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Articolo 21 - ECONOMIA
La manovra recessiva di Berlusconi e il “salvacondotto” per uscire di scena. Elezioni anticipate o "esilio dorato"?
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di Bankor*

La manovra recessiva di Berlusconi e il “salvacondotto” per uscire di scena. Elezioni anticipate o "esilio dorato"?

Scuro in volto, le mascelle serrate, la voce baritonale, lo sguardo spesso rivolto in basso, il corpo irrigidito. Un Berlusconi verso “l’ultimo atto”, quello che ha presentato di malavoglia le linee guida della manovra fiscale “lacrime e sangue”, fatta di “sacrifici voluti dall’Europa”, causata dalle cattive gestioni passate “della sinistra statalista”. Più rilassato appariva la sua “spalla” nella recitazione straordinaria , un altrettanto tetro Tremonti/Treconti  sapeva di averla fatta grossa, di aver portato il governo del Sultano verso lo strapiombo e così ha sparato il suo epitaffio: “Questa manovra è del Presidente del consiglio. E’ lui il responsabile primo!”.

Da oggi in poi i due destini apparentemente si separano, ma in realtà marceranno come due rette parallele che, come sosteneva il compianto Aldo Moro, in politica possono anche “convergere”. La manovra appena propagandata (da noi anticipata agli inizi di aprile, fornendo anche i settori di intervento, alcuni compresi in questa finanziaria, altri per ora occultati) penalizzerà per il prossimo triennio milioni di dipendenti pubblici; anziché tassare immobili “fantasma”, seconde case sfitte, patrimoni immobiliari immensi in mano a banche e assicurazioni, sfodererà l’ennesimo condono edilizio; conterrà dei rinvii di spesa agli anni finanziari prossimi. Sarà solo l’inizio della Deflazione: forte caduta dei consumi, merci invendute, disoccupazione galoppante, recessione industriale. La porta maestra per la Depressione.

Poi Berlusconi si è ripetuto come al solito nello show mediatico più consono al suo gigionismo cabarettistico. Davanti ai “suoi colleghi” della Confindustria  ha cercato con il sorriso di prammatica un consenso che però non è venuto più come una volta, nonostante la Presidente Marcegaglia abbia giudicato la manovra come utile e necessaria. Alla richiesta del Sultano di avere al suo fianco l’Emma nazionale come ministro dell’Industria, però, nessun imprenditore ha alzato la mano e così il Califfo di Arcore ha chiuso il suo intervento in appena 10 minuti. Chi ha frequentato negli anni passati l’Assemblea generale ricorda, invece, le lunghe digressioni di un’ora e mezza del “Berlusconi imprenditore”. Andrebbe ricordato allo “Smemorato di Arcore” che colui che dal 1980 al 1992 moltiplicò per 8 volte il debito pubblico era il suo più stretto amico, nonché “Lord Protettore”, Bettino Craxi, leader socialista e Presidente del consiglio ai tempi del CAF, e non certo i “comunisti”, oggi PD, che hanno governato con Prodi, Ciampi e Visco (quest’ultimo inaspettatamente rivalutato con la “tracciabilità”, dopo averlo dipinto come un “vampiro”). Si rivedano le serie storiche su debito e deficit di bilancio con i relativi grafici: sono dati incontrovertibili che accusano gli stessi ambienti politici, finanziari e imprenditoriali che tutt’oggi forgiano il “nocciolo duro” del potere berlusconiano!

