di Franco Del Campo
Qual è l’efficacia della “par condicio”, nata come surrogato della legge sul conflitto d’interesse e che ora si vuol demolire? Per saperlo bisogna immergersi nell’enorme numero di dati raccolti dall’istituto di ricerca ISIM, (per esempio: 3 aprile – 15 aprile 2009) per conto dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), che fa un accurato monitoraggio per misurare l’equilibrio con cui le testate giornalistiche del servizio pubblico Rai e di Mediaset raccontano la politica italiana in periodo elettorale.
Nei telegiornali Rai il “tempo di antenna”, cioè il tempo complessivo dedicato ai soggetti politici ed istituzionali in tutte le edizioni nazionali, premia le forze di maggioranza e di Governo con il 62,52% delle presenze (il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi raccoglie il 29,57%), mentre le opposizioni parlamentari si fermano al 15,68% con il Pd, al 4,36% per l’Unione di Centro e all’1,94% per l’Italia dei Valori (totale: 21,98%).
Su Mediaset le forze di maggioranza e di Governo raccolgono il 79,05% del totale dei tempi dedicati alla politica e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che raccoglie da solo il 51,61% degli spazi dedicati alla politica.
Il risultato rassomiglia in modo interessante e/o inquietante alla percentuale di consensi che il presidente Berlusconi ritiene di avere tra gli italiani.
Adesso si vuole “riformare”, se non abolire la “par condicio”, dando prima delle elezioni alle varie forze politiche uno spazio proporzionale ai voti raccolti nelle elezioni precedenti. Dal punto di vista logico è una follia: sarebbe come se nelle gare chi ha vinto la gara precedente partisse in vantaggio sugli altri, invece di ripartire tutti dalla stessa linea. Nello sport e nella vita e in un paese normale sarebbe un’aberrazione, ma nella nostra politica televisiva ormai ci siamo quasi abituati/rassegnati, salvo ricordare che si vuole abolire o deformare una legge che non è particolarmente feroce e chiede ai giornalisti televisivi di rispettare solo alcuni principi piuttosto banali, come “l’obiettività, la completezza e l’imparzialità dell’informazione”. Se fossimo un paese normale…