Articolo 21 - INFORMAZIONE
Rai: l'appuntamento col futuro è ora
di Carlo Verna*
La vicenda che ha portato alla sanzione aziendale per Michele Santoro e' emblematica. Un'azienda non normale, quella che vuole fermare ad ogni costo una trasmissione che supera spesso i sei milioni di telespettatori. Cosi' come al di fuori di ogni immaginazione e' un servizio pubblico che anziche' sfruttare la disponibilità di personalità come Roberto Saviano, pone ostacoli che rischiano di far saltare la trasmissione.Gli ascolti e le scelte dei cittadini non sono lottizabili ci ricorda spesso Ennio Remondino. Il referendum cui sottoporremo la gestione Masi dal 9 novembre sarà un monito anche per chi in futuro volesse attuare una politica libertcida.Sara' forte la conflittualità sindacale perche' cosi' non e' piu' possibile continuare, ma accanto alle iniziative di protesta occorrono le occasioni per ragionare come quello che abbiamo promosso per mercoledi' 27 alla Fnsi e dal titolo :No al baratro! Una svolta per la Rai.
L'appuntamento col futuro e' ora. E' oggi che si gioca la partita sul ruolo in Italia del servizio pubblico radiotelevisivo in un mercato multipiattaforma, caratterizzato dall'avvento del digtale e dalla convergenza fra web e tv. L' offerta rischia la polverizzazione, la Rai il declino. Non ci sarà una concorrenza fra canali ma fra bouquet, viale Mazzini potrà contare su 12 o 13 reti, dovra' riempirle di contenuti. Il punto e' come ? Con quali risorse ? Con quale agilità sul mercato ? Con quale autonomia industriale ed editoriale ? In che modo la trasformazione sarà possible ? Insomma agli antichi nodi se ne aggiungono di nuovi. Piovono canali, c'e' sempre piu' necessità di un elemento di naturale regolazione del mercato, che e' quello per cui non conta il profitto, ma la redditività sociale, dove l'editore non e' un privato, ma l'insieme dei cittadini, ecco perche' il servizio pubblico dovrà adeguare la quantità della sua offerta alle nuove dimensioni, e dovrà farlo mantenendo gli standard.Per intenderci qualche replica puo' starci , ma il cartello che a lungo annuncia l'inizio di un programma no.Questa operazione andrà fatta in contemporanea con un' altra :la rivoluzione tecnologica col rinnovamento di apparecchiture e strumenti di lavoro, col passaggio, anche nella fase di preparazione del prodotto, al digitale.
Una vitalita' indispensabile e' richiesta ad un 'azienda invece strozzata da almeno tre ordini di fattori. Il primo riguarda la questione dell'autonomia, di una governance aziendale libera dalle influenze dei partiti che tirano la Rai da tutte le parti e non le consentono di intraprendere una rotta univoca individuata sulla base di scelte esclusivamente industriali. E' un' aria soffocante quella che si respira, in cui le capacità individuali, da troppo tempo, sono sopraffatte da scelte effettuate sulla base dell'appartenenza . C'e' poi il secondo fattore, la natura giuridica. Occorrerebbe una riforma che consentisse all'azienda di non essere sottoposta a vincoli simili a quelli che giustamente esistono per le pubbliche amministrazioni. C'e' un pugile, sul ring del mercato, che combatte con le mani legate. Non c'e' match.E cosi' non c'e' neanche futuro. Le preoccupazioni , poi, arrivano a mille se si considera che il Governo non sa o non vuole affrontare la lotta all'evasione del canone. Quasi tre soggetti su dieci ,che sarebbero tenuti a pagarlo, non danno il loro contributo. Se non si interviene ,la Rai finisce nel baratro .Ma sembra che la principale preoccupazione del Direttore generale sia quella di chiudere trasmissioni o cancellare Direttori e conduttori , piuttosto che pretendere attenzione alla questione . E' chiaro che anche noi giornalisti dovremo essere pronti a fare la nostra parte, dovremo essere capaci di capire che la sfida col cambiamento va giocata, perche' se si rinuncia si e' sconfitti a priori. Pronti dunque a discutere di profonde trasformazioni, ma con premesse chiare: 1) la ricetta contro il malgoverno della Rai non puo' essere la svendita ai privati, se una privatizzazione c'e' e' l'uso di parte che lottizzazione ed occupazione hanno determinato;2) non si puo' toccare la Rai senza l'autorevolezza che nasce dall'indipendenza e dall'autonomia; 3) occorre dunque una legge urgente condivisa multipartisan che separi gestione e controllo, che allontani la morsa dei partiti, una sorta di disarmo multilaterale.
