di Federico Orlando*
Cara Europa, ho letto la pagina che martedì avete dedicato alla lettera che 69 direttori di giornali di partito, di cooperative, no profit e diocesani hanno scritto a Napolitano, affinché intervenga sul governo prima che questo faccia cadere il lama sul Fondo per l'editoria, già ridotto negli ultimi anni. La ghigliottina comporterebbe la chiusura di oltre cento giornali -tra veri e pseudo - , lasciando in edicola solo quelli dei grandi gruppi imprenditoriali e finanziari, che fra l'altro rastrellano quasi tutta la pubblicità. Ho letto anche la risposta del presidente, col suo duplice appello al governo, perché non metta a rischio la pluralità dell'informazione, e a voi, giornali a rischio, perché escludiate il molto loglio che cresce in mezzo al vostro grano. A sostegno di questa ineccepibile logica della libertà e del risparmio, non potrebbero i partiti manifestare insieme, per impedire almeno questo delitto contro le libertà di tutti? Miriam Civati, Milano
Cara signora, la ringrazio per averci esortato a gettare il loglio che cresce nel nostro grano, e così contribuire sia alla politica selettiva del risparmio (che è necessaria) sia a trarre il governo dalla sua dionisiaca follia di uccidere quel che resta delle libertà civili: dai licenziamenti dei lavoratori alla libertà d'informare e d'essere informati. So che è troppo facile, ma non rinuncio a chiedere se Europa o Avvenire e Avanti! di Lavitola possano comparire nel medesimo elenco (firmato da chi?), o se non sia la proterva intenzione di imbavagliare il dissenso a far maturare propositi di liberticidio. Il tutto mentre in televisione dilaga lo scandalo di Rai1, dove la coppia Minzolini-Ferrara sta affondando gli ascolti, ed emerge la pretesa di Ferrara, sempre più felice di vestire i panni di “ultima raffica”, di proporsi anche per il secondo canale, nello spazio che fu di Santoro: che a molti poteva non piacere, come a volte non piaceva a me, ma che milioni di euro alla Rai ne ha portati. In questo quadro di strangolamento dell'informazione e dell' opposizione, è singolare che Matteo Renzi non si limiti a proporre, come da tempo chiedono tutti i ”liberali”, che Rai1 e Rai2 siano finanziati solo con la pubblicità (a patto, aggiungiamo, che il mercato della pubblicità sia trasparente e non fagocitato da un unico squalo); ma proponga anche “l'azzeramento dei contributi alla stampa di partito”, facendo un fascio del grano e del loglio. Ma così rottamiamo i dinosauri o la libertà di stampa, lasciata ai soli miliardari? Auspicherei con lei, gentile signora, che per una volta i partiti e le associazioni a cui si riferiscono i giornali minacciati si unissero in piazza con tanto popolo, per parlare all'unisono a favore di tutti, popolo, giornali, partiti. Risparmiare si può e si deve, distinguendo chi svolge una fondamentale funzione pubblica della democrazia e della cultura, e chi s'inventa testate per lucrare denaro pubblico. E siccome i risparmi non bastano, si mettano finalmente nel mirino i patrimoni ultramiliardari, le manomorte che l'Italia appena nata seppe aggredire e che oggi il governo diretto da un rappresentante del capitalismo finanziario si rifiuta di fare, in nome della solidarietà di casta. Quella casta che né i colleghi del Corriere della sera né le giovani intelligenze alla Renzi hanno ancora definito nei reali confini e nelle proteiformi nature. L'occasione per parlare a una voce c'è, ed è sabato a piazza San Giovanni: dove il Pd porterà molto suo popolo. Esso certamente gradirà che i discorsi sorvolino sulle faccende di partito e di coalizione, primarie e premiership, governi di solidarietà o governi tecnici, e si concentrino sui problemi (compresa la libertà d'informazione, che Mussolini imbavagliò ancor prima di sopprimere i partiti). Quel milione e più di uomini e di donne, di giovani e vecchi che a San Giovanni saluteranno il segretario del partito, siano chiamati dal segretario stesso a testimoni di tutte le libertà, compresa quella d'informare e farsi informare. Una libertà che per chiunque abbia rispetto di se stesso e dignità di cittadino rientra nei bisogni primari. Che non possono essere ridotti al pane e lavoro dei tempi umili. (A meno che la destra non ci riporti ad essi).
* Pubblicato su "Europa Quotidiano"