Articolo 21 - INFORMAZIONE
Oggi a Roma l’Fnsi per una informazione libera in Italia e in Europa
di Franco Siddi
Giornalisti italiani ancora con i cittadini, oggi a Roma, per la giornata Europea per la dignità del giornalismo e delle funzioni di garanzia democratiche. Giornata di riflessione e di impegno civile alla quale la Federazione Nazionale della Stampa Italiana partecipa e interviene continuando un suo lavoro storico – fatto di battaglie per la libertà dell’informazione e per i diritti del lavoro per i giornalisti – in coerente sviluppo con la grande manifestazione di Piazza del Popolo del 3 ottobre scorso. L’iniziativa di oggi sta dentro il programma della Federazione Europea che, da quattro anni, ogni 5 novembre, celebra la giornata “Stand Up for Journalism”, appuntamento di riconsiderazione della dignità di una professione che vuole operare con la schiena dritta e che rivendica le condizioni perché ciò non sia mai un problema su chi fa giornalismo.
L’informazione è libertà. L’abbiamo sempre detto e non ci stancheremo mai di ripeterlo non per sottolineare uno slogan ma per dare senso, giorno dopo giorno, al nostro lavoro di giornalisti e di sindacalisti di una categoria che, professionalmente, con responsabilità deontologica, autonomia e indipendenza, è chiamata ad offrire ai cittadini il pane buono per il tempo che viviamo: l’informazione appunto sui fatti che contano per la vita di ciascuno e delle comunità, senza censure né autocensure, lottando per questo contro ogni tentativo di ingerenza di qualsiasi potere.
I fatti e le voci, tutte, debbono poter circolare liberamente, perché questa è condizione di libertà, di dignità, di cittadinanza di ogni persona.
Al giornalismo è chiesto di essere frutto di una funzione, di una garanzia democratica esercitata secondo i princìpi delle convenzioni internazionali per i diritti dell’uomo e le previsioni delle costituzioni democratiche. Quella italiana, per quanto ci riguarda in primo luogo. Ma questa funzione è sottotiro da tempo come lo sono i poteri indipendenti di garanzia definiti dalla nostra Costituzione repubblicana.
L’equilibrio tra libertà di informazione e diritto di cronaca è da sempre precario e tuttavia non c‘è dubbio che gli attacchi alle autonomie di queste funzioni siano un problema molto delicato che richiede capacità di sostenerne fino in fondo l’indipendenza, perché le fondamenta della nostra Costituzione non siano intaccate. Se venissero meno, per legge, con il Ddl Alfano sulle intercettazioni ed i divieti al diritto di cronaca o con certi propositi ispiratori di una legislazione (che vorrebbe mettere sotto il controllo degli esecutivi l’esercizio dell’azione penale) tutte le funzioni di garanzia che presiedono alla convivenza civile sarebbero mutilate.
La giornata di domani, che vedrà nella sede della Federazione della Stampa (sala Tobagi – ore 10,30) a Roma confrontarsi giornalisti, magistrati, politici, rappresentanti delle forze sociali e sindacali, sarà un occasione in più per tentare di tenere vivo il senso delle regole che ci tengono insieme e che liberano, attraverso il bilanciamento di funzioni democratiche, le migliori energie che ogni società può esprimere. Si tratta anche di un’occasione per riprendere, uno ad uno, i temi della manifestazione del 3 ottobre: libertà, qualità dell’informazione, standard europei e non solo nazionali per correggere le disfunzioni del conflitto di interesse e delle concentrazioni, per garantire pluralismo, liberando il mercato pubblicitario e aprendo realmente quello televisivo senza che nessuno debba immaginare di limitare la propria attività per non rischiare ritorsioni. Per un servizio pubblico da liberare dalla politica e dalle ingerenze improprie di ogni potere.
Per i giornalisti, la giornata della dignità del giornalismo in Europa è anche l’occasione per ricordare il peso della crisi economica e finanziaria che in ogni Paese sta interessando il settore dei media: calo nella diffusione dei giornali, pesante riduzione degli introiti pubblicitari, forte contrazione degli organici redazionali con licenziamenti dei giornalisti, o, come accade prevalentemente in Italia ricorso agli ammortizzatori sociali per contenerne gli effetti diretti sulla vita delle persone e delle loro famiglie.
Tutto ciò senza dimenticare mai i fenomeni del precariato e delle illegalità che quando si manifestano nel mondo dell’informazione la feriscono proprio sul piano dell’effettiva disponibilità di questo bene e della libertà che contiene ed esprime. Ogni giornalista precario o sfruttato, pagato magari 3 euro ad articolo, è ferito nei suoi diritti, nella sua personalità. Quando, come capita in alcune aree di Italia, ognuno di questi colleghi è anche minacciato dalla malavita organizzata o da potentati locali, piccoli o grandi che siano, che magari intentano cause temerarie invocando risarcimenti civili milionari per notizie vere, ma per loro scomode, la situazione si fa nera. E’ possibile che in queste condizioni, chi non ha le spalle larghe, e necessarie tutele, si veda costretto a fermarsi sul ciglio della notizia che conta. Questo non deve più accadere.
