di Osservatorio TG
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I Tg di mercoledì 13 luglio 2011 - Come cambia il vento! Tg 5, ma soprattutto Tg 1, tentano di dirci che siamo già fuori dal tunnel, dopo aver messo la sordina agli allarmi dei giorni scorsi. Per Emilio Fede, che fino a ieri ha mostrato riluttanza assoluta a parlare di crisi e difficoltà che, “al massimo”, erano europee e non italiane, la notizia è che venerdì passa la manovra : facile come bere un bicchier d’acqua. Tg 3 continua invece a “pistare” sulle contraddizioni e a scandagliare i segnali, forti e deboli, che vengono, i primi dalle opposizioni e ancora una volta oggi da Draghi, i secondi dalla maggioranza che si diverte a scombinare le carte con i dissidenti sul ridimensionamento degli ordini professionali. Anche il Tg 2, come TG la 7, parte dalle novità della manovra, che uscirà dalle aule più dura e marcata rispetto al testo iniziale. Mentana - chissà se ieri ci ha letto? - recupera sulla latitanza di Berlusconi che oramai
attira critiche anche nel centro destra.
Il mondo è bello perché è vario, ma un minimo comun denominare quando si racconta la stessa notizia, dovrebbe esser comunque riscontrabile, pure nella diversità delle linee editoriali. Di questa informazione che spesso appare precotta e che punta a portare in tavola un predigerito, un omogeneizzato incolore e insapore che cerca di disturbare meno possibile chi comanda, nel commento abbiamo parlato con Corradino Mineo, Direttore di Rai News , uno dei pochi piatti apprezzati da chi di informazione vuole nutrirsi. Compresso, ieri come oggi, dal predominio della finanza, fà qualche breve apparizione il “finto” testamento biologico, o per meglio dire la legge approvata che lo impedisce. Una volta tanto Emilio Fede sceglie l’interlocutore “avverso” ai suoi: Ignazio Marino, cui viene
concesso uno spazio più che dignitoso.
Un dato atterrente ci ha colpito in un titolo del Tg 5: il crollo delle vendite di cocomero. Non abbiamo avuto il coraggio di seguire anche il servizio.
Il commento di Corradino Mineo, Direttore di Rainews
(Intervista di Alberto Baldazzi)
Corradino Mineo, noi che nevroticamente e quotidianamente osserviamo i Tg, abbiamo notato che il venerdì e il lunedì neri sono stati trattati in maniera, come dire, quasi frivola e da “varie ed eventuali” da molti Tg di prime time. Solo - lo notiamo senza alcuna piaggeria - Rai News, con molti servizi e commenti, ma senza parossismi, seguito dal Tg 3 e in qualche misura il Tg2, hanno cercato di spiegare cos’è veramente accaduto, ovvero di evidenziare le eventuali responsabilità del governo nella crisi dei titoli e della Borsa. E’ così difficile fare informazione corretta che racconti agli italiani quello che accade veramente?
“Mah, guarda io non so risponderti; dei principali telegiornali di prime time ho visto solamente i titoli, ed effettivamente quelli del Tg1 e del Tg5 mi sembravano molto deboli, se non addirittura sbagliati. Certo non è facile raccontare quello che è successo, perché la tendenza della divisione per generi dell’informazione porta a dire: problema economico, ragioni economiche, speculazione, debito, mentre la politica parla in maniera autoreferenziale di “governo che va avanti,o governo che non va avanti; che cosa succede in rapporto al pagamento o il mancato pagamento del risarcimento Fininvest alla Cir? Questa domanda non viene posta. Invece, con ogni evidenza , le due cose sono collegate, e la crisi finanziaria è legata alla mancata credibilità del governo. E’ bastato che Napolitano prendesse ieri sotto la sua ala protettrice maggioranza e opposizione e, almeno nell’immediato, la Borsa di Milano è rimbalzata, lo spread dei titoli è stato un po’ meno vistoso, rispetto a quanto accaduto lunedì. Noi abbiamo cercato di raccontarlo. Credo che al di là delle responsabilità dei singoli, che possono esserci, non è usuale ricercare ormai nel nostro mestiere le connessioni tra le cose. Si mette il pilota automatico raccontando mezze verità. Poi, certo. ci può anche essere dell’altro;, ci può essere la volontà deliberata di sottovalutare la gravità del momento; questo, però, non sono in grado di certificarlo”.
Cogliamo l’ occasione per fare gli auguri a te e a Rainews per una buona estate, e chiederti se il nuovo panorama che si presenterà anche per le “all news” in autunno, con la prevista partenza della all news di Mediaset, in qualche maniera interferisce, interessa o addirittura preoccupa Rainews.
