di Reporter senza rete
La morte di Sandra Mondaini mette in secondo piano quella che avrebbe dovuto essere la notizia principale di oggi, cioè le dimissioni dell’amministratore delegato di Unicredit Banca, Alessandro Profumo. Solo Tg3, Tg La 7 e Tg2, la mettono in apertura, il Tg di Mentana vi dedica ben due titoli, il Tg3 due servizi più interviste ad esperti, il Tg2 si collega in diretta con piazza Cordusio, a Milano, sede dell’istituto di credito. Una vicenda che di certo cambierà gli equilibri nella finanza italiana. E non solo, perché secondo tutti gli analisti investirà anche la politica.
Ma i Tg Mediaset ed il Tg1 preferiscono tenere il fatto sotto tono relegandolo al secondo posto nei titoli (nessuna citazione per il Tg4), dando ampio spazio invece alla morte della show woman italiana. Studio Aperto alla notizia dedica i primi dieci minuti del telegiornale, lo stesso fa Emilio Fede con il suo Tg4, tanto spazio anche nel Tg5, mentre il Tg1 apre con una breve da studio, letta mentre andavano in onda delle immagini di repertorio, successivo lungo servizio a metà Tg e chiusura con un ultimo ricordo.
Il richiamo di Napolitano a maggiori investimenti per la scuola e la ricerca, nel giorno in cui riceve al Quirinale rappresentanze di scolaresche insieme al ministro Gelmini per l’inizio dell’anno scolastico, è secondo titolo per Tg3, Tg4 e Tg2, non ne parlano, sempre nei titoli, gli altri Tg.
Il caso Sicilia, con il varo della nuova giunta Lombardo ed il caso Cosentino, domani è previsto il voto sulle intercettazioni che lo riguardano è tra i titoli di Tg3, Tg2 e Tg La7.
Continua, come abbiamo già fatto rilevare ieri, la saga degli ospiti in studio. Questa sera è stato il Tg5 ad avere ospite il ministro degli interni Roberto Maroni, il quale ha annunciato 4000 nuove assunzioni da parte del suo ministero.
In conclusione facciamo un passo indietro con le notizie. Ieri tutti i telegiornali si sono occupati del nuovo caso di malasanità a Messina. Oggi quasi tutti i notiziari sono tornati sulla questione con l’intervista alla mamma del bambino nato in stato comatoso. E sempre oggi anche l’osservatorio se ne occuperà, con l’intervista, nello spazio commento, al senatore Ignazio Marino, presidente della commissione parlamentare di indagine sull’efficienza del servizio sanitario nazionale.
Il commento del Senatore Ignazio Marino, Presidente della Commissione Parlamentare d'indagine sull'efficienza del Sistema Sanitario Nazionale
(Intervista di Alberto Baldazzi)
Professor Marino, cosa sta accadendo? I tre fatti di cronaca, molto ravvicinati nelle ultime settimane, negli ultimi giorni, fanno pensare che ci sia un collasso. Stiamo parlando dei casi di Messina; qual è la sua impressione?
“ La mai impressione sui casi specifici è prematura, prematuro darla perché ho chiesto ai NAS del nucleo che lavora con la nostra commissione d’inchiesta di sequestrare tutta la documentazione, in modo tale da poterne fare un analisi dettagliata e decidere come procedere con l’inchiesta. Però, in generale, posso dire che ci troviamo di fronte ad una situazione legata al fatto che i nostri punti nascita sono stati concepiti e disegnati in un epoca nella quale nascevano molti più bambini e che era diversa anche per le caratteristiche delle mamme che partorivano i bambini; basta dire che nel 1980 solo il 9% delle donne che partorivano avevano più di 35 anni. Oggi più del 30% delle donne che partoriscono hanno più di trentacinque anni. Ma è cambiato anche l’approccio medico al parto e l’utilizzo del cesareo; nel 1989 soltanto 11% dei parti avvenivano attraverso un taglio cesareo; oggi in Italia si è arrivati ad una media, certamente non brillante, del 39%, rispetto ad un’indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che il ricorso al cesareo NON è necessario, se non nel 14-15% delle situazioni”.
Professore, come è evidente lei ha ben chiaro dove e quale sia il problema. Saprebbe indicarne qualche possibile soluzione?
“ Abbiamo bisogno di ridisegnare la nostra rete di punti nascita, di sottolineare il fatto che il parto, il taglio cesareo deve essere eseguito solo quando serve. Il fatto è che, rispetto a situazioni certamente non incoraggianti (come il 62% di cesarei in Campania), ci rendiamo però conto dai dati della nostra indagine che la sola presenza di un primario capace e competente può far cambiare sostanzialmente le cose. Lo dico ancora con un altro numero: a Castellamare di Stabbia, appunto in Campania, il numero di cesarei nel 2003 era del 52%, nel 2009, essendo cambiato primario, è sceso al 16%”.