di Osservatorio TG
I Tg di venerdì 29 aprile 2011 - E’ lecito chiedersi se sia normale che un evento come il “royal wedding” abbia ottenuto uno straripante spazio non solo nei programmi di intrattenimento, ma anche nei Tg? Oppure questo nostro atteggiamento è figlio di saccenza e elitarismo? Di fronte ai 14 titoli e ai molti più numerosi servizi dedicati tra lunedì e giovedì a William e Kate in prime time, e , ancora di più di fronte a quanto accaduto stasera, chi ha “perso la brocca”? Noi dell’Osservatorio, o chi ha impaginato i Tg? Di questo abbiamo parlato nel commento con uno che, abbiamo scoperto, la pensa come noi: Michele Serra.
Per i posteri segnaliamo che l’evento di Londra è apertura per Tg1, Studio Aperto, Tg5 e Tg4. Il Tg3 lo colloca in quarta posizione, Tg2 in sesta, mentre Enrico Mentana, nell’anteprima del tg, comunica che, in contro tendenza, la sua testata si occupa di Kate e William solo nella parte finale dell’edizione per un evento di cui si è parlato troppo e di cui, da domani, non si parlerà più.
Dunque i reali inglesi sovraesposti, come sovra esposto è anche Silvio Berlusconi – come ammonito ieri dall’Agcom. E anche stasera diverse testate, nella piena negazione del concetto di “esclusiva”, offrono al premier l’occasione di trasportare gli italiani ad un altro grande evento: la beatificazione di Giovanni Paolo II di domenica. Lunghi minuti su Tg1, Tg5, Tg4, Studio Aperto e Tg2 in cui Berlusconi, novella Beatrice, ha accompagnato con i suoi aneddoti e ricordi personali il papa polacco, nella schiera dei beati. In questa occasione, con qualche sforzo, il Cavaliere ha evitato di raccontare le consuete barzellette. Chissà cosa ne penserà da un lato l’Agcom, dall’altro il Vaticano.
Per trovare anche le altre notizie, quelle vere, gli unici indirizzi utili sono il Tg La7 e il Tg3, con la consueta strage del venerdì in Siria e il braccio di ferro che prosegue nella maggioranza sulla vicenda libica, i nuovi arrivi di emigrati a Lampedusa.
E in un giorno dedicato dai più a favole mirabolanti, la notizia del grave malore di Lamberto Sposini serve a riportare tutti a una più realistica dimensione umana. Siamo vicini al nostro collega.
Lorenzo Coletta
Il Commento di Michele Serra, giornalista
(Intervista di Alberto Baldazzi)
Michele Serra, siamo laici, o come dire “Up to date”, aggiornati alle mode in cui viviamo. E’ tutto normale, comunque, in questa sovraesposizione di William e Kate che fa il paio, per quello che riguarda l’Italia, soltanto con la sovraesposizione di Berlusconi nei Tg, come ha detto ieri l’Agcom?
Allora, come tutte le cose dipende dai punti di vista. Dal mio punto di vista non è normale. E’ un evento ovviamente importantissimo per gli inglesi, ma non capisco perché un italiano – ad esempio: me- questa mattina deve accendere la radio e sentire non uno, non due, ma tutti e tre i canali pubblici radio che parlano per mezzora del royal wedding. Mi sembra veramente abnorme, E’ un vecchio discorso, quando il rosa- nero, cioè quando cronaca rosa e cronaca nera dilagano di solito la regola è che questo va a discapito del resto dell’informazione, quindi va a scapito della realtà.
In una settimana con la vicenda dei bombardamenti in Libia, con le polemiche sulla “trasparenza” – chiamiamola così – di Berlusconi per il nucleare, insomma abbiamo avuto più titoli e più servizi sul royal wedding che non su temi, come dire, più concreti. Ma è un alibi? E’ un qualche cosa di strumentale? Oppure anche le redazioni dei Tg sono “immerse” in questo bagno indistinto a cui ci chiedono di partecipare?
Probabilmente è un po’ tutto. Da parte di qualcuno è “mirato”, diciamo, ci sono gli strateghi. Dopodichè forse ci sono delle leve di giovani colleghi che, malgrado loro, si sono assuefatti. Comincio a sospettare che ci sia qualcuno che crede che il giornalismo è quello, perché è cresciuto in quel clima, che è più o meno quello degli ultimi 15- 20 anni, perché crede che la priorità delle notizie sia quella e perché crede che sia giusto aprire dei telegiornali con il royal wedding anche nei giorni in cui, per esempio, c’è la bomba a Marrakesh.
Michele, per concludere, se c’è l’assuefazione al fatto che forse il giornalismo è questo, nella versione moderna che ci viene propinata, c’è anche l’assuefazione al fatto che la politica è quella che vediamo attraverso i telegiornali.
Sì, anche, certo. C’è l’idea che l’informazione politica sia, per esempio, un mestiere di “mezzi busti” politici, di figurine di politici che per secondi – otto, sette, tre- ti dicono quattro parole che vengono poi montate come una specie di “album Panini” delle dichiarazioni. E’come se il compito del giornalista fosse ficcare un microfono sotto il naso del politico di turno e la telecamera davanti. E’ triste, ma questo è il modello che ha vinto. Io spero che nella nostra categoria, corporazione – chiamiamola così, visto che non so più neanche che cos’è – ci siano dei segni di malessere, di fastidio ma più che altro di noia. Ecco, io ho fiducia, più che nell’indignazione, nella noia, perché è una noia mortale un’informazione fatta in questa maniera.
Dati Auditel di giovedì 28 aprile
Tg1 - ore 13:30 4.238.000 (24.36%) ore 20:00 5.885.000 (25,34%).
Tg2 - ore 13:00 2.898.000 (18,26%) ore 20:302.659.000 (10,21%).
Tg3 - ore 19:00 2.072.000 (13,52%).
Tg5 - ore 13:00 3.801.000 (23.57%) ore 20:004.918.000 (21,14%).
Studio Aperto - ore 12:25 2.508.000 (19,62%) ore 18:30 1.093.000 >(9,01%).
Tg4 - ore 19:00 854.000 (5,49%).
Tg La7 - ore 13:30 1.068.000 (6.13%) ore 20:00 2.361.000 (10,10%).
Fonte: www.tvblog.it