Il quadro non è luminoso. Il futuro dell’informazione è gravido di incognite. E’ necessario essere in campo. Giornate come quelle di domani sono giornate per un’Europa dei cittadini e del lavoro, delle professioni e delle libertà.
L’informazione è libertà. L’abbiamo sempre detto e non ci stancheremo mai di ripeterlo non per sottolineare uno slogan ma per dare senso, giorno dopo giorno, al nostro lavoro di giornalisti e di sindacalisti di una categoria che, professionalmente, con responsabilità deontologica, autonomia e indipendenza, è chiamata ad offrire ai cittadini il pane buono per il tempo che viviamo: l’informazione appunto sui fatti che contano per la vita di ciascuno e delle comunità, senza censure né autocensure, lottando per questo contro ogni tentativo di ingerenza di qualsiasi potere.
I fatti e le voci, tutte, debbono poter circolare liberamente, perché questa è condizione di libertà, di dignità, di cittadinanza di ogni persona.
Al giornalismo è chiesto di essere frutto di una funzione, di una garanzia democratica esercitata secondo i princìpi delle convenzioni internazionali per i diritti dell’uomo e le previsioni delle costituzioni democratiche. Quella italiana, per quanto ci riguarda in primo luogo. Ma questa funzione è sottotiro da tempo come lo sono i poteri indipendenti di garanzia definiti dalla nostra Costituzione repubblicana.
L’equilibrio tra libertà di informazione e diritto di cronaca è da sempre precario e tuttavia non c‘è dubbio che gli attacchi alle autonomie di queste funzioni siano un problema molto delicato che richiede capacità di sostenerne fino in fondo l’indipendenza, perché le fondamenta della nostra Costituzione non siano intaccate. Se venissero meno, per legge, con il Ddl Alfano sulle intercettazioni ed i divieti al diritto di cronaca o con certi propositi ispiratori di una legislazione (che vorrebbe mettere sotto il controllo degli esecutivi l’esercizio dell’azione penale) tutte le funzioni di garanzia che presiedono alla convivenza civile sarebbero mutilate.
La giornata di domani, che vedrà nella sede della Federazione della Stampa (sala Tobagi – ore 10,30) a Roma confrontarsi giornalisti, magistrati, politici, rappresentanti delle forze sociali e sindacali, sarà un occasione in più per tentare di tenere vivo il senso delle regole che ci tengono insieme e che liberano, attraverso il bilanciamento di funzioni democratiche, le migliori energie che ogni società può esprimere. Si tratta anche di un’occasione per riprendere, uno ad uno, i temi della manifestazione del 3 ottobre: libertà, qualità dell’informazione, standard europei e non solo nazionali per correggere le disfunzioni del conflitto di interesse e delle concentrazioni, per garantire pluralismo, liberando il mercato pubblicitario e aprendo realmente quello televisivo senza che nessuno debba immaginare di limitare la propria attività per non rischiare ritorsioni. Per un servizio pubblico da liberare dalla politica e dalle ingerenze improprie di ogni potere.
Per i giornalisti, la giornata della dignità del giornalismo in Europa è anche l’occasione per ricordare il peso della crisi economica e finanziaria che in ogni Paese sta interessando il settore dei media: calo nella diffusione dei giornali, pesante riduzione degli introiti pubblicitari, forte contrazione degli organici redazionali con licenziamenti dei giornalisti, o, come accade prevalentemente in Italia ricorso agli ammortizzatori sociali per contenerne gli effetti diretti sulla vita delle persone e delle loro famiglie.
Tutto ciò senza dimenticare mai i fenomeni del precariato e delle illegalità che quando si manifestano nel mondo dell’informazione la feriscono proprio sul piano dell’effettiva disponibilità di questo bene e della libertà che contiene ed esprime. Ogni giornalista precario o sfruttato, pagato magari 3 euro ad articolo, è ferito nei suoi diritti, nella sua personalità. Quando, come capita in alcune aree di Italia, ognuno di questi colleghi è anche minacciato dalla malavita organizzata o da potentati locali, piccoli o grandi che siano, che magari intentano cause temerarie invocando risarcimenti civili milionari per notizie vere, ma per loro scomode, la situazione si fa nera. E’ possibile che in queste condizioni, chi non ha le spalle larghe, e necessarie tutele, si veda costretto a fermarsi sul ciglio della notizia che conta. Questo non deve più accadere.
Il quadro non è luminoso. Il futuro dell’informazione è gravido di incognite. E’ necessario essere in campo. Giornate come quelle di domani sono giornate per un’Europa dei cittadini e del lavoro, delle professioni e delle libertà.
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