di Micol Sarfatti
Da Varsavia - Dopo le piogge incessanti, fa capolino un timido sole, ma non basta a rischiarare gli orizzonti dei polacchi. «Sul nostro paese sembra essersi abbattuta una maledizione: prima la sciagura del Tupolev, poi le alluvioni», racconta Kamila , 29 enne di Lublino, dottoranda di diritto internazionale. Nel giorno delle elezioni presidenziali la Polonia è ancora sotto choc per l'incidente aereo che il 10 aprile ha decapitato l’establishment del paese, compresi il Presidente Lech Kacynzki e la First Lady...
Ora l'ombra lunga della tragedia, "l'effetto Smolensk", potrebbe riservare sorprese nella sfida elettorale. Come l'imprevista ascesa di Jaroslaw Kacynzki, gemello del compianto Presidente, più vecchio di lui di 45 secondi e scampato al disastro aereo perché impegnato ad accudire l’anziana madre malata. La sua candidatura è stata incerta fino all’ultimo, ma, secondo i sondaggi più recenti, il leader di Legge e Giustizia (Pis), partito della destra sociale, otterrebbe il 40% delle preferenze, con soli 3 punti percentuali di distacco dal candidato favorito Bronislaw Komorowski di Piattaforma Civica (Po), partito cristiano liberale. Con queste cifre si andrebbe sicuramente al ballottaggio del 4 luglio, ma nelle ultime ore i sondaggi sono sempre più discordanti.
«Bisogna votare Jaroslaw, è necessario. Il Paese non può più andare avanti così.» racconta commossa Maria, 45 anni, mentre posa l’ennesimo lumino commemorativo davanti al palazzo presidenziale, ormai diventato un mausoleo del Governo che fu.
Jaroslaw Kacynzki non si sarebbe ricandidato solo per portare avanti l’operato di Lech, ma anche per rafforzare la sua posizione all’interno Pis, solo due mesi fa sembrava destinato a lasciare la politica. La sua immagine era appannata. Prima dello schianto del Tupolev il candidato Presidente di Legge e Giustizia avrebbe dovuto essere il giovane Zbigniew Ziobro.
Ma Ora Jaroslaw Kascynzki sembra più determinato che mai: nemmeno la causa per diffamazione intentata dal rivale Bronislaw Komorowski,l’attuale presidente ad interim, accusato di voler privatizzare i servizi di assistenza sanitaria, lo ha fermato.
Il candidato del Pis ha messo in atto una vera e propria metamorfosi, l’uomo che voleva dividere il Paese tra «veri patrioti» e «post-comunisti corrotti» è diventato promotore di compromessi. Non a caso il suo slogan in campagna elettorale è stato “La Polonia prima di tutto”. Un messaggio che riassume il suo programma politico basato sul sentimento nazionalista, sulla centralità del Paese «costruito lottando e che, per questo deve contare nell’Unione Europea e nel mondo». Ma, al di là delle apparenti trasformazioni, Kacynzki ha puntato a rafforzare il suo “zoccolo duro”: contadini, soprattutto dell’Est, pensionati e ultra cattolici e ha fatto propaganda più davanti alle chiese che su stampa e televisioni.
Una scelta vincente in una campagna molto sotto tono, con un dibattito inesistente e tutta giocata “in difesa”, soprattutto da parte di Komorovski.
Anche la copertura mediatica è stata scarsa: nessun confronto televisivo, anche perché il candidato del Pis si è sempre rifiutato di partecipare, stampa molto cauta e persino pochissimi manifesti elettorali sui muri delle città. Uniche scintille queste presidenziali del dolore sono state gli strali dell’antipartitico Janus Korwin Mikke, una sorta di Beppe Grillo polacco e di destra, che non dovrebbe comunque ottenere una percentuale di voti significativa.
Il favorito Bronislaw Komorowski continua a dirsi ottimista. Alcuni lo definiscono «privo di carisma», ma per altri presidente della Sejim (la camera bassa del parlamento polacco), raffinato aristocratico decaduto, è il rappresentante di quella “nouvelle vague polacca”, giovane e colta, che ha permesso lo sviluppo di un Paese che è stato l’unico dell’Unione europea a chiudere il 2009 senza recessione. Le previsioni dicono anche che nel 2010 il Pil crescerà del 3 per cento, assieme a consumi ed esportazioni. «Dobbiamo voltare pagina», racconta Maria, 27enne di Varsavia, in un italiano perfetto.«Non possiamo farci sempre essere martiri, non possiamo andare alle urne facendoci influenzare dalla sciagura di aprile». Qualcuno ci riesce, ma molti andranno a votare il secondo Kacynzki.