Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
Da Napoli "150 proposte per l'Italia" e per salvare la Costituzione
di Sonia Alfano
Il 17 marzo, mentre le “istituzioni”, escluso il presidente Napolitano, venivano fragorosamente contestate nelle piazze più importanti d’Italia, un folto gruppo di associazioni e movimenti, a Napoli, veniva applaudito e acclamato da cinquemila cittadini festanti, orgogliosi e fieri. Al Gianicolo, dove ventuno colpi di cannone hanno salutato il corteo delle alte autorità dello Stato, Berlusconi è stato sonoramente fischiato e “invitato” a presentare le proprie dimissioni. Ma già durante la “notte tricolore” di Piazza Venezia, che più che una celebrazione è parsa la sagra del trash e che ha dato il via ai festeggiamenti per il 150° compleanno d’Italia, il picchiatore La Russa era stato giustamente sommerso dai fischi della folla e dalle urla: “vergogna!” e “dimettiti!”, mentre lui, apparentemente indifferente alle rumorose contestazioni, ringraziava i soldati italiani impegnati nelle varie guerre travestite da “missioni di pace”; per la serie “se cito loro non mi possono fischiare, è antipatriottico”.
Fischiato, in quell’occasione, anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, indubbiamente il peggior sindaco della capitale degli ultimi 150 anni. A Roma, quindi, la folla (pare si trattasse di centomila persone) ha sopportato l’incessante pioggia pur di fischiare gli esponenti di governo (centrale o periferico), mentre a Napoli, con i familiari delle vittime della mafia e del terrorismo e con numerosissime associazioni e realtà nazionali, solo applausi, tanta commozione e un unico filo conduttore: legalità, Costituzione, tricolore. Magia? No, semplicemente la forza sana della propositività: niente vestito della festa, piuttosto una serie di proposte concrete per migliorare il Paese. E’ stata la reazione democratica degli italiani che hanno capito chi contestare e chi supportare, chi cacciare e a chi concedere la parola e il dialogo.
I personaggi fischiati nelle piazze romane e a Milano (dove ieri il sindaco Letizia Moratti è stata contestata al suo arrivo all'Auditorium per il concerto per l'Unità e per le Cinque Giornate di Milano, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) e anche a livello locale (per esempio a Loano dove un esponente della Giovane Italia è stato giustamente fischiato per essersi presentato alle celebrazioni con la bandiera del PdL), evidentemente non rappresentano nessuno. Ma proprio nessuno.
I motivi sono facilmente intuibili: stanno tentando di fare della Costituzione carta straccia e del Tricolore pezza per lucidare le scarpe a corrotti, collusi e mafiosi. A Napoli, il 17 marzo, a "150 proposte per l'Italia", chi era sul palco aveva l'obiettivo di difendere la legalità costituzionale.
La Lega Nord, per non smentirsi, ha come sempre insultato l’identità nazionale: in Lombardia ed Emilia Romagna, i consiglieri regionali del carroccio hanno abbandonato l’aula durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Una sorta di tentativo di boicottaggio del tutto inutile, perchè gli italiani credono ancora nel Paese e qualcosa sta decisamente cambiando. Molti minimizzano la mancanza di rispetto degli esponenti leghisti imputandola al “folklore”, io invece ritengo certi atteggiamenti veri e propri attacchi alla democrazia e agli equilibri dello Stato. Ma le contestazioni non hanno certo risparmiato questi personaggi da operetta e buffoni di corte: a Milano, all'ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, il consigliere della Lega Nord Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio al Comune, stava distribuendo bandiere con la croce di San Giorgio, cartoline della città e adesivi della Lega, quando è stato sommerso da cori come “Viva l'Italia”, “Vergognatevi” e “Fuori la Lega dallo Stato” da parte di una trentina di cittadini orgogliosamente italiani e coraggiosi.
A loro, agli omini verdi intendo, al Governo, agli ex (in teoria) fascisti, ai sindaci del nulla, non ho risposto io, ma cinquemila persone riunite in una piazza sotto la pioggia. Cinquemila cittadini che hanno accolto il nostro invito, e ci hanno permesso di dialogare con loro. Cinquemila italiani che hanno ascoltato con grande partecipazione due coraggiosi testimoni di giustizia avvolti nel Tricolore, magistrati antimafia in prima linea, dirigenti perbene di una Rai ormai “arcorizzata”, musicisti, familiari delle vittime di mafia e del terrorismo. E poi le associazioni contro la vivisezione sugli animali, per l’ambiente, per i diritti negati. Siamo riusciti a portare in piazza, la più partecipativa delle piazze, la faccia pulita e bellissima dell’Italia. Per questo non siamo stati fischiati, anzi, siamo riusciti ad ottenere uno splendido risultato; abbiamo potuto parlare con i cittadini dei problemi che li affliggono: la mancanza del lavoro, gli attacchi all’istruzione e alla scuola, alla cultura, il mancato rispetto dell’ambiente e del territorio, le violazioni dei diritti umani e di quelli costituzionali. Questo dialogo non è chiuso e sono certa che continueremo a stare tutti dalla stessa parte, per difendere i diritti di tutti.
