Articolo 21 - INTERNI
Basta con i politicanti e i giornalisti complici
di Nicola Tranfaglia
In questi giorni, quando il paese sembra volgersi a superare ( per la prima volta) il torpore nazionale costante, con qualche eccezione notevole, durante l’era del populismo trionfante e ritiene di poter avere dopo molti anni un governo “normale”- silenziosamente attivo- e un parlamento morituro, che non può più scatenarsi nelle diatribe, inutili e leziose, tipiche della prima parte dell’attuale legislatura, pensare a quel che si è ormai ridotta la politica nel nostro paese.
Chi mi conosce un po’ sa che non ho mai praticato, in molti decenni di vita pubblica a Torino e a Roma, il qualunquismo sempre forte nel nostro paese né il disprezzo diffuso o l'avversione strisciante in ampi strati della popolazione verso le nostre istituzioni pubbliche,in particolare verso quelle parlamentari .
Ma, di fronte a quel che succede in queste settimane (e sono contento anche di aver letto questa medesima ,spontanea considerazione nell’ultimo,breve saggio del mio vecchio amico Stefano Rodotà "Elogio del moralismo", (appena pubblicato dall’editore Laterza) è difficile non chiedersi a voce alta che cosa sta succedendo nella penisola.
Lo scandalo della società a prevalente partecipazione pubblica nota come Finmeccanica si dipana ormai con monotonia, mettendo in luce consueti elementi caratteristici che i giornali e le televisioni sottolineano troppo poco o a volte in maniera confusa: la commistione propria di un costume non tramontato neppure dopo l’inchiesta giudiziaria dei primi anni novanta(divenuta famosa con l’epiteto di Mani pulite) tra amministrazione statale e politicanti dei due opposti schieramenti,da quelli dell’UDC a quelli del PDL.
Non parliamo, si intenda bene,di eventuali responsabilità personali penali che saranno accertate con la lentezza, propria e disperante, di un inefficiente e irriformabile sistema giudiziario, dai magistrati nei confronti di personaggi molto noti come l’on. Casini o l’onorevole Verdini.
Del resto, sappiamo purtroppo- per ormai lunga esperienza- che i politicanti oggi (o ieri) al potere,soprattutto quelli legati alla destra berlusconiana (attualmente o fino a poco tempo fa) riescono a sfuggire,anche a complicità innegabili del mondo giornalistico, ai rigori della legge o a protrarre (in un tempo pressoché infinito)la propria permanenza nei ruoli di vertice e nelle stanze del potere.
E’ significativo il caso, a tutti noto, del medesimo ex presidente del Consiglio, investito ormai da una miriade di processi, ma anche quello del senatore Dell’Utri che ancora oggi( pur condannato in primo grado e in appello,per rapporti con Cosa Nostra siciliana) frequenta ancora le istituzioni pubbliche della repubblica di cui fa parte come se niente fosse e continua ad avere un rapporto privilegiato con il maggior rappresentante in parlamento dell’opposizione al governo Monti.
Un caso di aperto disprezzo di un’opinione pubblica sempre più flebile a causa della debolezza del centro-sinistra sul piano dei giornali, delle televisioni e dei gruppi dirigenti politici che lo conducono, almeno fino ad oggi.
Le rivelazioni sull’ennesimo scandalo, che coinvolge nello stesso tempo dirigenti dello Stato e dell’industria pubblica come la Finmeccanica, aggiungono a un panorama difficile, e sempre più inquinato,tratti per molti aspetti disperanti.
Come si può uscire da una situazione simile che ci fa assomigliare più a un paese sudamericano di alcuni decenni fa o a una parte malata di altri continenti come l’Africa e l’Asia che ai paesi dell’Europa centrale e settentrionale?
La cura in astratto non è difficile. Basterebbe che nelle prossime elezioni locali e nazionali,parlamentari ed europee i partiti politici esistenti applicassero alle candidature da approvare alcuni criteri di fondo che sono noti a tutti ma che sembra difficile a quanto pare applicare ancora oggi.
I candidati non devono ancora processi penali dai quali siano già derivate condanne per reati contro la pubblica amministrazione o di corruzione politica o di associazione al fenomeno mafioso. E, nello stesso tempo, i candidati devono possedere una competenza effettiva e riconosciuta pubblicamente in un campo di interesse pubblico che riguardi la vita economica, sociale,culturale e politica a livello nazionale o locale per preparazione acquisita e, se è possibile,per esperienze compiute.
Ma qui vogliamo parlare di un accertamento effettivo e diretto da parte delle forze politiche e non di dicerie o voci che circolano nei più vari ambienti e che sono a volte frutto di invidia o di notizie non controllate.
Il sistema paese, e pensiamo,non soltanto alla politica ma anche alle università,alle istituzioni culturali,agli imprenditori e agli strati più attivi della popolazione italiana sarà in grado di praticare una simile svolta e scegliere rappresentanti onesti e competenti?
