di Osservatorio TG
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I Tg di mercoledì 25 maggio 2011- Qualche volta ritornano: il rinvio a giudizio dei membri della Commissione Grandi Rischi per il mancato allarme per L’Aquila ci riporta indietro di due anni: primo titolo per Tg 5, presente su Tg 3, Tg 2, Tg 1, Tg La 7. Ma ritornano - solo su Tg La 7, però - anche i nomi della confraternita, o della cricca, dei beneficiati dall’imprenditore Anemone. Tre settimane fa, il 5 di maggio, tutte le testate avevano riportato la notizia di Scajola “scagionato” dalla Procura di Perugia; solo flebili voci si erano allora alzate a segnalare che l’ex ministro nell’indagine di Perugia non era mai entrato. Ora che le carte passano a Roma e conterrebbero tra gli altri proprio il nome di Scajola, i Tg , con l’eccezione già citata di Mentana, tacciono.
A tre giorni dalla conclusione della campagna elettorale, segnaliamo i consueti bizantinismi di Emilio Fede su e contro la par condicio; qualche effetto le multe Agcom lo hanno comunque portato, se è vero che Studio Aperto fa un’intervista verosimile a Enrico Letta del Pd e poi fa ascoltare “addirittura” elettori pro- Pisapia. Tg 1 e Tg 5 affrontano la politica abbrancando la ciambella delle antiprime del Premier a Porta a Porta. Tg 3 e Tg La 7 fanno vedere le contraddizioni e gli scontri Lega/ Pdl sui ministeri e intravedere lo scarica barile delle varie fazioni in vista di un’ulteriore sconfitta ai ballottaggi.
Ma se la politica “non tira” in questi giorni per molte testate, abbiamo contato anche questa sera almeno una decina di servizi di cronaca criminale tra Studio Aperto, Tg 1 e Tg 5 e Tg 2. Che ci sia un rapporto tra queste due percezioni? Morbosità e ansia devono essere e rimanere ingredienti obbligati nella costruzione delle scalette? Nel commento abbiamo parlato con Michele Serra del degrado a cui siamo quotidianamente esposti “consumando” Tg.
In conclusione una notazione sugli esteri: per Tg 1 l’apertura sulla presenza londinese di Obama è dedicata all’abbigliamento delle diverse “first Ladies”, e al successo delle vendite del vestito di Kate.
Alberto Baldazzi
Il Commento di Michele Serra, giornalista
(Intervista di Lorenzo Coletta)
Michele Serra, il caso Scazzi , la “madre” di tutte le notizie di cronaca criminale, testimonia un avvitamento in senso morboso e ansiogino dell’informazione dei nostri Tg.
“Purtroppo non è una novità. Direi che, più che una novità, è la conferma di una tendenza molto radicata o morbosa che è dannosa in due sensi: primo, in sé; nel senso che abitua il pubblico a considerare il crimine una forma di “spettacolo”, e due, perché leva spazio al resto dell’informazione. Quindi è un’ingombrantissima mania che serve, tra l’altro, come surrogato di un’informazione così come dovrebbe essere intesa in un paese civile; qualcosa che inviti a conoscere e a ragionare. Le due cose vanno insieme,avere dati sulla realtà e ragionarci sopra. Questo, invece, è una sorta di “entertainment” spacciato per informazione.”
Quando poi non è Sarah Scazzi, ecco apparire Melania, Yara, Elisa Claps. Figure femminili totalmente snaturate fino a far loro perdere qualsiasi connotato reale e annichilire il sentimento stesso di pietà…
“Sì, bisogna insospettirsi quando appare solo il nome e non il cognome. Ecco, quando Sarah Scazzi diventa “Sarah” e l’altra povera signora morta diventa “Melania” lì vuol dire che non sono più “morti in carne e ossa”, se posso usare questa espressione un po’ cruda, ma sono icone di una recita, sono personaggi, diventano personaggi di una fiction, levando, tra l’altro, la dimensione reale del delitto. Se ogni delitto dovesse diventare una saga nazionale sparirebbe veramente tutto il resto dell’informazione dei notiziari. Oltretutto, poi, c’è un sentore di profanazione, di morbosità impicciona, perché poi, appunto, nascono i famosi pellegrinaggi sul luogo del delitto, che sono veramente orribili. Ecco, quella lì è una buonissima cartina di tornasole: quando sentite pronunciare un nome senza cognome vuol dire che ci siamo ricaduti, che siamo di nuovo in fondo a quel tunnel e che non stiamo più parlando di un delitto, di un fatto di cronaca, ma stiamo entrando dentro una grande fiction.”
Al giornalista Tv oramai viene chiesto di essere un “racconta storie”, possibilmente criminali. Questa degenerazione è universale, o fa riferimento ad un quadro italiano particolarmente tetro?
“Ho l’impressione che in Italia si sia al peggio, alla fine di una scala discendente dove abbiamo saltato molti gradini tutti insieme. Penso che quello dell’informazione, o della pseudo-informazione morbosa, che si fonda fondamentalmente sul sesso e sul sangue, sia un problema mondiale. Dubito che esistano, almeno in Europa, altri paesi dove programmi cosiddetti “di approfondimento” – penso a “Porta a porta”, per esempio - riescano a fare 10, 15, 20 puntate dedicate allo stesso delitto, con la stessa “compagnia di giro” terribile: il criminologo, la giudicessa, che ripetono sempre, amplificando dettagli, la stessa parte nella commedia. No, la mia impressione – non suffragata da dati, comunque - a colpo d’occhio è che qui da noi sia abbastanza impressionante. Certamente riguardo al sesso, e quindi all’uso della donna, la stampa estera si è già interrogata più volte su come siamo ridotti; c’è stata un’inchiesta recente- mi sfugge in questo momento di quale magazine inglese – sulla televisione italiana sulla quale, appunto, si considerava come lo “standard” delle parti anatomiche femminili sia elevatissimo rispetto al resto d’Europa. Penso che le cose vadano abbastanza a braccetto: crimine e sesso, nero e rosa, gossip e noir: le due facce di una stessa medaglia, che è quella di un’informazione sempre più “popolarizzata”, in realtà contraffatta, artefatta, perché parte dal principio che il popolo abbia bisogno soltanto di “emotività” e non di “informazione”. Io ho letto con piacere che il nuovo Direttore Generale della RAI vorrebbe intervenire soprattutto sui palinsesti pomeridiani, che sono spaventosi, anzi somigliano moltissimo, sono il calco dei pomeriggi Mediaset e parlano esclusivamente di questo: di fidanzamenti tra attori e di delittacci.”
Dati Auditel di martedì 24 maggio 2011
Tg1 - ore 13:30 4.271.000 24,73% ore 20:00 5.258.000 24,40%.
Tg2 - ore 13:00 3.263.000 20,78% ore 20:30 2.780.000 11,11%.
Tg3 - ore 19:00 2.032.000 14,86%.
Tg5 - ore 13:00 3.628.000 22,67% ore 20:00 4.087.000 18,94%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.554.000 20,01% ore 18:30 1.108.000 10,05%.
Tg4 - ore 19:00 809.000 5,76%.
Tg La7 - ore 13:30 969.000 5,60% ore 20:00 2.351.000 10,78%.
Fonte: www.tvblog.it