Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
Un No B. day senza bandiere e bandierine
di Manuela Granaiola, Paolo Nerozzi, Vincenzo Vita
La manifestazione del prossimo 5 dicembre a Roma, contro il governo Berlusconi, trae di giorno in giorno senso, attualità, urgenza. Non dovrà, del resto neppure potrebbe, essere segnata da uno o più partiti: classicamente intesi. E’ e rimarrà una mobilitazione nata dalla rete e , soprattutto, in rete. Dobbiamo abituarci ai movimenti ‘freddi’ dell’età digitale, che intervengono, modificandola nel profondo, nella più classica (e prevedibile) dialettica politica del Novecento. Tutto questo non significa affatto cedere il passo alle smanie dell’antipolitica o, peggio, fare da polo dialettico passivo dell’autoritarismo populista impresso alla vicenda italiana dal Presidente del consiglio. Anzi. Vuol dire interagire positivamente con le contraddizioni dei conflitti sociali e culturali, che rischiano ormai di non trovare forme e modalità adeguate di rappresentanza. Fuori dalla pura manipolazione mediatica e post-mediatica della rappresentazione.
Intendiamo esserci, il 5 dicembre: per testimoniare proprio che tra difesa della Carta costituzionale –ogni dì attaccata- e questione sociale non c’è né potrà esserci distanza. Nella speranza di ricostruire un vasto movimento di massa e di opinione che si cimenti sui problemi essenziali dell’Italia e sia una parte attiva, decisiva della stessa ricostruzione dell’Opposizione. Larga e unita. Apprezziamo le scadenze promosse dal partito democratico per l’11 e il 12 dicembre: la prosecuzione della mobilitazione del 5, che non è di qualcuno, ma che tutti vogliamo riempire di contenuti.
Un appello rivolgiamo al Pd, perché sia ancora più esplicita l’apertura - già avvenuta peraltro- alla manifestazione. Un appello rivolgiamo, pure, agli organizzatori affinché passino –secondo la lezione di Gramsci- dallo ‘spirito di scissione’ all’’egemonia’. La battaglia contro le destre è troppo seria e drammatica per risolversi in qualche protagonismo solitario o in un’altra polemica in seno alle stesse opposizioni. Se ne tenga conto.
Tanti di noi, iscritti al Pd, ci saranno. Ma non per ‘chiedere permesso’, bensì per partecipare ad un’iniziativa straordinaria contro le politiche del governo sull’economia e il lavoro, per difendere l’autonomia dell’informazione e della magistratura, per i diritti di cittadinanza dei migranti. Contro le ennesime leggi ad personam, contro la torsione presidenzialistica di Berlusconi, che intende incrinare l’autorevolezza e l’indiscutibile prestigio dell’Alta carica che oggi più che mai sta difendendo l’Italia democratica: il Presidente della Repubblica.
Si tratta di un’occasione davvero significativa, da non sottovalutare, né da far risucchiare dal dibattito angusto e improduttivo tra ‘partiti e movimenti’, tra riformismo di governo e uso della piazza. Quanto è accaduto e sta accadendo dovrebbe aprirci la mente. Tutti, con umiltà, siamo chiamati dall’etica della buona politica a fare un salto di qualità, contribuendo ad aprire una stagione nuova, in grado di rimettere al centro la crisi italiana, segnata dalla stessa crisi mondiale, ma con il surplus del conflitto di interessi, dell’occupazione di pressoché tutti gli spazi della comunicazione, con la ennesima legge-vergogna sulle prescrizioni brevi, la tutela rude degli inquisiti che stanno al governo. Con la riduzione del ruolo delle Assemblee elettive.
Il prossimo 5 dicembre sarà anche un banco di prova per il popolo della Rete, per l’autorevolezza del cyberspazio, in cui crediamo seriamente. Tanto che ci stiamo impegnando –tra gli altri- a bloccare il desueto e assurdo decreto Pisanu, che di fatto blocca la tecnologia leggera e sosteniblile del Wifi. E siamo certi che la risposta sarà seria e matura.
