di Norma Ferrara
Il tempo è scaduto, per tutti quelli che hanno a cuore la Costituzione, il tempo è scaduto. “E’ arrivato il momento di mettere fine ad ogni divisione, rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche e sociali perchè scendano in piazza. Una piazza piena di cittadini che hanno fame di legalità, giustizia, informazione libera e unità, come è accaduto il 3 ottobre". Cosi Giuseppe Giulietti ( nella foto), portavoce di Articolo 21 lancia la sua proposta in difesa della Carta costituzionale, dei diritti, delle persone invisibili, delle loro storie che vengono sempre meno raccontate dal Servizio pubblico per lasciare spazio a quella che definisce “una propoganda a sostegno di un progetto di accentramento messo in campo da questo Governo".
A più di un mese dalla manifestazione che ha portato in piazza cittadini, giornalisti, associazioni in difesa della libertà d’informazione, cosa rimane del 3 ottobre oggi?
Quella manifestazione dimostrava che ci sono tanti italiani che hanno fame di informazione libera e pulita, fame di legalità e direi anche di unità. Quella piazza non era l’atto finale, come credevano in molti, era solo l’inizio. Da quel 3 ottobre dobbiamo registrare inoltre che la situazione è notevolmente peggiorata. C’è stato un inasprimento dell’ attacco alla magistratura e, solo per citarne uno, siamo arrivati ad un fatto senza precedenti messo in atto dall’informazione del servizio pubblico, che ormai possiamo chiamare Raiset. Mi riferisco all’editoriale del Tg1 in cui si attacca, nominandolo direttamente, il più esposto dei magistrati impegnato nella lotta alla mafia: Antonio Ingroia.
Comunque vadano le cose quello rappresenta un punto di non ritorno per la Rai. C’è l’intenzione da parte di questo Governo di mettere sotto controllo tutte le piazze mediatiche, questo risponde ad una ben precisa strategia: il premier ha ormai deciso di sferrare l’attacco finale, ovvero colpire al cuore la Costituzione per trasformare la nostra Repubblica da parlamentare in presidenziale. Per far questo è indispensabile avere una informazione che faccia propaganda eliminando dall’agenda tutti quei temi scomodi come la sicurezza quando è collegata a fatti sociali, collettivi, come le mafie e la sicurezza sul lavoro. Mentre questo accade si attacca a livello legislativo la magistratura e il mondo dell’informazione: dalla riforma giustizia al ddl Alfano sulle intercettazioni.
Si tratta di una strategia che parte dagli editoriali del Tg1 e arriva alla sostituzione di Ruffini nella direzione di Raitre?
Il progetto non è sostituire Ruffini, l’idea è quella di arrivare ad una devastazione dell’autonomia produttiva e creativa di Raitre. Non si tratta quindi di difendere Ruffini in luogo di Di Bella. Al nuovo direttore, chiunque esso sia, sarà chiesto di accettare la regionalizzazione progressiva della terza rete che porterà strategicamente alla cancellazione di alcuni programmi di satira e informazione che sfuggono al controllo del premier. Chiaramente questo non avviene solo sulla vicenda di Raitre, lo stesso possiamo dire per Rainews24, testata che ha aumentato gli ascolti e attraverso un uso della diretta ha illuminato mondi che erano oscurati. Si tratta di un progetto organico, di accentramento autoritario, che passa quindi attraverso queste nuove scelte in materia di informazione e giustizia.
Quando lei dice che l’informazione del servizio pubblico, in buona parte, sostiene questo progetto, che intende?