Ma non  pago della gaffe confindustriale, eccolo scivolare sulla classica buccia di banana, il coup de theatre parigino nel proscenio dell’OCSE: il “Dittatore dello Stato libero di Arcore” ha qui rievocato, nell’imbarazzo generale della platea internazionale, il fantasma del Duce e dei suoi diari (forse quelli “segreti” acquistati dall’amico Dell’Utri, ritenuti dagli storici come improbabili?), per giustificare la sua “carenza di potere”, nonostante sia capo del governo italiano, il più ricco in Europa e uno dei 20 “uomini d’oro” al mondo. Esternazione da cabarettista consumato che purtroppo i milioni di telespettatori del TG1 delle 20 non hanno potuto apprezzare visivamente, ma solo sentire per “riassunto”. A volte certe immagini, probabilmente, è meglio farle sparire! Ma Berlusconi, deluso dallo scarso entusiasmo confindustriale, ora si può permettere anche di “abbandonare” con questa manovra deflattiva-depressiva 3,5 milioni di dipendenti pubblici, ovvero inimicarsi 10 milioni di elettori, certamente più sensibili in questi 16 anni alle sue immaginifiche promesse che alle proposte “risparmiose” del centrosinistra? Muoia Sansone con tutti i filistei, allora?

La manovra non è che una sommatoria di tagli e frattaglie sulla falsariga del più trito monetarismo iperliberista. La stessa ricetta che stanno, in parte, approntando anche gli altri partner dell’Unione Europea, anche se , Francia e Germania si stanno sforzando di ridurre l’imposizione fiscale (a fronte di una scarsa evasione e assenza di elusione fiscali, rispetto alle voragini italiane); mentre la Gran Bretagna  dei liberal-conservatori intenderebbe addirittura elevare la tassazione sulle rendite finanziarie dal 18 al 40% (in Italia sono al 12%). In vista di una situazione depressiva, nonostante il momento propizio per le esportazioni, corroborate dalla svalutazione dell’Euro, le casse esauste dello stato potrebbero non essere riempite dalle “lacrime e sangue” dei “soliti noti” italiani che pagano sempre per tutti. E’ molto probabile, come avevamo anticipato, che si attenda la fine di luglio per varare un Blitz fiscale correttivo, come fece Giuliano Amato l’11 luglio del 1992: un decreto da 30.000 miliardi di lire (oggi 20 miliardi di Euro) in cui veniva deliberato, retroattivamente al 9 luglio, il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari per un "interesse di straordinario rilievo", in relazione ad "una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica.

Ma questa volta si tratterebbe di riscadenzare per qualche anno i Bond di stato, non proprio un consolidamento forzoso, inviso agli operatori finanziari, protagonisti della Grande Speculazione sui mercati, quanto un rinvio del pagamento dei titoli di stato, oggi depressi e sotto il valore di acquisto. In realtà, potrebbe trattarsi di un  piccolo vantaggio futuro, visto che l’Euro si rivaluterà. Resta sempre nell’ombra un prelievo forzoso su tutti i conti correnti e sulle rendite finanziarie, oltre che la tassazione dei patrimoni immobiliari di Banche e Assicurazioni ( se anche fosse di un 10% sul valore catastale, queste non “piangerebbero”, alla luce dei bassi rendimenti denunciati al Catasto e alle rivalutazioni annuali dei beni immobili che, appunto, variano dall’8 al 10%, anzi!).

Con le rovine del “Tempio” ormai fumanti dietro le spalle, il nostro moderno Sansone Berlusconi in fuga  si troverebbe di fronte ad un bivio: indire le elezioni anticipate, una sorta di Referendum sulla sua permanenza a Palazzo Chigi, come “salvatore della patria” contro il dissesto finanziario causato dalle passate “amministrazioni di sinistra”; oppure concordare con alcune Cancellerie europee e quella americana uno speciale “salvacondotto” che gli permetta di non essere più raggiunto dalle inchieste giudiziarie e di mantenere pressoché intatto parte del suo patrimonio, ma non la gestione diretta o indiretta della sue società.
Le nuove inchieste su mafia, stragi e “tentativi di accordi politici” nel ‘93, portate avanti da magistrati non di “sinistra”, ma della scuola di Borsellino (eroe nazionale e “icona” della destra legata al senso civico dello Stato), con in testa il Procuratore capo dell’Antimafia Pietro Grasso, fanno presagire che si è vicini a qualche colpo di scena. L’imminente pubblicazione dei dossier in mano alla guardia di finanza (oltre alla “lista Falciani” con i nomi dei clienti evasori della HSBC, anche quelli sulla cricca che colpiscono Verdini e Carboni) potrebbe fare il deserto attorno al “nucleo originale” del movimento politico nato dalla “genialità imprenditoriale” del Sultano. Il ritorno dello spettro della P2, la riapertura giudiziaria del caso “Rizzoli/Corriere della sera”, delle legislazioni speciali sulla falsariga del Programma di rinascita elaborato da Gelli e dai suoi “confratelli” piduisti.

