di Danilo Sinibaldi
Studiano, si preparano, magari si specializzano. Ma poi restano a casa senza lavoro. E’ la condizione dei giovani del sud secondo il Rapporto 2011 della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno).
Due giovani su tre nel meridione sono a spasso: il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il nord del Paese (56,5%). Dati che inducono la Svimez a sollevare “la questione generazionale” che diventa in quest’area dell’Italia “emergenza e allarme sociale”. Timori confermati dall'aumento degli inattivi (cioè persone che non lavorano e non cercano attivamente un lavoro) aumentati, tra il 2003 e il 2010, di oltre 750mila unità.
Non solo i giovani. La piaga della disoccupazione al sud riguarda tutte le fasce d’età, con tassi di senzalavoro doppi rispetto alle aree del centro nord. I dati sono impietosi e non lasciano intravedere elementi di positività per il futuro: il tasso di disoccupazione stabile è del 13,4%, in aumento di quasi un punto e mezzo rispetto a due anni fa. Peggio! E' morta anche la speranza: il 25% dei meridionali non lavora o ha smesso di cercare un'occupazione. Se mettiamo nel conto dei non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non attivamente, il tasso di disoccupazione corretto sale al 14,8% a livello nazionale, dall'11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più rispetto al tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord.
In particolare in Campania, segnala la Svimez, lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria il 42,2% e in Sicilia il 42,6.
Il tasso d'occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l'eccezione di Valle d'Aosta, Friuli e Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto (68,5%). Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (-2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%).
Come può questo governo continuare continuare a fare propaganda sul Piano Sud o sulla Banca del Sud che, entrati nel quarto anno della legislatura, sono ancora in alto mare? Come è possibile continuare a rinviare la partenza di una stagione di riforme per lo sviluppo sostenibile?
L'occupazione giovanile, come confermano i dati dello Svimez, è una delle emergenze del nostro Paese sulla quale è possibile intervenire concretamente. Come? Intanto diminuendo il costo del lavoro stabile, escludendo la retribuzione contrattuale dalla determinazione degli appalti al massimo ribasso o estendendo gli ammortizzatori sociali anche al lavoro precario e prevedere un rimborso spesa per stagisti e tirocinanti.
I dati terrificanti sulla disoccupazione giovanile dovrebbero convincere il governo a dichiarare lo stato d’emergenza: un esecutivo con un minimo d’interesse per il Paese dovrebbe lavorare in Parlamento, coinvolgendo anche le Regioni, per trovare la soluzione migliore per uscire dalla crisi. È indispensabile investire tutto sull’innovazione e sulla ricerca, puntando sulle nuove generazioni. Questo governo, invece, ha costretto i giovani laureati alla precarietà permanente, obbligando quasi 30mila ragazzi ad abbandonare ogni anno le loro terre per cercare un’occupazione nel nord Italia o nel nord Europa.