Piuttosto, si chiarisca –anche in Rete- la piattaforma politica della manifestazione, senza bandiere e bandierine preconcette. Con un dibattito aperto.
Insomma, lo diciamo con nettezza e convinzione, la scadenza del 5 si carica di un elevato valore simbolico, divenendo un passaggio della ricostruzione di un nuovo senso comune, di un inedito schieramento politico e sociale di opposizione.
Intendiamo esserci, il 5 dicembre: per testimoniare proprio che tra difesa della Carta costituzionale –ogni dì attaccata- e questione sociale non c’è né potrà esserci distanza. Nella speranza di ricostruire un vasto movimento di massa e di opinione che si cimenti sui problemi essenziali dell’Italia e sia una parte attiva, decisiva della stessa ricostruzione dell’Opposizione. Larga e unita. Apprezziamo le scadenze promosse dal partito democratico per l’11 e il 12 dicembre: la prosecuzione della mobilitazione del 5, che non è di qualcuno, ma che tutti vogliamo riempire di contenuti.
Un appello rivolgiamo al Pd, perché sia ancora più esplicita l’apertura - già avvenuta peraltro- alla manifestazione. Un appello rivolgiamo, pure, agli organizzatori affinché passino –secondo la lezione di Gramsci- dallo ‘spirito di scissione’ all’’egemonia’. La battaglia contro le destre è troppo seria e drammatica per risolversi in qualche protagonismo solitario o in un’altra polemica in seno alle stesse opposizioni. Se ne tenga conto.
Tanti di noi, iscritti al Pd, ci saranno. Ma non per ‘chiedere permesso’, bensì per partecipare ad un’iniziativa straordinaria contro le politiche del governo sull’economia e il lavoro, per difendere l’autonomia dell’informazione e della magistratura, per i diritti di cittadinanza dei migranti. Contro le ennesime leggi ad personam, contro la torsione presidenzialistica di Berlusconi, che intende incrinare l’autorevolezza e l’indiscutibile prestigio dell’Alta carica che oggi più che mai sta difendendo l’Italia democratica: il Presidente della Repubblica.
Si tratta di un’occasione davvero significativa, da non sottovalutare, né da far risucchiare dal dibattito angusto e improduttivo tra ‘partiti e movimenti’, tra riformismo di governo e uso della piazza. Quanto è accaduto e sta accadendo dovrebbe aprirci la mente. Tutti, con umiltà, siamo chiamati dall’etica della buona politica a fare un salto di qualità, contribuendo ad aprire una stagione nuova, in grado di rimettere al centro la crisi italiana, segnata dalla stessa crisi mondiale, ma con il surplus del conflitto di interessi, dell’occupazione di pressoché tutti gli spazi della comunicazione, con la ennesima legge-vergogna sulle prescrizioni brevi, la tutela rude degli inquisiti che stanno al governo. Con la riduzione del ruolo delle Assemblee elettive.
Il prossimo 5 dicembre sarà anche un banco di prova per il popolo della Rete, per l’autorevolezza del cyberspazio, in cui crediamo seriamente. Tanto che ci stiamo impegnando –tra gli altri- a bloccare il desueto e assurdo decreto Pisanu, che di fatto blocca la tecnologia leggera e sosteniblile del Wifi. E siamo certi che la risposta sarà seria e matura.
Piuttosto, si chiarisca –anche in Rete- la piattaforma politica della manifestazione, senza bandiere e bandierine preconcette. Con un dibattito aperto.
Insomma, lo diciamo con nettezza e convinzione, la scadenza del 5 si carica di un elevato valore simbolico, divenendo un passaggio della ricostruzione di un nuovo senso comune, di un inedito schieramento politico e sociale di opposizione.
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