di Mariangela Gritta Grainer*
Sono passati 17 anni dall’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Mogadiscio. Un’esecuzione su commissione: questo è quanto è emerso da tutte le inchieste giornalistiche, della magistratura e delle commissioni d’inchiesta che ne hanno evidenziato anche il movente. “Impedire che le notizie raccolte dalla Alpi e dal Hrovatin in ordine ai traffici di armi e di rifiuti tossici…venissero portati a conoscenza dell’opinione pubblica…”
Dunque traffici illeciti, che solamente organizzazioni criminali, la mafia, l’ndrangheta e la camorra possono gestire, come indagini di procure, specialmente calabresi, dichiarazioni di pentiti e collaboratori di giustizia hanno fatto emergere e su cui sta lavorando la commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti tossici presieduta dall’on. Gaetano Pecorella.
Le recenti inchieste della magistratura riferite al nord Italia dimostrano che tali organizzazioni criminali possono crescere ed estendere le loro ramificazioni in tutti i territori e in tutti i mercati perché godono di coperture, silenzi e complicità nelle strutture di potere pubbliche e private.
Questo 20 marzo 2011 cade in un momento difficile della vita del paese e del mondo; ma anche in un momento che potrebbe segnare una svolta verso l’individuazione dei responsabili e dei mandanti del duplice assassinio di Mogadiscio.
Vediamo perché:
1. E’ in corso il processo per il reato di calunnia nei confronti di Ali Rage Hamed detto Jelle, testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Hassan in carcere da oltre dieci anni dopo la condanna definitiva a 26 anni. Un procedimento controverso per la diversità delle sentenze (innocente colpevole) e che forse darà ragione a chi ha scritto (anche in una sentenza) che si è voluto costruire in Hashi un capro espiatorio. Ci sono testimoni che hanno dichiarato che Jelle non era presente sul luogo del duplice omicidio; Jelle non ha testimoniato al processo (era già “irreperibile”) e dunque non ha riconosciuto in aula Hashi; c’è una conversazione telefonica (del 2004) registrata in cui Jelle dichiara di essere stato indotto ad accusare Hashi ma di voler ritrattare e raccontare la verità.
“Jelle mi ha telefonato e mi ha confessato di aver mentito”, ha raccontato l’avvocato Douale in una registrazione raccolta dal giornalista del Tg3 Roberto Scardova e proiettata al premio Ilaria alpi l’anno scorso a Riccione.
“Mi ha confessato che aveva bisogno di soldi, e che è stato pagato da un’autorità italiana perché accusasse Hashi Omar Hassan”.
Si è tenuta pochi giorni fa la seconda udienza, la prossima è fissata per il 16 maggio.
Se verrà confermato che Jelle ha mentito accusando Hashi Omar Hassan e che è stato pagato per mentire si dovrà riaprire tutta l’inchiesta sul duplice assassinio di Ilaria e Miran.
2. “Terra” all’inizio di quest’anno ha dato notizia di un documento (ancora segretato ma già all’attenzione del Copasir, l’organismo di controllo sull’attività dei servizi segreti) che rivelerebbe come il SISMI (attuale Aise) sarebbe “coinvolto” nella gestione del traffico e dello smaltimento dei rifiuti tossici con un esplicito riferimento anche al traffico di armi.
Il documento porta la data dell’11 dicembre 1995 e rivela “che il governo di allora, guidato da Lamberto Dini, avrebbe destinato una somma ingente di denaro al nostro servizio segreto per «lo stoccaggio di rifiuti radioattivi e armi»”.
Sarà un’altra coincidenza ma vale la pena di sottolinearla: il 13 dicembre 1995, in circostanze misteriose (secondo gli stessi magistrati impegnati nelle indagini) muore il capitano Natale De Grazia, figura chiave del pool investigativo coordinato dal procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri che indaga sulle “navi dei veleni”.
Francesco Neri nell’audizione del 18.1.2005 davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi ha raccontato della sua indagine sui rifiuti tossici e sulle navi, iniziata nel 1994. Ha spiegato dettagliatamente della perquisizione a casa di Giorgio Comerio, noto trafficante di armi, e coinvolto secondo gli investigatori nel piano per smaltire illecitamente rifiuti tossico nocivi che, con la sua Oceanic Disposal Management (Odm), una società registrata alle Isole Vergini Britanniche, prevedeva la messa in custodia di rifiuti radioattivi delle centrali nucleari in appositi contenitori e il loro ammaramento.
Francesco Neri dirà tra molte altre cose:
“Nella perquisizione ……la cosa che ci incuriosì più di ogni altra fu il ritrovamento del certificato di morte di Ilaria Alpi proprio nella carpetta della Somalia……
insieme a corrispondenze sulle autorizzazioni richieste al governo somalo e con Ali Mahdi, ad altre informazioni su siti e modalità di smaltimento illegale di rifiuti radioattivi”.
Dichiarazioni che ha anche di recente confermato.
