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In centopiazze tricolori per difendere la Costituzione
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di Redazione

In centopiazze tricolori per difendere la Costituzione

C'è chi dice un milione, chi meno, chi più. Come al solito la stima delle cifre non è unanime. Ma d'altronde per noi le cifre non sono mai fondamentali. E oltre cento piazze italiane si sono gremite di donne e di uomini, di giovani e di anziani, di studenti, di lavoratori e di disoccupati. Per noi che eravamo a Roma quando abbiamo visto riempirsi piazza del Popolo l'entusiasmo è salito alle stelle! Lo ammettiamo: quando siamo arrivati in piazza della Repubblica per la partenza del corteo c'erano poche centinaia di persone. Qualcuno era preoccupato ma quelli con più esperienza in fatto di manifestazioni sentivano già nell'aria che di lì a poco i numeri sarebbero cambiati. E di lì a poco mentre sole e vento diradavano alcune nubi che sembravano minacciose il serpentone tricolore aumentava di dimensioni fino a raggiungere piazza del Popolo.

A fare da sfondo al grande palco la scritta "E' viva la Costituzione", un gioco fonetico per fa risuonare l'esclamazione alla Carta e la volontà di ribadire che la legge fondativa dello Stato è tutt'altro che morta, anzi gode di straordinaria vitalità! Ce lo ha ricordato Silvia Calamandrei, erede di uno dei principali padri costituenti i cui discorsi conservano tutta la loro attualità.   

Una manifestazione rigorosamente senza simboli di partito, colorota dalle tante bandiere nazionali e scandita dalle note dell'inno di Mameli. Nelle mani la Costituzione che tanti hanno portato da casa e gli altri hanno ricevuto dalle mani degli organizzatori.

A parlare sono stati intellettuali e rappresentanti della societa' civile che hanno letto molti articoli della Costituzione. Da Marco Rossi Doria a Giancarlo De Cataldo, ad Antonino Ingroia, da cui e' arrivato l'affondo piu' duro sulla riforma della giustizia. "Se dovesse passare questa controriforma, questa controriforma contro il senso di giustizia dei cittadini, avremmo uno stato di diritto azzoppato, sfigurato nei suoi principi fondamentali", ha ammonito, "non e' in gioco la separazione delle carriere ma l'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge".
A difesa della Costituzione ha parlato anche Alessandro Pace. "Su di essa incombono pericoli tutt'altro che immaginari", ha sottolineato, "ma la Costituzione non puo' essere messa da parte". E per questo, secondo Beppe Giulietti, "e' giunto il momento di stare tutti insieme, non e' il momento di divisioni politiche inutili". Molti gli esponenti del mondo dello spettacolo, alcuni saliti sul palco altri rimasti tra la gente. C'erano Ottavia Piccolo, Ascanio Celestini, Fiorella Mannoia, Michele Mirabella, Francesco Baccini, Monica Guerritore.
Ma soprattutto c'era Roberto Vecchioni, una specie di star del pomeriggio romano, accolto come un leader dalla piazza.
Appena ha iniziato a cantare la sua 'Chiamami ancora amore', la piazza si e' infiammata. La sua esibizione e' stata il momento piu' emozionante della manifestazione. La folla ha cantato con lui tra uno sventolare di bandiere..
E nella piazza di musica ne e' risuonata molta. 'Viva l'Italia' di Francesco De Gregori e 'La liberta' di Giorgio Gaber durante il corteo. Il 'Dies Irae' di Mozart e due volte il 'Va pensiero' di Verdi' dal palco. E in chiusura l'inno di Mameli; i manifestanti l'hanno intonato in chiusura, sollevando la Costituzione, quando ormai era scesa la sera.

 


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