una serie di annosi problemi che agli occhi del pubblico esterno e spesso dei medesimi cittadini appaiono irrisolvibili. L’endemica emergenza rifiuti, costruita a tavolino per attingere agli ambiti fondi europei, rappresenta solamente una punta dell’iceberg di un cancro oramai in metastasi e presente ovunque. Il risultato che ci consegnano le urne dopo questo ballottaggio è chiaro: una parte della cittadinanza napoletana ha voluto sia dare un taglio con il passato, sia impedire al duo Cosentino-Landolfi, così come ha dichiarato il giornalista Vito Faenza, di mettere le mani sulla città con una politica tutt’altro che chiara da tempo, oramai, sotto gli occhi di tutti. La fiducia che i napoletani hanno demandato al candidato De Magistris sintetizza un voto assegnato alla persona e non alla coalizione. I napoletani si legano più alle persone che alla forza delle idee e questo, ovviamente, risulterà un elemento che il nuovo sindaco non potrà non tenere sempre in considerazione. La città non ha bisogno di vivere un nuovo rinascimento, ma una stagione nuova e partecipativa lontana dagli interessi di bottega, dove i colletti bianchi fanno affari con la camorra e dove “lo zuppone” o la torta, al lettore la scelta, viene messa nella disponibilità di tutti proprio in consiglio comunale che negli ultimi anni a Napoli ha dimostrato di avere grande nostalgia proprio della prima Repubblica.
A De Magistris ora spetta il compito di diventare il punto di riferimento di una città allo sbando, dove il confine tra il bene e il male non è mai ben identificabile, dove “il consenso alla camorra –proprio come afferma Isaia Sales- è affidato dai non camorristi” che impediscono poi il vero cambiamento. Deve, con i fatti, dare seguito a quanto annunciato in campagna elettorale allontanando “il partito della spesa pubblica” da Palazzo San Giacomo e, allo stesso tempo, avere il coraggio di mettere alla porta, anche facendone partecipi i cittadini, coloro che si recheranno nel suo ufficio a chiedere qualcosa, a minacciare di deviare il corso di una stagione pulita che non saranno assolutamente pochi. Infine non deve abbandonare il rapporto con i cittadini e informarli, mettendoci la faccia, di quello che l’amministrazione produce. Proprio ieri, dalle pagine di Repubblica Napoli, Giustino Fabrizio sottolineava che non si sarebbe potuto considerare De Magistris, se avesse vinto, l’uomo della provvidenza perché la sconfitta per Napoli arriverebbe nuovamente in pochissimo tempo. Ma la parte da leone, insieme al nuovo sindaco siamo chiamata a recitarla, e non in teatro, noi cittadini che dovremmo essere i sindaci di ogni quartiere e costruire, così, una nuova stagione.