di Norma Ferrara*
Roberto direbbe “calma e gesso” e noi continuiamo da lì. Roberto è Roberto Morrione, direttore di Libera Informazione, scomparso nel maggio scorso. Oggi ad aprire la riunione Mara Filippi Morrione, la moglie di Roberto, da anni al fianco di Libera Informazione e oggi pronta a seguire il percorso della redazione e del progetto nazionale. «Roberto direbbe di non lasciare questa riunione senza “compiti” precisi, senza scegliere gli obiettivi concreti da portare avanti», ha detto Mara Filippi nel suo intervento. Al centro dell’incontro di oggi il futuro della rete di Libera Informazione.
Gli obiettivi e l’analisi di questi tre anni e mezzo di lavoro sono stati presentati in una relazione, realizzata dalla redazione di Libera Informazione. E poi il prezioso incontro con le tante “antenne” sul territorio. A partire dall’Abruzzo con il giornalista Angelo Venti che ha raccontato il lavoro fatto a L’Aquila e l’importanza proprio nei giorni del black out di una informazione "porta a porta" capace di raggiunger chi non ha accesso al web. Gabriella Stramaccioni, coordinatrice di Libera ha sottolineato il grande investimento fatto dall'associazione nel settore informazione di Libera, da Narcomafie, alla comunicazione, all' informazione. "Serve unire le forze per mettere a sistema il lavoro che su tutti i territori e nelle sede centrale fanno proprio sul versante dell’informazione continuare cosi - afferma la Stramaccioni". Anche Marika De Maria – giornalista di Narcomafie – ha ricordato l’importanza di un coordinamento sempre più stretto con la redazione di Libera Informazione e l’ufficio stampa. Da Antonio Turri – referente di Libera per il Lazio e giornalista di Libera Informazione arriva una proposta: «Roberto ed era un fuori classe. Noi da “mediani” quali siamo però possiamo continuare a fare quello che ci ha insegnato. E farlo bene. Una su tutte: osare. Turri lancia l'idea di laboratori sperimentali nei quali far crescere giovani e monitorare il territorio. Redazioni periferiche, partendo da Roma e dal Lazio – per «tornare a fare le grandi inchieste di questo Paese».
Dall'organizzazione si passa alle battaglie aperte sui territori. Come quella che si sta combattendo in silenzio in Molise, portata avanti dal referente di Libera, che chiede a gran voce «costruiamo anche in Molise la rete di Libera Informazione e Narcomafie, la situazione che riguarda le infiltrazioni mafiose sul territorio». Un invito che è stato subito raccolto e rilanciato per andare a scoprire cosa è accaduto nella regione ex isola felice. E poi storie dalle città di frontiera. Come quella di Carlo Ruta che racconta «Libera Informazione mi abbia “accolto – raccolto” dalla solitudine cui ero stato relegato per le mie inchieste - e io mi sono subito sentito a casa. La situazione dell’Est della Sicilia, area in cui sono stati uccisi tre giornalisti, è particolarmente complessa ed è “il paradiso fiscale” delle mafie. E poi la storia lunga e radicata sul territorio, de “I Siciliani” di Catania. A portarla, il giornalista antimafia, Riccardo Orioles, compagno di viaggio di Libera Informazione.
«Trent’ anni fa venivo licenziato dal “Giornale del Sud” e salutavo Pippo Fava ad un bar - ricorda. Oggi sono qui con voi giovani. Abbiamo vinto noi, i mafiosi sono morti e sepolti. Ma c’è ancora molto da fare». «Abbiamo mancato la prima rivoluzione con le emittenti locali – continua – e oggi stiamo mancando la seconda con i nuovi strumenti di comunicazione. Libera Informazione deve guardare in questa direzione». E poi Trapani e l’impegno di un cronista come Rino Giacalone che racconta la terra in cui la mafia si è fatta impresa. E molti altri.
Un nuovo inizio per Libera Informazione. Si riparte da Firenze per: una migliore comunicazione della lotta antimafia, una copertura sempre più documentata delle infiltrazioni mafiose nel Paese, progetti di formazione nelle scuole e tanto altro.
*www.liberainformazione.org