Togliere dall’agenda dei media televisivi sempre più spesso il tema della legalità e della criminalità organizzata o temi come quello della sicurezza nei posti di lavoro sostituendoli con temi che esaltano l’elemento della sicurezza collegato alla proprietà personale è uno strumento di sostegno a questo progetto. Sono aumentati in questi giorni i vari “Garlasco” e “Perugia” (rif. agli omicidi avvenuti in queste due località) e invece cala il silenzio sulla protesta degli operai dell Eutelia, che vengono manganellati dai vigilantes perché protestano liberamente contro le decisioni dell’azienda. Sono troppi i temi che vengono lasciati da parte per fare spazio a questo attacco alla Costituzione. Vorrei attraverso Libera Informazione lanciare un appello oggi, perchè credo sia davvero urgente mentre si discute di riforma della giustizia e si portano avanti attacchi all’informazione, dimenticando i cittadini e le loro battaglie. Credo che lo sviluppo giusto del 3 ottobre sia tornare in piazza ma questa volta per difendere la Costituzione nella sua interezza.
Una grande manifestazione nazionale in difesa della Costituzione che riporti in piazza i cittadini?
Si, sono a rischio gli articoli 3 , 21 e 101 (rif. uguaglianza, informazione e magistratura) ma è a rischio tutta la Carta Costituzionale. Dobbiamo avere il coraggio di promuovere un’ azione comune lasciando da parte divisioni, gelosie e
settarismi. Lanciamo come Articolo21 da qui un appello a tutte le forze che hanno a cuore la Costituzione perchè ci si muova in maniera unitaria e il prima possibile. Non c’è più tempo. Bisogna mettere su un comitato che porti ad
un’iniziativa che potremmo intitolare “Cento piazze per la Costituzione” e richiami l’attenzione di tutti e sfreni questi tentativi di portare la Repubblica italiana fuori dalla sua Carta fondamentale. Per fare questo chiederei apertamente anche a tutti i settori di quella destra che non si riconosce in questo progetto di farsi avanti e non di limitarsi ad azioni interne o silenziose, a partire dal presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Nel frattempo dopo il 3 ottobre si sta lavorando molto in Europa. E’ stato annunciato durante la giornata europea dell’informazione, l’intenzione di stilare un manifesto europeo per la libertà d’espressione, di che si tratta?
Si, c’è in azione un gruppo di lavoro che coinvolge fra gli altri anche lo storico Nicola Tranfaglia di Articolo21 e Tania de Zulueta, associazioni inglesi, francesi e la federazione internazionale dei giornalisti con una apertura interessante anche della parte laica del mondo giornalistico arabo, per un manifesto che metta insieme anche i cittadini europei e il mondo della cultura, saldando principi comuni sulla libertà d’espressione in Europa.
Articolo21 che proprio l’altro ieri a Fondi ha annunciato che il 19 dicembre il “Premio Giuntella” non sarà consegnato ai giornalisti ma agli operai della Eutelia e al comitato di Fondi per la lotta alle mafie. Perchè questa scelta?
Abbiamo deciso di fare in modo che questo premio venga assegnato sempre meno solo ai giornalisti ma sia un premio che si allarghi a tutte quelle persone che lottano e sono oscurati da questo sistema dell’informazione. All’Eutelia in questi giorni i lavoratori stanno facendo una battaglia per la legalità e i diritti, combattendo anche contro l’oscuramento mediatico che li circonda. A Fondi, la cittadina in provincia di Latina, in cui il Comune non è stato sciolto per mafia nonostante la decisione del Ministro dell’Interno, si è costituito un comitato che porta avanti questa battaglia di legalità e giustizia. In questo percorso il contributo di Libera a Latina è stato fondamentale per creare un punto di riferimento stabile, anche per l’informazione. Noi vogliamo dare loro questo riconoscimento in nome di queste battaglie.
Il tempo è scaduto, per le divisioni e i rallentamenti, per le incertezze e indecisioni - commenta il portavoce di Articolo21. Adesso serve tornare in piazza per difendere la Costituzione di questo Paese. Serve farlo il prima possibile, in maniera unitaria portando “Cento piazze” per il rispetto e l’integrità della Costituzione che appartiene ai cittadini.