L’interrogativo è centrale, se si vuole ricostruire l’Italia dopo quasi vent’anni di berlusconismo e non sarà facile dare una risposta chiara e senza smagliature.
Ma questa risposta occorre se vogliamo uscire dalla crisi attuale e dar inizio a un cammino davvero positivo per l’Italia.
Chi mi conosce un po’ sa che non ho mai praticato, in molti decenni di vita pubblica a Torino e a Roma, il qualunquismo sempre forte nel nostro paese né il disprezzo diffuso o l'avversione strisciante in ampi strati della popolazione verso le nostre istituzioni pubbliche,in particolare verso quelle parlamentari .
Ma, di fronte a quel che succede in queste settimane (e sono contento anche di aver letto questa medesima ,spontanea considerazione nell’ultimo,breve saggio del mio vecchio amico Stefano Rodotà "Elogio del moralismo", (appena pubblicato dall’editore Laterza) è difficile non chiedersi a voce alta che cosa sta succedendo nella penisola.
Lo scandalo della società a prevalente partecipazione pubblica nota come Finmeccanica si dipana ormai con monotonia, mettendo in luce consueti elementi caratteristici che i giornali e le televisioni sottolineano troppo poco o a volte in maniera confusa: la commistione propria di un costume non tramontato neppure dopo l’inchiesta giudiziaria dei primi anni novanta(divenuta famosa con l’epiteto di Mani pulite) tra amministrazione statale e politicanti dei due opposti schieramenti,da quelli dell’UDC a quelli del PDL.
Non parliamo, si intenda bene,di eventuali responsabilità personali penali che saranno accertate con la lentezza, propria e disperante, di un inefficiente e irriformabile sistema giudiziario, dai magistrati nei confronti di personaggi molto noti come l’on. Casini o l’onorevole Verdini.
Del resto, sappiamo purtroppo- per ormai lunga esperienza- che i politicanti oggi (o ieri) al potere,soprattutto quelli legati alla destra berlusconiana (attualmente o fino a poco tempo fa) riescono a sfuggire,anche a complicità innegabili del mondo giornalistico, ai rigori della legge o a protrarre (in un tempo pressoché infinito)la propria permanenza nei ruoli di vertice e nelle stanze del potere.
E’ significativo il caso, a tutti noto, del medesimo ex presidente del Consiglio, investito ormai da una miriade di processi, ma anche quello del senatore Dell’Utri che ancora oggi( pur condannato in primo grado e in appello,per rapporti con Cosa Nostra siciliana) frequenta ancora le istituzioni pubbliche della repubblica di cui fa parte come se niente fosse e continua ad avere un rapporto privilegiato con il maggior rappresentante in parlamento dell’opposizione al governo Monti.
Un caso di aperto disprezzo di un’opinione pubblica sempre più flebile a causa della debolezza del centro-sinistra sul piano dei giornali, delle televisioni e dei gruppi dirigenti politici che lo conducono, almeno fino ad oggi.
Le rivelazioni sull’ennesimo scandalo, che coinvolge nello stesso tempo dirigenti dello Stato e dell’industria pubblica come la Finmeccanica, aggiungono a un panorama difficile, e sempre più inquinato,tratti per molti aspetti disperanti.
Come si può uscire da una situazione simile che ci fa assomigliare più a un paese sudamericano di alcuni decenni fa o a una parte malata di altri continenti come l’Africa e l’Asia che ai paesi dell’Europa centrale e settentrionale?
La cura in astratto non è difficile. Basterebbe che nelle prossime elezioni locali e nazionali,parlamentari ed europee i partiti politici esistenti applicassero alle candidature da approvare alcuni criteri di fondo che sono noti a tutti ma che sembra difficile a quanto pare applicare ancora oggi.
I candidati non devono ancora processi penali dai quali siano già derivate condanne per reati contro la pubblica amministrazione o di corruzione politica o di associazione al fenomeno mafioso. E, nello stesso tempo, i candidati devono possedere una competenza effettiva e riconosciuta pubblicamente in un campo di interesse pubblico che riguardi la vita economica, sociale,culturale e politica a livello nazionale o locale per preparazione acquisita e, se è possibile,per esperienze compiute.
Ma qui vogliamo parlare di un accertamento effettivo e diretto da parte delle forze politiche e non di dicerie o voci che circolano nei più vari ambienti e che sono a volte frutto di invidia o di notizie non controllate.
Il sistema paese, e pensiamo,non soltanto alla politica ma anche alle università,alle istituzioni culturali,agli imprenditori e agli strati più attivi della popolazione italiana sarà in grado di praticare una simile svolta e scegliere rappresentanti onesti e competenti?
L’interrogativo è centrale, se si vuole ricostruire l’Italia dopo quasi vent’anni di berlusconismo e non sarà facile dare una risposta chiara e senza smagliature.
Ma questa risposta occorre se vogliamo uscire dalla crisi attuale e dar inizio a un cammino davvero positivo per l’Italia.
Letto 2123 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21