“Mah, guarda io posso dirti solo questo: noi siamo tra tutti i canali Rai – questi sono dati ufficiali della Rai, che però non sono mai stati oggetto di una nota della dirigenza Rai- di tutti i canali della Rai,sia generalisti che specializzati, la rete che ha avuto il più forte incremento, in termini di percentuale e quindi di spettatori. Quindi di fronte alla concorrenza siamo molto confidenti; del resto un anno avevamo due terzi degli spettatori di Sky; oggi siamo noi ad averne 3 contro i 2 di Sky. Questa è la dimensione della rimonta e del sorpasso sul nostro principale concorrente. Le mie preoccupazioni sono tutte di natura interna. Non riesco a capire perché per la Rai noi quasi non esistiamo; perché la Rai non investa un minimo sulla nostra rete. Oggi è saltato il condizionatore e non possiamo mandare in onda i servizi perché il server digitale è completamente bloccato. Non esiste nel mondo una all news che non abbia un server, magari più piccolo, di riserva. Questo per rappresentanti come siamo combinati. Non possiamo cambiare studio perché siamo l’unica televisione al mondo che non ha un operatore di ripresa, sottolineo, un solo operatore di ripresa, non 3 o 4, per poter riprendere con più camere. E’ questa, quindi, la mia preoccupazione: di natura solo interna. Dal punto di vista dei rapporti con le altre all news ci difendiamo più che bene.”
Mineo, in conclusioni volevo chiederti un giudizio sul livello professionale, anche se è difficile dare valutazioni su altri colleghi, E’ possibile che l’informazione , quella residuale che ormai possiamo definire “ vera”, sia relegata a qualche quotidiano, a qualche sito di informazione, a una all news e a qualche “trancio” di Tg? C’è anche un problema di identità professionale per chi fa questo mestiere, perché io escludo che possa esserci un problema di intelligenza o di cultura di base.
"Questa cosa, in modo meno parossistico che in Italia , si è evidenziata un po’ dovunque nel mondo. Quando io avevo vent’anni i grandi telegiornali generalisti americani erano una delizia. Di fatto oggi se tu sei negli Stati Uniti ti informi veramente, come fanno i giovani italiani, con internet o con le all news, ma molto raramente ti guardi un programma, ad esempio, della Cbs, o i grandi programmi faro dei maggiori network. In Italia, per altro, Minzolini questo addirittura lo teorizza; teorizza che deve fare un telegiornale omogeneo alla logica di una rete generalista: leggi “commerciale”, perché, ad essere onesti, proprio di una rete commerciale dobbiamo parlare ; questo intende Minzolini. Ha ragione? Ha torto? Dovremmo investire nella all news anziché nei telegiornali generalisti? Dovremmo cambiare l’orientamento dei telegiornali, e se sì, in nome di cosa? E che cos’è il servizio pubblico? Tutto quello che fa la Rai è servizio pubblico, o solo una parte deve esserlo? Siamo molto indietro nel dibattito italiano su questi temi; Questo vale sul piano generale. Sul piano specifico della professionalità, non voglio eludere il chiaro significato politico della tua domanda. C’è un conflitto di interessi monumentale, come si è visto in occasione dell’uscita di Santoro dalla sua condizione di dipendente, e come si può notare dal fatto che La 7 - che fa anche delle buone cose- , difficilmente decollerà, dato che la situazione attuale è caratterizzata da un sistema pubblicitario controllato dalla macchina da guerra del Presidente del Consiglio. E’ assolutamente ovvio che molto difficilmente si troverà un imprenditore disposto a spendere i soldi necessari per fare de La 7 il vero terzo polo. Ma questo monumentale conflitto di interessi , da quindici anni a questa parte, lo hanno voluto tutti. Quindi vedere che a lamentarsi sono proprio quelli che l’hanno voluto, equivale ad uno sfottò verso chi lavora ogni giorno, veramente, con l’obbiettivo di informare”.
Dati auditel del TG di martedì 12 luglio
Tg1 - ore 13:30 3.333.000 20,45% ore 20:00 3.697.000 21,54%.
Tg2 - ore 13:00 3.172.000 20,40% ore 20:30 1.928.000 10,16%.
Tg3 - ore 19:00 1.664.000 14,79%.
Tg5 - ore 13:00 3.365.000 21,40% ore 20:00 3.190.000 18,49%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.875.000 23,04% ore 18:30 900.000 10,25%.
Tg4 - ore 19:00 670.000 5,86%.
Tg La7 - ore 13:30 900.000 5,53% ore 20:00 1.956.000 11,23%.
Fonte: www.tvblog.it