Fischiato, in quell’occasione, anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, indubbiamente il peggior sindaco della capitale degli ultimi 150 anni. A Roma, quindi, la folla (pare si trattasse di centomila persone) ha sopportato l’incessante pioggia pur di fischiare gli esponenti di governo (centrale o periferico), mentre a Napoli, con i familiari delle vittime della mafia e del terrorismo e con numerosissime associazioni e realtà nazionali, solo applausi, tanta commozione e un unico filo conduttore: legalità, Costituzione, tricolore. Magia? No, semplicemente la forza sana della propositività: niente vestito della festa, piuttosto una serie di proposte concrete per migliorare il Paese. E’ stata la reazione democratica degli italiani che hanno capito chi contestare e chi supportare, chi cacciare e a chi concedere la parola e il dialogo.
I personaggi fischiati nelle piazze romane e a Milano (dove ieri il sindaco Letizia Moratti è stata contestata al suo arrivo all'Auditorium per il concerto per l'Unità e per le Cinque Giornate di Milano, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) e anche a livello locale (per esempio a Loano dove un esponente della Giovane Italia è stato giustamente fischiato per essersi presentato alle celebrazioni con la bandiera del PdL), evidentemente non rappresentano nessuno. Ma proprio nessuno.
I motivi sono facilmente intuibili: stanno tentando di fare della Costituzione carta straccia e del Tricolore pezza per lucidare le scarpe a corrotti, collusi e mafiosi. A Napoli, il 17 marzo, a "150 proposte per l'Italia", chi era sul palco aveva l'obiettivo di difendere la legalità costituzionale.
La Lega Nord, per non smentirsi, ha come sempre insultato l’identità nazionale: in Lombardia ed Emilia Romagna, i consiglieri regionali del carroccio hanno abbandonato l’aula durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Una sorta di tentativo di boicottaggio del tutto inutile, perchè gli italiani credono ancora nel Paese e qualcosa sta decisamente cambiando. Molti minimizzano la mancanza di rispetto degli esponenti leghisti imputandola al “folklore”, io invece ritengo certi atteggiamenti veri e propri attacchi alla democrazia e agli equilibri dello Stato. Ma le contestazioni non hanno certo risparmiato questi personaggi da operetta e buffoni di corte: a Milano, all'ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, il consigliere della Lega Nord Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio al Comune, stava distribuendo bandiere con la croce di San Giorgio, cartoline della città e adesivi della Lega, quando è stato sommerso da cori come “Viva l'Italia”, “Vergognatevi” e “Fuori la Lega dallo Stato” da parte di una trentina di cittadini orgogliosamente italiani e coraggiosi.
A loro, agli omini verdi intendo, al Governo, agli ex (in teoria) fascisti, ai sindaci del nulla, non ho risposto io, ma cinquemila persone riunite in una piazza sotto la pioggia. Cinquemila cittadini che hanno accolto il nostro invito, e ci hanno permesso di dialogare con loro. Cinquemila italiani che hanno ascoltato con grande partecipazione due coraggiosi testimoni di giustizia avvolti nel Tricolore, magistrati antimafia in prima linea, dirigenti perbene di una Rai ormai “arcorizzata”, musicisti, familiari delle vittime di mafia e del terrorismo. E poi le associazioni contro la vivisezione sugli animali, per l’ambiente, per i diritti negati. Siamo riusciti a portare in piazza, la più partecipativa delle piazze, la faccia pulita e bellissima dell’Italia. Per questo non siamo stati fischiati, anzi, siamo riusciti ad ottenere uno splendido risultato; abbiamo potuto parlare con i cittadini dei problemi che li affliggono: la mancanza del lavoro, gli attacchi all’istruzione e alla scuola, alla cultura, il mancato rispetto dell’ambiente e del territorio, le violazioni dei diritti umani e di quelli costituzionali. Questo dialogo non è chiuso e sono certa che continueremo a stare tutti dalla stessa parte, per difendere i diritti di tutti.
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