Articolo 21 - INTERNI
ThyssenKrupp, Guariniello non fa sconti
di Massimiliano Quirico*
“Ergastolo! L’ergastolo gli dovrebbero dare!”. Così urlava oggi al Palagiustizia di Torino, dopo l’ultima requisitoria del PM Raffaele Guariniello, una commossa Grazia Rodinò, mamma di Rosario (“Saro”), operaio di 26 anni ucciso nel rogo dell’Acciaieria ThyssenKrupp di Torino del 6 dicembre 2007. Insieme ad altri sei lavoratori: Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Bruno Santino, Antonio Schiavone, Roberto Scola. Guariniello naturalmente non ha chiesto l’ergastolo (non previsto per le ipotesi di reato prospettate), ma pretende pene pesanti per gli imputati: 16 anni e 6 mesi per l’amministratore delegato della ThyssenKrupp Harald Espenhan, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale; 13 anni e 6 mesi per gli imputati per omicidio colposo aggravato Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Giuseppe Salerno e Cosimo Cafueri; 9 anni per Daniele Moroni (in virtù della collaborazione dimostrata nel corso del procedimento).
Per la ThyssenKrupp, oltre alla pubblicazione della sentenza di condanna (per intero) sui maggiori quotidiani internazionali e presso il Comune della sede (Terni), sono state inoltre chieste una sanzione pecuniaria di 1.500.000 euro (il massimo previsto per il reato in questione, pari a 1.000 quote dell’azienda) e una confisca del valore di 800.000 euro. Una cifra – secondo Guariniello – pari al “risparmio” effettuato dalla multinazionale tedesca per non avere investito sulla sicurezza nello stabilimento torinese.
Quello che colpisce della requisitoria finale di Guariniello (supportato, come sempre, dai sostituti Laura Longo e Francesca Traverso) è lo stupore che ha manifestato il PM nel constatare la capacità a delinquere degli imputati, vertici di una multinazionale (“Non di un mulino!”, ha precisato Guariniello). Ha quindi sottolineato “l’enorme gravità del reato” e dei fatti che ha cagionato e il tentativo (“mai visto”) di corrompere i testimoni per influenzare l’andamento di un processo così delicato. Infine, Guariniello ha rimarcato la sofferenza del portare avanti un simile procedimento. C’è stato infatti un grande coinvolgimento emotivo, non solo da parte dei familiari, ma di tanti lavoratori, cittadini, istituzioni, in ogni parte d’Italia. E naturalmente, anche da parte di chi ha dovuto sostenere l’accusa e difendere le parti civili.
Soddisfazione per la richiesta è stata espressa dall’on. Antonio Boccuzzi (a Roma per il voto sulla fiducia al Governo Berlusconi) e da altri operai. “Comprendo però – ha dichiarato l’ex operaio ThyssenKrupp – l’amarezza e l’insoddisfazione dei familiari dei miei compagni di lavoro morti in un modo così atroce. Non c’è condanna o risarcimento che possa ricostruire la vita di famiglie, un tempo felici, ora in preda a profondo sconforto e sofferenza”.
Ora la decisione finale spetta ai giudici: la sentenza potrebbe arrivare già a fine gennaio, o a febbraio (i tempi dipenderanno anche dalla durata della pausa per le prossime festività natalizie).
Sicurezza e Lavoro ringrazia anche a nome dei familiari (soddisfatti per un’aula finalmente gremita) quanti hanno risposto al nostro appello per partecipare all’udienza di oggi (www.sicurezzaelavoro.org/letterathyssenkrupp12dic10.html). Un particolare ringraziamento a coloro che sono venuti da fuori Torino: gli amici dell’Associazione Famigliari Vittime Amianto di Casale Monferrato (Bruno Pesce, Nicola Pondrano, l’inossidabile Romana Blasotti Pavesi e le decine di persone che sono arrivate, riempiendo un intero pullman) e i familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio (Daniela Rombi, Riccardo Antonini e gli altri rappresentanti dell’associazione Il mondo che vorrei e dell’Assemblea 29 giugno).
In aula, per la Regione Piemonte, c’erano l’assessore al Lavoro Claudia Porchietto e Ugo Cavallera, vicepresidente della Giunta. Erano in aula anche l’assessore al Lavoro della Provincia di Torino Carlo Chiama e il consigliere provinciale Pasquale Valente. Per la Città di Torino, il presidente della Commissione consiliare Lavoro Enzo Lavolta e l’assessore all’Ambiente Roberto Tricarico. C’era anche il segretario regionale del Partito Democratico Piemonte, Gianfranco Morgando.
