di Giuliano Montaldo
Il sipario stava calando sulla Mostra del Cinema di Venezia ed è tuonata la voce del Ministro Brunetta che definiva i cineasti “fannulloni”. Pochi giorni fa, al Quirinale, il Presidente della Repubblica consegnava il prestigioso Premio de Sica a registi, attori, scrittori. Una cerimonia importante nel nome di un grande maestro del cinema italiano accusato, in tempi remoti, di raccontare storie di “panni sporchi”. Nel grande salone del Palazzo , accanto al Presidente, sedeva il ministro dei Beni Culturali. Il giorno dopo, su “Il foglio” il Ministro, contorto e amareggiato, ha definito i registi e gli attori di cinema e di teatro “accattoni”. Ho abbracciato il precariato lavorando nel cinema da circa sessanta anni -troppi anni per ricordare i nomi dei Ministri che si sono alternati in quell’incarico- ma nessuno mai, neanche nei dissensi…politici , era arrivato all’insulto. Conosciamo le invettive del Ministro Brunetta “toro scatenato” ma chi poteva immaginare che il poeta Bondi lanciasse quell’insulto. Forse lui ci vede così: fuori del portone del Ministero con il cappello in mano in attesa dell’elemosina. Forse dimentica che il cinema produce lavoro. Forse non si è reso ancora conto che il nostro cinema è famoso in tutto il mondo perché ha esportato spettacolo e cultura. Non voglio rispondere all’insulto con altre invettive. Questa moda sta incrinando moralmente il nostro Paese. Attendo soltanto che il Ministro dei Beni Culturali riconosca di aver lanciato una pesante offesa.