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A Bologna torna la normalità
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di Loris Mazzetti

A Bologna torna la normalità Finalmente a Bologna torna la normalità. Via il commissario (con il rispetto che si deve al prezioso lavoro del prefetto Cancellieri), via i disonesti che hanno umiliato la città che fu di Zanardi, Dozza, Dossetti, Imbeni (imbarazzante la candidatura della Cinzia-gate Cracchi, l’ex di Delbono, compagna dei suoi famosi viaggi a spese della Regione, trenta preferenze), via il rischio di diventare una provincia della Padania, inequivocabile la sconfitta di Berlusconi che ha portato il Pdl sotto il 17%, otto punti in meno rispetto alle regionali dello scorso anno, via l’illusione del terzo polo che con il candidato Aldrovandi ha più che dimezzato l’eredità lasciata da Quazzaloca: non ci si può alleare con chi vuole togliere dalla lapide che ricorda la bomba alla stazione la dicitura: “Strage fascista”, vedere alla voce onorevole Raisi. I bolognesi con il voto hanno dimostrato che non ne possono più del bunga bunga, del ce l’ho duro solo io, dell’attacco alla magistratura, delle leggi ad personam. Bologna ha fatto da nave-scuola per creare un’alleanza in grado di portare il centrosinistra a Palazzo Chigi. A sostenere il neosindaco Virginio Merola il Pd di Bersani, Sel di Vendola, Idv di Di Pietro, Federazione della sinistra e i Laici socialisti riformisti. Il Pd, dopo aver smaltito la sbornia della vittoria, dovrebbe rivedere un po’ la comunicazione delle idee, il rapporto con i cittadini, se vuole far diventare il voto locale, nazionale. Per questa vittoria (non scontata al primo turno), Merola, che ha seminato la sua campagna elettorale anche di gaffes, deve ringraziare soprattutto Amelia Frascaroli (lista Frascaroli-Vendola), determinante con il clamoroso 10%, capace di portare al voto la società civile, arginando l’astensionismo presente in città per i tanti delusi dopo la vicenda Delbono.  Infine il Movimento 5 stelle. Sbaglia chi sottovaluta il 9% raggiunto dai grillini, definendolo un voto di protesta. Il movimento creato da Beppe Grillo è ormai una realtà nazionale, capace di aggregare giovani e non, convinti che i partiti siano tutti uguali una volta al potere. Difficile dargli torto. Se posso permettermi di dare un consiglio a Bersani, Di Pietro e Vendola, gli suggerirei, oltre a rivedere il metodo per scegliere i propri rappresentanti, di andare a leggere il programma del Movimento 5 stelle, sono sicuro che troveranno qualche spunto per rendere il loro più vicino agli elettori.     

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