di Michele Cervo
“Nella calza della Befana c’è nuovo carbone per Masi”. Così ha esordito Carlo Verna segretario dell’UsigRai, il sindacato dei giornalisti Rai, nella conferenza stampa convocata per far conoscere le motivazioni del Tribunale del lavoro di Roma, il quale, accogliendo il ricorso presentato dall’Associazione Stampa Romana, ha stabilito che l’esecutivo dell’UsigRai ed i comitati di redazione dovevano e dovranno, da oggi in poi, essere informati e consultati preventivamente sulla determinazione dei palinsesti e sulla riorganizzazione del lavoro.
E nelle motivazioni il giudice ha stabilito che sulla vicenda ci sono state violazioni all’articolo 21 del contratto integrativo Rai/UsigRai, dove è previsto che “la direzione aziendale consulterà in via preventiva l’esecutivo UsigRai, sulla determinazione dei palinsesti, sui piani editoriali e sull’organizzazione del lavoro”; ed inoltre violazioni dell’articolo 34 del contratto nazionale che demanda al Comitato di Redazione “esprimere pareri preventivi e formulare proposte sugli orari, i trasferimenti, i licenziamenti, i mutamenti e l’assegnazione di mansioni e qualifiche ed ogni iniziativa che riguardi l’organizzazione di servizi”; e ancora “esprimere pareri preventivi e formulare proposte sui nuovi programmi ed ogni attività che investa la struttura dell’azienda e che comunque possa recare pregiudizio alle specifiche prerogative dei giornalisti”.
La questione nasce dalla presentazione del palinsesto autunnale, l’estate scorsa, da parte del direttore generale Mauro Masi, in cui furono apportate modifiche alla produzione dei Tg che avrebbero poi determinato una riorganizzazione del lavoro e comportato distacchi, trasferimenti di personale, modifiche all’orario di lavoro ed il mancato rinnovo di tre giornalisti a termine. In tutto questo il giudice ha ravvisato gli estremi da parte dell’azienda e del suo direttore generale di un comportamento antisindacale, che ha “cagionato una grave lesione dell’autorità e del prestigio delle associazioni sindacali coinvolte, creando una situazione di grave incertezza tra i lavoratori”.
“Questa vicenda – ha spiegato Verna – si salda con il referendum in cui circa il 90 per cento dei giornalisti hanno votato contro l’operato del direttore generale ed una serie di sentenze personali che hanno dato ragione a colleghi che sono stati demansionati e messi in un angolo. Colleghi dotati di grande professionalità che hanno sempre svolto un eccellente lavoro per informare al meglio i telespettatori”.”Credo non si possa non sottolineare l’importanza politica di questa vicenda – ha sottolineato Paolo Butturini segretario di Assostampa Romana – perché la Rai soffre di un palese conflitto d’interesse che non mette l’azienda in condizione di competere con gli altri soggetti. Tutto questo ha a che fare con gli assetti radiotelevisivi di questo paese”.