di Shukri Said*
Le cronache italiane tornano ad occuparsi del Presidente del Consiglio Berlusconi e di una minorenne, Ruby, originaria del Marocco. Da mesi se ne sta occupando in segreto la Procura della Repubblica di Milano, ma oggi si sa che sono indagati per favoreggiamento della prostituzione il suo fedelissimo Emilio Fede, direttore del telegiornale di Rete 4, una delle televisioni di Berlusconi, e Dario (Lele) Mora, noto agente di personaggi televisivi coinvolto nell’inchiesta “vallettopoli”. I due avrebbero sostenuto l’esuberante diciassettenne magrebina durante la sua lontananza dalla famiglia d’origine e dalle case-famiglia alle quali è stata di volta in volta affidata dall’Autorità per i minorenni.
Non risulta indagato il Primo Ministro perché non vi è prova né di relazioni intime con Ruby, né che sapesse della sua minore età quando l’ha ospitata nella sua villa di Arcore facendola assistere al rito erotico del “bunga bunga” che sarebbe stato importato dal leader libico Gheddafi e celebrato dal Premier per concludere alcune serate in piscina.
La Procura della Repubblica di Milano non ravvisa nel comportamento del Primo Ministro italiano nulla di penalmente rilevante, ma viene da domandarsi in quale abisso morale stia finendo l’Italia a partire dai suoi vertici istituzionali.
Quanto si legge sui giornali sta mostrando al mondo qualcosa di peggio dei peggiori luoghi comuni sugli italiani.
Qui non c’è il latin lover gradasso e fanfarone alla Vittorio Gassman o sornione e ambiguo come Marcello Mastroianni. C’è solo lo squallore del vizio, la desolazione del bagordo, la depravazione dell’indecenza. La ricerca affannosa del piacere lussurioso per riempire il vuoto di un’esistenza sciupata nell’accumulo bulimico di una ricchezza e di un potere che divorano se stessi insaziabilmente.
Insensibile alle conseguenze dello scandalo dell’altra minorenne Noemi che da Casoria (Napoli) riempì le cronache internazionali nella primavera del 2009, il Premier si fa cogliere un’altra volta in situazioni impresentabili sul piano della correttezza istituzionale, manifestando una vera e propria patologia che la moglie Veronica Lario aveva già denunciato quando alle stampe lo descrisse come malato e chiedendo ai suoi amici di aiutarlo.
Rispetto alla vicenda di Noemi, questa di Ruby è assai peggiore. In quella di Casoria, se non altro, era presente la famiglia della giovane che, bene o male, vigilava. Con Ruby, invece, troviamo una giovinetta troppo cresciuta nel fisico, ma ancora assai poco matura, sola in una città come Milano, dalle ambigue amicizie e cubista in locali notturni che richiamano alla memoria quelli che di recente sono stati chiusi per consumo di cocaina e prostituzione.
L’ormai evidente patologia di Berlusconi non è senza conseguenze.
Dai suoi uffici sono partite pressioni sulla Polizia di Stato affinché venisse immediatamente rilasciata Ruby quando, nel maggio scorso, era trattenuta per accertamenti su un furto creando così il dubbio di un abuso d’ufficio che non mancherà di essere esaminato dagli inquirenti.
La sicurezza della sua abitazione, della sua persona e delle sue frequentazioni risulta priva di qualunque filtro se una minorenne con la storia da fuggiasca di Ruby può penetrarvi senza che alcuno la identifichi venendo a capo della sua età effettiva e proibitiva.
Gli antichi dicevano che l’ozio è il padre dei vizi.
In effetti le istituzioni che dipendono dall’attività del governo sono completamente ferme, oziose, in attesa che qualcuno dei consiglieri di Berlusconi indovini finalmente una strategia normativa per sottrarlo ai processi penali che lo inseguono da decenni.
Da ultimo era stato presentato uno “scudo giudiziario” che, per non apparire ad personam, si estendeva anche al Presidente della Repubblica il quale ha reagito dichiarando pubblicamente di non sentire alcun bisogno di essere sottratto alla legge al pari di tutti i cittadini. Ma quella ipotesi di riforma della Costituzione, in realtà, era pensata per lo stesso Berlusconi che ambisce a diventare Capo dello Stato quando scadrà il mandato dell’attuale Presidente Giorgio Napolitano. In effetti la presidenza della Repubblica è l’unica medaglia che manca al palmares di Berlusconi e certo sarebbe utile per spostare i festini che attualmente si svolgono nella villa di Arcore fin nel Palazzo del Quirinale dove vissero per secoli i papi romani.
Lo scudo dovrebbe valere per i vecchi reati, ma qui ogni giorno spunta una nuova violazione e non si può creare il mostro giuridico di un solo uomo non imputabile come un monarca assoluto all’interno di una democrazia.
Avendo ripetutamente dimostrato di non essere in grado di vivere nella legalità, non resta che invitare Silvio Berlusconi a rassegnare le dimissioni per far emergere dal fango che le sta coprendo le istituzioni governative italiane.
*Segretaria e Portavoce dell’Associazione Migrare
www.migrare.eu