Il Consiglio regionale del Piemonte, impegnato oggi nelle attività d’aula, su proposta del presidente Valerio Cattaneo, ha osservato un minuto di silenzio in apertura di seduta, per ribadire la vicinanza dell’istituzione e l’impegno per la sicurezza su lavoro.
*direttore “Sicurezza e Lavoro”
www.sicurezzaelavoro.org
Per la ThyssenKrupp, oltre alla pubblicazione della sentenza di condanna (per intero) sui maggiori quotidiani internazionali e presso il Comune della sede (Terni), sono state inoltre chieste una sanzione pecuniaria di 1.500.000 euro (il massimo previsto per il reato in questione, pari a 1.000 quote dell’azienda) e una confisca del valore di 800.000 euro. Una cifra – secondo Guariniello – pari al “risparmio” effettuato dalla multinazionale tedesca per non avere investito sulla sicurezza nello stabilimento torinese.
Quello che colpisce della requisitoria finale di Guariniello (supportato, come sempre, dai sostituti Laura Longo e Francesca Traverso) è lo stupore che ha manifestato il PM nel constatare la capacità a delinquere degli imputati, vertici di una multinazionale (“Non di un mulino!”, ha precisato Guariniello). Ha quindi sottolineato “l’enorme gravità del reato” e dei fatti che ha cagionato e il tentativo (“mai visto”) di corrompere i testimoni per influenzare l’andamento di un processo così delicato. Infine, Guariniello ha rimarcato la sofferenza del portare avanti un simile procedimento. C’è stato infatti un grande coinvolgimento emotivo, non solo da parte dei familiari, ma di tanti lavoratori, cittadini, istituzioni, in ogni parte d’Italia. E naturalmente, anche da parte di chi ha dovuto sostenere l’accusa e difendere le parti civili.
Soddisfazione per la richiesta è stata espressa dall’on. Antonio Boccuzzi (a Roma per il voto sulla fiducia al Governo Berlusconi) e da altri operai. “Comprendo però – ha dichiarato l’ex operaio ThyssenKrupp – l’amarezza e l’insoddisfazione dei familiari dei miei compagni di lavoro morti in un modo così atroce. Non c’è condanna o risarcimento che possa ricostruire la vita di famiglie, un tempo felici, ora in preda a profondo sconforto e sofferenza”.
Ora la decisione finale spetta ai giudici: la sentenza potrebbe arrivare già a fine gennaio, o a febbraio (i tempi dipenderanno anche dalla durata della pausa per le prossime festività natalizie).
Sicurezza e Lavoro ringrazia anche a nome dei familiari (soddisfatti per un’aula finalmente gremita) quanti hanno risposto al nostro appello per partecipare all’udienza di oggi (www.sicurezzaelavoro.org/letterathyssenkrupp12dic10.html). Un particolare ringraziamento a coloro che sono venuti da fuori Torino: gli amici dell’Associazione Famigliari Vittime Amianto di Casale Monferrato (Bruno Pesce, Nicola Pondrano, l’inossidabile Romana Blasotti Pavesi e le decine di persone che sono arrivate, riempiendo un intero pullman) e i familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio (Daniela Rombi, Riccardo Antonini e gli altri rappresentanti dell’associazione Il mondo che vorrei e dell’Assemblea 29 giugno).
In aula, per la Regione Piemonte, c’erano l’assessore al Lavoro Claudia Porchietto e Ugo Cavallera, vicepresidente della Giunta. Erano in aula anche l’assessore al Lavoro della Provincia di Torino Carlo Chiama e il consigliere provinciale Pasquale Valente. Per la Città di Torino, il presidente della Commissione consiliare Lavoro Enzo Lavolta e l’assessore all’Ambiente Roberto Tricarico. C’era anche il segretario regionale del Partito Democratico Piemonte, Gianfranco Morgando.
Il Consiglio regionale del Piemonte, impegnato oggi nelle attività d’aula, su proposta del presidente Valerio Cattaneo, ha osservato un minuto di silenzio in apertura di seduta, per ribadire la vicinanza dell’istituzione e l’impegno per la sicurezza su lavoro.
*direttore “Sicurezza e Lavoro”
www.sicurezzaelavoro.org
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