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Perchè rimuovere Mineo e sostituirlo con un giornalista proveniente da Sky quando in Rai ci sono oltre 1700 giornalisti?
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di Valerio Fiorespino

Perchè rimuovere Mineo e sostituirlo con un giornalista proveniente da Sky quando in Rai ci sono oltre 1700 giornalisti?

L'articolo pubblicato da Ennio Remondino lunedi' 19 (che ripubblichiamo in allegato, ndr) pone, tra le altre cose, un tema che a mio avviso dovrebbe suscitare, cosi', a occhio, molta piu' attenzione di quanta mi pare che ne attiri. Dice, Ennio, citando un caso riguardante le Ferrovie dello Stato: possibile mai che un procuratore che firma un atto tale da provocare un onere economico per l'Azienda non possa essere oggetto di provvedimenti nel caso in cui le spese che egli ha autorizzato non risultino giustificate, tanto piu' in un contesto pubblico o semi pubblico?

Il quesito e', secondo me, di grande interesse e attualita' per la Rai, soprattutto da quando, con un provvedimento ormai famigerato, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha definito la Rai un ente pubblico, praticamente, a tutti gli effetti.

La pronuncia della Cassazione ha ripercussioni devastanti sulla Rai: basti pensare che i nostri concorrenti possono approvvigionarsi delle apparecchiature tecniche necessarie alla produzione radiotelevisiva come vogliono, dai fornitori che ritengono piu' funzionali e senza particolari formalita', mentre la Rai - pur operando sullo stesso identico mercato - e' costretta ad indire gare europee che richiedono tempi tali per cui gli apparati che acquista finiscono per essere desueti prima ancora di venir liberati dai loro imballaggi, senza tener conto dei clamorosi ritardi tecnologici, che si aggiungono a quelli probabilmente fisiologici che un'Azienda come la Rai e' comunque, in qualche misura, costretta a scontare.

Peraltro, il tema posto da Remondino attiene un altro versante della medesima vicenda ed e' quello del danno erariale: se e' vero, infatti, che la Corte dei Conti ha sempre avuto la possibilita' di fare verifiche nei bilanci e sulle spese della Rai, la definizione dell'Azienda come ente pubblico comporta che la competenza della Corte medesima faccia una sorta di salto di qualita', anche perche' il contenuto dell'ordinanza ha riguardo proprio a tale profilo.

In relazione a quanto precede e' tutt'altro che fantasioso immaginare che la magistratura contabile possa chieder conto agli amministratori, ai responsabili, ai procuratori di atti che comportino esborsi di denaro i quali possano apparire meritevoli per lo meno di una verifica.

E', appunto, il caso della eventuale rimozione di Mineo per sostituirlo con un giornalista proveniente da Sky e, pare, professionista da meno di tre anni, il che esclude che possa essera invocata una connotazione di "chiara fama", ammesso e non concesso che una simile motivazione possa, di per se', escludere la sussistenza di un danno erariale. Ebbene, non sembrerebbe del tutto infondata la preoccupazione dell'amministratore chiamato a votare una simile nomina, in ordine al rischio di doverne rispondere col proprio patrimonio personale. C'e' da chiedersi, infatti, se puo' essere giustificata l'assunzione di un professionista esterno all'Azienda - oltretutto con un curriculum, se non di basso profilo, comunque non all'apparenza riconducibile all'assoluta eccellenza del giornalismo nostrano - quando internamente sono disponibili oltre 1.700 giornalisti, dei quali circa 300 gia' in possesso di qualifiche da caporedattore in su, ed in grado di rappresentare qualsivoglia orientamento culturale e politico, oltreche' specializzazioni e percorsi formativi di ogni genere e specie. Tanto piu' che non risulta essere stato effettuato un percorso selettivo sulla base del quale siano state isolate delle candidature, poi escluse sulla base di motivazioni professionali. E tanto piu' che non sembra di poter riscontrare addebiti professionali al giornalista rimuovendo, ne' la sua inidoneita' a perseguire nuove e diverse filosofie editoriali o altre solide ragioni - per lo meno dicibili - tali da giustificare la rimozione che, anch'essa, e' certo lecita, ma se operata sulla base di una motivazione che stia in piedi e che abbia quel minimo di trasparenza che e' giusto richiedere ad un organismo che vive, anche, di risorse pubbliche.

Non sembrerebbe un pazzo, credo, chi, avendo avallato una nomina cosi' concepita, possa manifestare una certa inquietudine al pensiero che i costi della nuova assunzione vengano qualificati come danno erariale e, dunque, addebitati a chi di quella nomina e' responsabile.

Cio' detto, il tema e' assai delicato: e' chiaro, infatti, che lo stesso discorso puo' essere fatto ogni qual volta venga assunto, anche a termine, anche con un contratto di scrittura o di lavoro autonomo di poche settimane, un professionista esterno. In tal caso, il confine puo' essere molto piu' labile e l'approccio di un magistrato contabile rischia seriamente di essere inadeguato ad una corretta valutazione. Non e' facile stabilire, infatti, in quali casi il totale o parziale accantonamento di risorse interne sia dovuto a negligenza  o, peggio, dolo di chi ricorre al collaboratore esterno e quando, invece, esso sia realmente legato a specificita' professionali non rinvenibili all'interno delle professionalita' presenti in Azienda. In questi casi esiste concretamente il rischio di valutazioni piu' tecnico - giuridiche che legate a logiche editoriali e produttive e, dunque, non corrispondenti alla realtà.

E' pur vero, tuttavia, che colpisce alquanto la scarsa attenzione a tale problematica in casi enormemente - forse oltremisura - esposti alla pubblica opinione e come non sembra vi sia la cura che, invece, sembrerebbe necessaria al porre in essere in modo chiaro, inequivoco e trasparente, tutti gli adempimenti essenziali per assicurarsi che nessuna delle professionalita' interne puo' soddisfare i requisiti richiesti dal ruolo da ricoprire: definizione degli obiettivi manageriali ed editoriali da perseguire, verifica dei curriculum e delle prestazioni delle risorse disponibili e gia' retribuite e, solo al momento della acclarata indisponibilita' di soluzioni interne, ricerca sul mercato.

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