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"E' stato morto un ragazzo". Il film su Federico Aldrovandi questa sera su Raitre
di redazione
Otto mesi fa la prima proiezione alla Mostra del cinema di Venezia. Poi, pur in mancanza di una distribuzione ufficiale, decine e decine di presentazioni in tutta Italia (cinema, circoli, librerie, scuole, perfino in una palestra). Il successo è arrivato in gennaio dal Festival, BiFest, di Bari, premio come miglior documentario. Il 6 maggio ha ricevuto la statuetta del cinema italiano, il David di Donatello. Il 21 maggio, Rai Tre ore 23.35, trasmetterà il documentario E’ stato morto un ragazzo, Federico Aldrovandi che una notte incontrò la polizia (regia Filippo Vendemmiati, fotografia Marino Cancellari, montaggio Simone Marchi, musiche Valentino Corvino, Promomusic-Corvino Meda editore).
E’ una storia emblematica dell’Italia di oggi che racconta della doppia tragedia di una famiglia, che perde un figlio di diciotto anni dopo uno scontro violento con quattro agenti di polizia e che è costretta a violentare il proprio dolore per ottenere giustizia, lottando contro le stesse istituzioni che inizialmente nascondono la verità.
Dopo la condanna di primo grado a tre anni e sei mesi ai quattro responsabili della morte di Federico Aldrovandi, ora è in corso il processo d’appello dal quale ci si attende una riconferma della sentenza. Ma al di là dei reati e delle pene, che spetta ai giudici stabilire, i fatti che il film ricostruisce sono un duro atto di accusa non alle forze dell’ordine ma a coloro che indegnamente quel giorno vestivano e, purtroppo tutt’ora ancora, indossano quella divisa: hanno prima provocato la morte di un ragazzo che a piedi stava tornando a casa e poi in ogni modo hanno tentato di avvalorare spiegazioni risultate successivamente prive di ogni fondamento.
L’estate scorsa il Ministero dell’Interno ha concesso un risarcimento ai famigliari di Federico Aldrovandi. E’ un atto importante, perché è la prima volta che accade, perché lo Stato non era direttamente coinvolto nel procedimento giudiziario e perché ha il valore di una seconda sentenza che sancisce un’assunzione di responsabilità. Allo stesso tempo va però sottolineato come non si siano fermate le azioni legali da parte di rappresentanti dello stato contro famigliari, gente comune, giornalisti e parenti. Patrizia Moretti, mamma di Federico, si trova nell’assurda e tragica posizione di essere imputata ad un processo per diffamazione, chiamata in causa per un milione e mezzo di euro dal sostituto Maria Emanuela Guerra, per aver detto in alcune interviste che questo stesso magistrato, che poi rinunciò all’incarico, nei primi mesi dell’inchiesta non aveva fatto indagini. Querelati e rinviati a giudizio anche due giornalisti della Nuova Ferrara e uno del sito estense.com per aver pubblicato queste dichiarazioni. Si chiede allo Stato, forte della concessione del risarcimento e degli strumenti che ha a disposizione, di farsi parte attiva nell’azione di ritiro e di rinuncia di tutte le querele, per chiudere senza ulteriori e dolorosi strascichi giudiziari questa tragedia umana.
Infine va ricordato che il film, E’ Stato Morto Un Ragazzo, anche se non è stato direttamente prodotto dalla Rai, è stato realizzato da due giornalisti della Rai, Filippo Vendemmiati e Marino Cancellari, raccoglie servizi dai Tg Rai e dai programmi di Rai Tre Chi l’ha visto? e Un Giorno in Pretura e rappresenta quindi un esempio importante del ruolo della informazione pubblica al servizio delle battaglie di dignità e di civiltà.
E’ una storia emblematica dell’Italia di oggi che racconta della doppia tragedia di una famiglia, che perde un figlio di diciotto anni dopo uno scontro violento con quattro agenti di polizia e che è costretta a violentare il proprio dolore per ottenere giustizia, lottando contro le stesse istituzioni che inizialmente nascondono la verità.
Dopo la condanna di primo grado a tre anni e sei mesi ai quattro responsabili della morte di Federico Aldrovandi, ora è in corso il processo d’appello dal quale ci si attende una riconferma della sentenza. Ma al di là dei reati e delle pene, che spetta ai giudici stabilire, i fatti che il film ricostruisce sono un duro atto di accusa non alle forze dell’ordine ma a coloro che indegnamente quel giorno vestivano e, purtroppo tutt’ora ancora, indossano quella divisa: hanno prima provocato la morte di un ragazzo che a piedi stava tornando a casa e poi in ogni modo hanno tentato di avvalorare spiegazioni risultate successivamente prive di ogni fondamento.
L’estate scorsa il Ministero dell’Interno ha concesso un risarcimento ai famigliari di Federico Aldrovandi. E’ un atto importante, perché è la prima volta che accade, perché lo Stato non era direttamente coinvolto nel procedimento giudiziario e perché ha il valore di una seconda sentenza che sancisce un’assunzione di responsabilità. Allo stesso tempo va però sottolineato come non si siano fermate le azioni legali da parte di rappresentanti dello stato contro famigliari, gente comune, giornalisti e parenti. Patrizia Moretti, mamma di Federico, si trova nell’assurda e tragica posizione di essere imputata ad un processo per diffamazione, chiamata in causa per un milione e mezzo di euro dal sostituto Maria Emanuela Guerra, per aver detto in alcune interviste che questo stesso magistrato, che poi rinunciò all’incarico, nei primi mesi dell’inchiesta non aveva fatto indagini. Querelati e rinviati a giudizio anche due giornalisti della Nuova Ferrara e uno del sito estense.com per aver pubblicato queste dichiarazioni. Si chiede allo Stato, forte della concessione del risarcimento e degli strumenti che ha a disposizione, di farsi parte attiva nell’azione di ritiro e di rinuncia di tutte le querele, per chiudere senza ulteriori e dolorosi strascichi giudiziari questa tragedia umana.
Infine va ricordato che il film, E’ Stato Morto Un Ragazzo, anche se non è stato direttamente prodotto dalla Rai, è stato realizzato da due giornalisti della Rai, Filippo Vendemmiati e Marino Cancellari, raccoglie servizi dai Tg Rai e dai programmi di Rai Tre Chi l’ha visto? e Un Giorno in Pretura e rappresenta quindi un esempio importante del ruolo della informazione pubblica al servizio delle battaglie di dignità e di civiltà.
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