di Danilo Sinibaldi
La Rai è sempre più al centro delle polemiche. La grave situazione al suo interno si ripercuote negativamente su ogni attività. Nel generale clima di insoddisfazione va segnalato l’eclatante risultato del referendum indetto dall’Usigrai sul Direttore Generale Mauro Masi, che ha raccolto quasi 1.500 voti di giornalisti che per oltre il 90% gli hanno negato la fiducia. Un “verdetto” trasversale alle diverse appartenenze politiche che dovrebbe consigliare al DG della Rai una spontanea uscita di scena e al Parlamento, chiamato la prossima settimana a discutere le mozioni sul pluralismo, ad abbandonare ogni logica di schieramento e ad esprimere un voto in sintonia con il grido d’allarme lanciato dai professionisti della comunicazione Rai.
Ma a tenere alta l’attenzione sulla Tv di Stato ci sono anche la denuncia presentata dal sindacato dei giornalisti Rai e Stampa Romana contro l’azienda, per comportamento antisindacale, e il marasma interno al Tg1, che è forse la situazione più difficile da quando, un anno e mezzo fa, a guidarlo è arrivato il direttore Augusto Minzolini, accusato da più parti di aver trasformato il telegiornale della rete ammiraglia nel megafono del Governo e in particolare di Silvio Berlusconi.
Da tempo si registrano forti scontri tra lui e una parte dei suoi redattori. Una guerra di posizioni che ha portato ad una spaccatura all’interno della stessa redazione, divisa tra i sostenitori del direttore e chi, i più, lo contesta apertamente: ha suscitato clamore il caso di Maria Luisa Busi, quello di Tiziana Ferrario e l’epurazione di altri professionisti.
In questo affresco a tinte fosche, si inserisce anche la vicenda di Cinzia Fiorato, una giornalista della redazione Cultura che è arrivata a denunciare per mobbing la Rai, nella persona del Direttore generale Masi, il direttore Minzolini e il caporedattore, Maria Rosaria Gianni.
Quella della Fiorato sembra essere una storia di vera e propria persecuzione da parte della Gianni, iniziata (come si legge nella denuncia presentata alla Direzione Provinciale del Lavoro) nel 2008 quando, rientrata in redazione dalla fortunata conduzione del programma Unomattina, “non solo non viene da subito reintegrata alla lettura del Tg1 della notte, ma addirittura subisce una serie di azioni mobbizzanti”.
E’ solo l’inizio di un lungo e travagliato periodo che non si risolve nonostante l’impegno del Cdr.
Al danno la beffa: Minzolini tenta di rimediare imponendo, di fatto, alla Fiorato un cambio di redazione come unica soluzione, senza considerare il già grave demansionamento subito dalla collega.
Ma c’è di peggio. Come Cinzia scrive in una lettera affissa nelle bacheche interne alla Rai, “per attuare questo spostamento coatto sono stata accusata di aver offeso il Tg1 nel servizio da me montato e andato in onda il 3 novembre”. “Si trattava - si legge - di una commedia teatrale con protagonista Mario Zamma” che, come chiunque può verificare guardando il video non ha nulla di offensivo.
La vicenda Fiorato, come molte altre negli ultimi tempi, è grave non solo per la palese violazione del contratto, del codice etico, della Carta dei doveri e della deontologia dei giornalisti, ma soprattutto perché
è la fotografia di una Rai, servizio pubblico, offesa e oltraggiata, ridotta a mero strumento di propaganda e a terra di conquista delle fameliche legioni berlusconiane.
Il minimo che possiamo fare in questa situazione è continuare a tenere bene accesi i riflettori su quanto accade ai piani alti di Viale Mazzini e nelle altre sedi Rai, per contrastare con le nostre denunce la deriva di un azienda ormai ridotta a semplice dependance di palazzo Grazioli.