di Fernando Cancedda
Caro Beppe, "non c 'è davvero tempo da perdere", hai scritto. Sono d'accordo, specie dopo aver udito il presidente del consiglio incredibilmente annunciare, durante un'occasione rituale come la conferenza stampa di fine anno, la sua richiesta di una commissione bicamerale che "verifichi se non ci sono dentro la magistratura delle associazioni a delinquere a fini eversivi". Che altro vuol dire tale annuncio sconsiderato se non che in caso di una sentenza a lui sfavorevole della Consulta, è pronto a mettere in campo tutti gli strumenti di propaganda a sua disposizione, a cominciare dai principali telegiornali, per uno scontro elettorale "all'ultimo sangue"? Questo sì che dovrebbe ritenersi un progetto eversivo.
Ci resta il baluardo della Costituzione e l'insostituibile garanzia del presidente Napolitano, ai quali dovrà necessariamente aggiungersi l'appoggio e la solidarietà di quella larga maggioranza degli italiani che nel referendum costituzionale del 2006 bocciò un disegno autoritario che in forme diverse e più gravi si tenta oggi di riproporre. E' a questa maggioranza, più che ad un polo da contrapporre ad altri poli, che è giusto ed urgente fare appello nell'attuale crisi istituzionale.
Ciò mi pare che si debba intendere quando precisi che questo schieramento di forze politiche e di espressioni organizzate della società civile "dovrà aprirsi a chiunque condivida la necessità di attuare e tutelare la Costituzione, difendere la legalità repubblicana, opporsi ad ogni forma di censura e di esclusione sociale, contrastare i conflitti di interesse, gli abusi di ogni natura".
Fra le grandi iniziative promosse in questi anni e da te esplicitamente citate voglio aggiungere quelle di un'associazione diffusa sul territorio nazionale come Libertà e Giustizia, che alla difesa della Carta e dei diritti da essa proclamati ha fatto riferimento fin dalla fondazione e che annovera tra i suoi dirigenti ed iscritti autorevoli costituzionalisti e magistrati.
Va da sé che l'adesione creativa del mondo della cultura, della scuola e dell'università è fondamentale. La grande, pacifica manifestazione di Roma lo ha confermato e l'incontro di una delegazione di studenti col Capo dello Stato ha certamente un alto valore simbolico. "Certo, eravamo la delegazione peggio vestita mai vista al Quirinale", hanno poi dichiarato alla stampa, "il governo ha tentato di criminalizzarci, il presidente della Repubblica ci ha offerto un importante segno di riconoscimento".
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