La visita e le dichiarazioni a favore dell’uso delle intercettazioni di Lanny A. Breuer, sottosegretario alla Giustizia USA, con delega alla criminalità organizzata, già stretto consulente del Presidente Clinton nella battaglia legale contro il giudice Kenneth Starr per “l’affaire Monica”, che riuscì ad evitargli l’empeachment  e uno dei massimi esperti di crimini commessi dai “white collars”, ovvero i finanziari di Wall Street. La “sfida” di Berlusconi all’amministrazione americana di Obama sul lato delle risorse energetiche e delle alleanze con leader discussi di stati come Russia e Libia, Putin e Gheddafi. I suoi interessi per i gasdotti e il South Stream con Turchia e Russia, che vanno ben oltre la sua “mediazione politica”. La nuova strategia di riorganizzazione del sistema “stellare” delle sue società: la banca-assicurazione Mediolanum in cerca di compratori ( forse le Generali dopo l’arrivo dell’amico Geronzi e la probabile incorporazione di Mediobanca); il Milan al centro di voci di una  comproprietà con la Gazprom di Putin; il tentativo di cacciare Bernabè da amministratore delegato di Telecom e far confluire Fininvest nel grande business delle TLC e ICT a partire dal 2011; il proposito di trovare un acquirente per il Giornale del fratello Paolo; la soluzione dell’intreccio patrimoniale con i figli di primo e secondo “letto”, dopo l’esosa separazione dalla seconda moglie Veronica.

Questo il panorama a tinte fosche che starebbe spingendo Berlusconi a cercare un rifugio sicuro e calmo con, appunto, il “Salvacondotto” di alcuni governi alleati e, alla fine, anche l’accordo delle segreterie politiche di maggioranza e opposizione. E “l’occhio bendato” della giustizia italiana! Se resta, dovrebbe “sopportare” l’ennesima voragine dei conti pubblici che starebbero franando verso i 50 miliardi di euro e non 24, come oggi si vuol far accreditare. La Speculazione troverebbe spazio libero, dopo aver diserbato la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l’Irlanda, anche per irrorare di DDT il mercato del debito sovrano italiano. Il paese entrerebbe in una spirale di violenza sociale e di tensioni politiche ed istituzionali non più controllabili. Altro che chiedere il coinvolgimento delle opposizioni a concordare il voto sulla manovra “aspirina” di Tremonti!

Se la sinistra vuole avere un’occasione storica per tornare al potere e mantenerlo per molto tempo, modificando radicalmente la società ingiusta in cui stiamo precipitando, attuando una politica "neo-keynesia", questo è il momento di dire “NO” e di chiedere l’uscita di scena, anche plateale se occorre, del principale responsabile di questo disastro. E questo non è certo la sceneggiatura del prossimo “Cinepanettone” natalizio, prodotto dalla sua Medusa film, che voleva rappresentare nel suo immaginario collettivo il Mago di Arcore, quando scese nell’agone politico per salvare gli italiani dal comunismo e irrorare la penisola con le sue favole mediatiche! 

*Bankor era lo pseudonimo dietro cui si celava il governatore di Bankitalia Guido Carli, estensore negli anni Settanta su L'Espresso, diretto da Scalfari, di articoli critici sulla finanza pubblica e il sistema economico italiano. Viene ripescato per tutelare l'identità di alcuni operatori finanziari.


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