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Compatta la redazione del Tg2: si a un direttore con pieni poteri
di redazione
No a un terzo interim, sia pure mascherato. No a un direttore esterno che in un momento di crisi economica della RAI sarebbe uno scandalo. No a un direttore estraneo alla storia della nostra testata. I tre no arrivano dalla redazione del Tg2, mai così unita. I giornalisti della seconda testata della Rai si rivolgono direttamente al CdA per chiedere, dopo sei mesi di vacatio, un direttore con pieni poteri.
La situazione è diventata insostenibile – dicono – e una scelta definitiva non è più rinviabile. Per questo il primo no della redazione del Tg2 è un no a un terzo interim, “sia pure mascherato” (il riferimento è all’ipotesi circolata nei piani alti di Viale Mazzini di nominare l’attuale direttore della TgR Alberto Maccari alla vigilia del pensionamento).
Ma la redazione - messa a dura prova anche da interminabili lavori per la digitalizzazione del sistema produttivo di cui ancora non si vede la fine – è decisa questa volta a fare sentire la sua voce. E quello che ha da dire non è certo scontato nella Rai del conflitto di interessi e della P4. Non vogliono un direttore che piova da fuori (fuori dalla Rai o fuori dal Tg2). Non vogliono un direttore nominato secondo logiche partitiche.
“Negli ultimi tre mesi – si legge nel documento dell’assemblea di redazione - il Tg2 ha offerto un prodotto equilibrato, completo e di servizio pubblico che i telespettatori hanno mostrato di gradire, premiandolo con ascolti crescenti”. Per questo la redazione chiede che il CdA confermi la scelta fatta all’unanimità tre mesi fa, quando ha nominato Marcello Masi direttore ad interim e consenta alla redazione di continuare a lavorare.
La risposta piccata dell’Azienda tradisce un certo nervosismo e fastidio per l’intromissione dei giornalisti nelle scelte del CdA. “I vertici aziendali – si legge in una nota – pur nel rispetto delle valutazioni del Comitato di Redazione del Tg2, rivendicano il loro ruolo di editore e, nell’esclusivo interesse dell’Azienda, sceglieranno nei tempi dovuti una professionalità adeguata per la guida della testata”.
Peccato che i “tempi dovuti” siano scaduti da sei mesi e che i nomi che circolano (Susanna Petruni e Mario Sechi) sembrano ancora una volta dettati proprio da logiche partitiche più che dall’interesse dell’Azienda e dal dovere di servizio pubblico. Il Tg2 ha chiesto un incontro di conciliazione in vista di uno sciopero della testata. Intanto, in concomitanza con la riunione del CdA di mercoledì, ha organizzato un presidio davanti alla sede di Viale Mazzini. Nei cartelli solo una scritta: Tg2.
L’unità e la compattezza della redazione è una vera novità all’interno della testata e anche all’interno della Rai, tanto da spingere il segretario dell’Usigrai Carlo Verna a commentare così: “Davanti al cavallo di viale Mazzini manifestano giornaliste e giornalisti con le più diverse storie professionali, spesso contrapposti nei congressi della Fnsi e dell’Usigrai e con idee politiche estremamente variegate, uniti nel segno dell’autonomia. Si tenga conto di tutto ciò, questo è un fatto nuovo per la Rai e oso dire un piccolo laboratorio per il Paese”.
La situazione è diventata insostenibile – dicono – e una scelta definitiva non è più rinviabile. Per questo il primo no della redazione del Tg2 è un no a un terzo interim, “sia pure mascherato” (il riferimento è all’ipotesi circolata nei piani alti di Viale Mazzini di nominare l’attuale direttore della TgR Alberto Maccari alla vigilia del pensionamento).
Ma la redazione - messa a dura prova anche da interminabili lavori per la digitalizzazione del sistema produttivo di cui ancora non si vede la fine – è decisa questa volta a fare sentire la sua voce. E quello che ha da dire non è certo scontato nella Rai del conflitto di interessi e della P4. Non vogliono un direttore che piova da fuori (fuori dalla Rai o fuori dal Tg2). Non vogliono un direttore nominato secondo logiche partitiche.
“Negli ultimi tre mesi – si legge nel documento dell’assemblea di redazione - il Tg2 ha offerto un prodotto equilibrato, completo e di servizio pubblico che i telespettatori hanno mostrato di gradire, premiandolo con ascolti crescenti”. Per questo la redazione chiede che il CdA confermi la scelta fatta all’unanimità tre mesi fa, quando ha nominato Marcello Masi direttore ad interim e consenta alla redazione di continuare a lavorare.
La risposta piccata dell’Azienda tradisce un certo nervosismo e fastidio per l’intromissione dei giornalisti nelle scelte del CdA. “I vertici aziendali – si legge in una nota – pur nel rispetto delle valutazioni del Comitato di Redazione del Tg2, rivendicano il loro ruolo di editore e, nell’esclusivo interesse dell’Azienda, sceglieranno nei tempi dovuti una professionalità adeguata per la guida della testata”.
Peccato che i “tempi dovuti” siano scaduti da sei mesi e che i nomi che circolano (Susanna Petruni e Mario Sechi) sembrano ancora una volta dettati proprio da logiche partitiche più che dall’interesse dell’Azienda e dal dovere di servizio pubblico. Il Tg2 ha chiesto un incontro di conciliazione in vista di uno sciopero della testata. Intanto, in concomitanza con la riunione del CdA di mercoledì, ha organizzato un presidio davanti alla sede di Viale Mazzini. Nei cartelli solo una scritta: Tg2.
L’unità e la compattezza della redazione è una vera novità all’interno della testata e anche all’interno della Rai, tanto da spingere il segretario dell’Usigrai Carlo Verna a commentare così: “Davanti al cavallo di viale Mazzini manifestano giornaliste e giornalisti con le più diverse storie professionali, spesso contrapposti nei congressi della Fnsi e dell’Usigrai e con idee politiche estremamente variegate, uniti nel segno dell’autonomia. Si tenga conto di tutto ciò, questo è un fatto nuovo per la Rai e oso dire un piccolo laboratorio per il Paese”.
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