di Giorgio Santelli
Sono arrivati ieri sera, alla spicciolata e un po' alla volta. Poi l'afflusso sempre più consistente. In treno, in pulmann, e una persona anche in bicicletta. Si tratta di Gaetano che giovanissimo non lo è più. Nel senso che viene non per partecipare al Meeting dei giovani ma per la Marcia della Pace di Domenica. Lui arriva, come abbiamo detto, a bordo di una graziella anni '70 rossa con un piccolo rimorchio a due ruote con sopra una tenda e quel che serve per un lungo viaggio. Sì, un lungo viaggio. Più di 720 chilometri sulla Francigena per poi salire, da Acquapendente in provincia di Viterbo, verso Assisi. Ha sbagliato i calcoli ed è stato troppo severo con sè stesso. E' partito da Lodi lunedì ed è arrivato la sera di giovedì. "Ho allungato un po'", ci dice, "altrimenti sarei arrivato ieri sera e non trovavo nessuno.
Di buon mattino, oggi, che è venerdì, dal treno regionaleche arriva da Roma scendono i ragazzi. Scolari, studenti delle classi superiori, rappresentanti degli studenti medi e delle università.
Poi tanti scout, con sacco a pelo e stuola arrotolata sulle spalle. Belli e sani, delle giovani marmotte per la pace, si potrebbe dire. Li senti parlare di pace, di diritti e dalla stazione di Bastia, che sta ad un chilometro e mezzo dal centro fiere dove i padiglioni saranno occupati da seminari e convegni, fanno un serpentone piacevole di chiacchiere e canzoni che sanno "di buono". Se uno si ferma a pensare al ritratto che dei giovani i media hanno dato in questi ultimi anni, sembra quasi che vi sia un mondo fatto di tornisti, escort ed olgettine. Ma i giovani che pensano al loro futuro, ad un mondo fatto di interessi e non di strade facili, rappresenta a maggioranza. E a Bastia ce ne è uno spaccato consistente. E così, quando alle 11.00 il meeting apre i battenti, i ragazzi sono più di 2000. Si preparano alla 50esima edizione della marcia per la pace Perugia-Assisi. Per quel sogno immaginato da Aldo Capitini e che continua, espandendosi di anno in anno, dal 1961 sino ad oggi. Cinquanta anni di voglia di pace.
Ai seminari dei giovani partecipano in tanti. Il ruolo dei giovani nella rivoluzione del Maghreb e la richiesta di un seggio all’Onu per lo stato Palestinese sono due temi al centro dell’intervista a Lucia Goracci, giornalista Rai e inviata del Tg3 in Libia. “Un seggio all’Onu per lo stato Palestinese potrebbe aiutare a risolvere quel conflitto, dà più armi alla alla diplomazia”. Ma è proprio il ruolo dei giovani nella primavera democratica che ha interessato il nord Africa ad essere il tema più sentito al meeting dei giovani per la Pace al quale è intervenuta la giornalista Rai. Sono stati proprio i giovani, insieme alle donne, i principali interpreti della rivoluzione maghrebina.
Al meeting c’è anche Paolo Ruffini e spiega come la vera sfida del servizio pubblico non sia solo quella di raccontaretemi come la pace, i diritti ma di farlo senza dover pregiudicare gli ascolti. “Questa è la sfida che RaiTre ha accettato”, afferma il direttore. Ed è una sfida che è stata vinta perché gli spettatori hanno premiato e premiano la terza rete.
Ruffini intende lavorare nello stesso modo anche a La7, la rete che tra pochi giorni lo vedrà nuovo direttore. “Penso che RaiTre continuerà a svolgere quella funzione che sino ad oggi ha svolto perché è una rete fatta da tanti e bravi professionisti”.
Tra i tanti laboratori che coinvolgono i 4000 partecipanti si sta svolgendo” Comunicare la pace con l’Africa” Coordinato da Michela Trevisan e Ismail Ali Farah di Afriradio.
Tra i tanti laboratori che coinvolgono i 4000 partecipanti si sta svolgendo "1000 orti per la pace" con la partecipazione di Marta Messa e Sara El Sayed di Slow Food.