di Giuseppe Giulietti*
Voterò senza incertezza alcuna l’eventuale voto di sfiducia a Berlusconi, ma per quanto rigurda il futuro non ho intenzione alcuna di firmare cambiali in bianco a nessuno, neppure ad un eventuale governo del “supertecnico” Mario Monti. L’uscita di scena di Berlusconi è un obiettivo primario e chiunque, in questi anni, abbia denunciato la metastasi che ha corroso in profondità la nostra vita politica e civile, ha ora il dovere di contribuire, in tutti i modi possibili, alla chiusura di questa stagione e di farlo con immensa passione politica e civile, senza protagonismi inutili ed infantili. Guai, tuttavia, a confondere il voto di sfiudicia a questo governo con l’eventuale voto di fiducia al prossimo.
Per quanto mi riguarda, per quanto riguarda l’associazione Articolo 21, non darò mai il consenso a un governo che non si impegnasse, prima e in modo formale, a inserire tra le emergenze democratiche non solo una nuova legge elettorale e la carta della incompatibilità degli eletti, ma anche il più rigoroso rispetto della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori, con il conseguente e immediato affossamento di tutti i progetti già presentati da Berlusconi e soci.
L’equità sociale e il ripsetto dei diritti fondamentali non potranno e non dovranno più essere considerati dei beni comuni disponibili, ossia privatizzabili.
Allo stesso modo, prima dell’eventuale e inevitabile voto anticipato, sarà indispensabile non solo stracciare le leggi bavaglio, ma anche procedere alla “neutralizzazione del conflitto di interessi” e alla sostituzione, con regole nuove, del gruppo dirigente della Rai. I censori dovranno lasciare il campo e gli espulsi dovranno, se lo vorranno, tornare al loro posto.
Non si tratta di “piccole cose”. Questa sarebbe davvero una delle forme di discontinuità più clamorose e che tutti potrebbero percepire; lo sarebbe ancor più della disputa sul nome del futuro presidente del Consiglio. Ci spiegheranno, forse, che non è questo il momento, ma da vent’anni non è mai il momento, per questo non è più obbligatorio per nessuno dare il proprio consenso preventivo sempre e comunque.
Berlusconi forse – ma sarà bene aspettare sino all’ultimo istante – sta per cadere, ma il berlusconismo è più vivo che mai, i berluschini in servizio permanente effettivo pure, taluno anche nelle fila dell’opposizione.
Parafrasando i latini, possiamo davvero dire: errare sicuramente è proprio degli umani, perseverare sarebbe davvero diabolico, e i diavoli purtroppo non mancano, anche tra coloro che negheranno il voto di fiducia a Berlusconi, dopo averlo adorato per decenni.
Pubblicato su "Il Fatto Quotidiano"