di Nello Trocchia Tommaso Sodano
“Nessuna discussione, nessun dibattito, nessun allarme”. Roberto Saviano raccontava così la reazione di Caserta quando l’Espresso pubblicò la notizia dei 5 pentiti che accusavano Nicola Cosentino di essere organico al clan dei Casalesi. Stessa reazione anche nei palazzi della politica romana. Oggi la bomba che cade sulle stanze del potere nazionale è più potente e fragorosa. Stando alle notizie che abbiamo raccolto l’ordine di cattura per Nicola Cosentino, in giro per la procura napoletana da quasi un anno, è partito per Roma. Il Gip Raffaele Piccirillo, un passato alla procura di Santa Maria Capua Vetere, ha firmato nello scorso fine settimana. La richiesta era arrivata dai pm Giuseppe Narducci e Alessandro Milita che hanno chiesto l’arresto del parlamentare e di altri soggetti per legami con il clan dei Casalesi. Il gip ha, quindi, sciolto ogni riserva e gli atti dovrebbero arrivare alla Camera per ottenere l’autorizzazione all’arresto. Sarebbero coinvolti nell’inchiesta anche altri colletti bianchi della provincia di Caserta. Ora sembrano palesarsi i dubbi espressi nei giorni scorsi dal presidente della camera Gianfranco Fini sulla possibile candidatura di Nicola Cosentino come futuro governatore della Campania. Dubbi che avevano trovato riscontro nella notizia pubblicata sul Roma, storico giornale della destra napoletana( vicino a Italo Bocchino), che il 6 novembre aveva parlato della richiesta di arresto per Cosentino che pendeva sulla scrivania del Gip. Erano giorni che ventilava la notizia e la decisione del giudice per le indagini preliminari doveva prima o poi arrivare. E’ giunta nel momento più delicato quando Nicola Cosentino, coordinatore del Pdl in Campania, ancora accarezza il sogno di diventare presidente della regione, con il lascia passare e la benedizione di Luigi Cesaro, a capo della provincia.
Alcune domande sono d’obbligo, altro che escort e veline.
C’è da capire perché se il veto alla candidatura vale per le regionali, Nicola Cosentino tiene ancora il ruolo di sottosegretario all’economia e regge ancora i cordoni della borsa in piena crisi economica. E’ ancora il caso?
Ora che si materializza la richiesta di arresto si scongiura definitivamente il progetto di portare alla guida della Campania il politico, accusato di contiguità con il clan dei Casalesi? Il clan che ha deciso e realizzato in combutta con il potere politico il disastro ambientale più grave dal dopoguerra.
E un’altra domanda avanza poderosa come può un governo sostenere la lotta alle mafie e poi avere in grembo un esponente ritenuto da cinque pentiti organico al clan dei Casalesi e con un mandato di cattura sul groppone?
La questione di Nicola Cosentino è già arrivata alla Camera dei Deputati. Gennaio 2009. Il Partito democratico presenta una mozione di sfiducia. Primo firmatario il capoguppo Antonello Soro.
L’onorevole avvocato Nicola Cosentino, sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze, è stato più volte indicato da diversi collaboratori di giustizia come fiancheggiatore o concorrente esterno in associazioni criminali di tipo mafioso; il 30 settembre 2008 è stato acquisito agli atti dell’indagine denominata ‘Spartacus 3’, condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli,un verbale di deposizione in cui il collaboratore di
giustizia, Domenico Frascogna, ha affermato che l’onorevole Cosentino sarebbe stato il “postino dei messaggi”
del boss camorrista Francesco Schiavone (Marco Lillo, “Sistema Cosentino”, nell’ Espresso, 9 ottobre 2008);
[…] a prescindere dall’eventuale responsabilità penale dell’onorevole Cosentino, su cui farà piena luce la
magistratura, è evidente come la sua permanenza nelle funzioni di sottosegretario di Stato leda gravemente
non solo il prestigio del governo italiano, ma anche e soprattutto la dignità del paese; ragioni di opportunità
e di precauzione dovrebbero indurre il governo a evitare che una persona sottoposta a indagini per così
gravi delitti, espressivi di una collusione tra politica e sodalizi criminosi, in attesa di dimostrare la sua piena
innocenza, possa continuare a esercitare le proprie funzioni di governo peraltro in un ruolo così delicato,
concernente tra l’altro la funzionalità del Cipe.
Una mozione importante. Si vota il 28 gennaio 2009. Mozione di sfiducia bocciata dalla Camera. Votano contro 236 deputati, a favore 138. Contro vota anche Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Democratici di sinistra, oggi Pd. Veltroni è assente nonostante, dalle pagine dell’Espresso, avesse attaccato duramente Cosentino. Insomma la Camera di Nicola Cosentino si è già occupata, ora dovrà tornare a farlo. Il gip ha firmato. Per il sottosegretario casertano il mandato di arresto è in arrivo mentre svanisce il sogno di mettere le mani sulla Campania. Almeno per ora.
Ascolta l'intervista di Antonio di Pietro