*segretario nazionale Usigrai
L'appuntamento col futuro e' ora. E' oggi che si gioca la partita sul ruolo in Italia del servizio pubblico radiotelevisivo in un mercato multipiattaforma, caratterizzato dall'avvento del digtale e dalla convergenza fra web e tv. L' offerta rischia la polverizzazione, la Rai il declino. Non ci sarà una concorrenza fra canali ma fra bouquet, viale Mazzini potrà contare su 12 o 13 reti, dovra' riempirle di contenuti. Il punto e' come ? Con quali risorse ? Con quale agilità sul mercato ? Con quale autonomia industriale ed editoriale ? In che modo la trasformazione sarà possible ? Insomma agli antichi nodi se ne aggiungono di nuovi. Piovono canali, c'e' sempre piu' necessità di un elemento di naturale regolazione del mercato, che e' quello per cui non conta il profitto, ma la redditività sociale, dove l'editore non e' un privato, ma l'insieme dei cittadini, ecco perche' il servizio pubblico dovrà adeguare la quantità della sua offerta alle nuove dimensioni, e dovrà farlo mantenendo gli standard.Per intenderci qualche replica puo' starci , ma il cartello che a lungo annuncia l'inizio di un programma no.Questa operazione andrà fatta in contemporanea con un' altra :la rivoluzione tecnologica col rinnovamento di apparecchiture e strumenti di lavoro, col passaggio, anche nella fase di preparazione del prodotto, al digitale.
Una vitalita' indispensabile e' richiesta ad un 'azienda invece strozzata da almeno tre ordini di fattori. Il primo riguarda la questione dell'autonomia, di una governance aziendale libera dalle influenze dei partiti che tirano la Rai da tutte le parti e non le consentono di intraprendere una rotta univoca individuata sulla base di scelte esclusivamente industriali. E' un' aria soffocante quella che si respira, in cui le capacità individuali, da troppo tempo, sono sopraffatte da scelte effettuate sulla base dell'appartenenza . C'e' poi il secondo fattore, la natura giuridica. Occorrerebbe una riforma che consentisse all'azienda di non essere sottoposta a vincoli simili a quelli che giustamente esistono per le pubbliche amministrazioni. C'e' un pugile, sul ring del mercato, che combatte con le mani legate. Non c'e' match.E cosi' non c'e' neanche futuro. Le preoccupazioni , poi, arrivano a mille se si considera che il Governo non sa o non vuole affrontare la lotta all'evasione del canone. Quasi tre soggetti su dieci ,che sarebbero tenuti a pagarlo, non danno il loro contributo. Se non si interviene ,la Rai finisce nel baratro .Ma sembra che la principale preoccupazione del Direttore generale sia quella di chiudere trasmissioni o cancellare Direttori e conduttori , piuttosto che pretendere attenzione alla questione . E' chiaro che anche noi giornalisti dovremo essere pronti a fare la nostra parte, dovremo essere capaci di capire che la sfida col cambiamento va giocata, perche' se si rinuncia si e' sconfitti a priori. Pronti dunque a discutere di profonde trasformazioni, ma con premesse chiare: 1) la ricetta contro il malgoverno della Rai non puo' essere la svendita ai privati, se una privatizzazione c'e' e' l'uso di parte che lottizzazione ed occupazione hanno determinato;2) non si puo' toccare la Rai senza l'autorevolezza che nasce dall'indipendenza e dall'autonomia; 3) occorre dunque una legge urgente condivisa multipartisan che separi gestione e controllo, che allontani la morsa dei partiti, una sorta di disarmo multilaterale.
*segretario nazionale Usigrai
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