Nei giorni scorsi il maresciallo dei carabinieri Domenico Scimone (che collaborava con il capitano De Grazia), del pool di investigatori della Procura di Reggio Calabria, ha rivelato, davanti alla commissione d’inchiesta sui rifiuti, che durante la perquisizione del 12 maggio del ‘95 a casa di Comerio, in una cartella gialla con la scritta Somalia fu trovato un dispaccio di agenzia con la notizia dell’omicidio di Ilaria Alpi.
Che ci facevano il certificato di morte di Ilaria e/o l’annuncio della sua morte a casa di Comerio? Chi è davvero questo Giorgio Comerio? Perché non è mai stato sentito?
E perché a cavallo tra la perquisizione della sua abitazione e la morte del capitano De Grazia compare quel documento per finanziare il servizio di intelligence per “lo stoccaggio di rifiuti radioattivi e armi”? Aggiungiamo queste domande all’ elenco dei 60 perché? stilato in “Carte false” (2009 - edizioni ambiente) che attende ancora l’elenco delle risposte.
L’ombra dei servizi segreti incombe su quel tragico 20 marzo 1994 così come in moltissime vicende italiane (stragi, morti) fino a quella delle navi dei veleni.
Traffici di rifiuti, di armi chiamano in causa lo Stato che ha dunque l’obbligo di spiegare la presenza e/o responsabilità eventuali di agenti dei servizi, di politici e imprenditori senza scrupoli, collegati magari a faccendieri per attività illegali.
3. E’ stata riaperta l’inchiesta sul delitto Rostagno (1988) che potrebbe svelare connessioni con l’esecuzione di Mogadiscio.
4. In tutti questi anni sono emerse notizie, dettagli che potrebbero collegare l’attività di inchiesta di Ilaria ad altri fatti tragici (come ad esempio quello del traghetto Moby Prince (1991), e l’omicidio dell'ufficiale del Sismi Vincenzo Li Causi avvenuto proprio a Mogadiscio pochi mesi prima dell’assassinio di Ilaria e Miran.
5. La commissione d’inchiesta presieduta dall’on. Pecorella proseguirà l’inchiesta: potrebbero finalmente trovare risposta gli innumerevoli quesiti posti in questi anni a partire dagli ultimi giorni di Ilaria e Miran tra Bosaso e Mogadiscio.
Il 2011 nel mondo sarà ricordato per la catastrofe che ha colpito il Giappone e
per quanto sta succedendo nei paesi africani (e non solo): popoli che si ribellano a sovrani/despoti che hanno costruito la loro ricchezza e il loro potere sul sopruso, sull’ingiustizia; popoli che abbattono barriere e muri e che parlano anche a noi e che noi dobbiamo ascoltare.
Non solo perché migliaia di persone stanno arrivando sulle nostre coste ma perché è tempo di costruire nuove relazioni internazionali basate sul principio che tutti i diritti umani valgono per tutti gli uomini e tutte le donne di tutti i paesi del mondo: questo era certamente il pensiero di Ilaria che conosceva e amava profondamente l’Africa.
Ilaria amava molto Pier Paolo Pasolini. L’anno scorso il 20 marzo abbiamo ricordato lo scritto sulle stragi “io so..”
"La scomparsa delle lucciole". è il titolo/metafora di un altro famoso articolo di Pier Paolo Pasolini (Corriere della sera 1 febbraio 1975): una aspra critica alla classe dirigente per come, a suo giudizio, aveva ridotto il paese dal punto di vista sociale, ambientale e anche morale, culturale senza accorgersi della scomparsa delle lucciole, appunto.
Mentre l’attacco alla Costituzione è quotidiano e ha posto la magistratura nel mirino proprio in queste settimane, sarebbe bello che il 2011 riuscisse a cercare e a trovare dove ancora vivono - e si amano - le lucciole e a riportarle anche tra noi. Sarebbe bello che questa nostra ricerca testarda proseguita in tutti questi anni senza tregua accanto a Luciana e Giorgio trovasse finalmente una sponda istituzionale perché verità e giustizia trionfino.
Sarebbe un “segno” per rilanciare uno spirito “costituente” e uscire da una spirale pericolosa in cui il paese è stato precipitato; un segno per festeggiare con onore i 150 anni dell’unità d’Italia.
Un segno che renderebbe un po’ meno triste questo 20 marzo.
Non è con noi Giorgio il papà di Ilaria: ci ha lasciati domenica 11 luglio 2010. Chissà, forse da qualche parte si sarà ritrovato con la sua Ilaria: quando ne parlava lo faceva con amore, orgoglio e con infinita tristezza constatando che il tempo passa in fretta… “e io di tempo non ne ho molto”, diceva sempre soprattutto negli ultimi mesi della sua vita.
Abbracciamo forte Luciana in moltissimi, tutti quelli che in questi 17 anni (6205 lunghissimi giorni) si sono impegnati, hanno seguito, trepidato, sofferto per la verità e la giustizia che ancora non ci sono: vogliamo che senta tutto il nostro amore oltre al nostro impegno. Vogliamo che non si senta sola perché sola non è.
*portavoce associazione Ilaria Alpi