di Osservatorio TG
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I Tg di venerdì 17 febbraio - C’era una volta un grande Paese in un continente chiamato Europa. Un giorno il Presidente – uno dei “capi” del Paese – scoprì, forse “suo malgrado”, che alcuni cittadini gli avevano riservato trattamenti di favore in relazione a prestiti di denaro e a vacanze, e dopo poco si dimise, perché - dichiarò - non poteva godere più della fiducia dei suoi concittadini. Questo Paese non era l’Italia. Lo mettono in chiaro i Tg. Lo mettono quasi tutti in apertura: “ E’ quello tedesco..”, quasi a voler assicurare qualche indigeno debole di cuore. Tranquilli, da noi non può accadere. Ce lo ricorda con un servizio preciso e divertente Tg 3, mentre Emilio Fede sembra comprendere e giustificare Wulff, che sarebbe rimasto vittima di attacchi dei media.
Scarsa l’attenzione agli esteri: solo Tg 3 presenta un bel servizio sulle prospettive della crisi greca, intervistando uno splendido novantenne caricato dalla polizia, dopo aver fatto 70 anni fa il partigiano contro i nazisti e gli italiani, e aver combattuto il regime dei Colonnelli. E sempre il Tg 3 ritorna sul dramma dei profughi libici periti nel mediterraneo. Scarsa, come sempre l’attenzione al temi internazionali. Nel commento abbiamo sentito Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, che ha indetto per domenica a Roma una giornata di solidarietà per il popolo siriano.
Anche il ventesimo compleanno di mani Pulite - un po’ come la festa dei nonni - compare dappertutto, ma con diverse declinazioni. Nel caso del Tg 4, diventa la festa di Fede, che ricorda come il “suo” Tg avesse seguito per 900 giorni, a goccia cinese, il Palazzo di Giustizia milanese dove, en passant, lavorava un certo di Pietro. Per il giudizio complessivo sulle inchieste milanesi, Fede rimane nel vago ma cita le “vittime” suicide e Bettino Craxi. Stefania Craxi compare su Tg 1 e Studio Aperto e Tg 5, dove dichiara che con suo padre il paese oggi non si troverebbe in queste condizioni. Per Chicchitto,intervistato dal Tg 2, non sarà possibile giungere d una “memoria condivisa” su Tangentopoli. Certo, perché guardie e ladri hanno ricordi diversi.
Tg 2 e TG La 7 scelgono di aprire sulle dichiarazioni del Ministro Fornero su cassa integrazione e sussidi di disoccupazione, e tutti riportano l’incontro “alla chetichella” tra Alfano, Casini e Bersani che spianerebbe la strada all’avvio delle riforme costituzionali.
Ma il clou di serata è la farfalla tatuata di Belen. Mentana già nei titoli si chiede che relazione ci sia tra il lepidottero galeotto e il logo della Rai. Per le testate Mediaset, le cose si fanno serie: aveva, sotto lo spacco, il tanga, oppure no? E le critiche della Fornero all’esposizione del corpo femminile? Ma, per fortuna, gli intervistati da Tg 5 rispondono : “ Belen è ok. Ma chi è la Fornero ?”
Luca Fargione
Il Commento di Flavio Lotti, Portavoce della Tavola della Pace
(Intervista di Alberto Baldazzi)
Flavio Lotti, la Tavola della Pace invita tutti domenica a Roma per una manifestazione di solidarietà con il popolo siriano. Queste sono ore sempre più drammatiche e sempre più tragiche: anche ieri notte bombardamenti su Homs. E’ giunta ieri la notizia sulla mozione passata a larga maggioranza – anche se inefficace – delle Nazioni Unite di censura al regime siriano. Cosa si deve, cosa si può fare, o che cosa bisogna evitare di fare di negativo, in questa situazione così cruenta?
“Innanzitutto dobbiamo trovare il coraggio di affrontare questa tragedia che va avanti da quasi un anno. E’ un fatto gravissimo che in questi 11 mesi la Comunità Internazionale non abbia fatto tutto quello che avrebbe potuto e dovuto per evitare questo bagno di sangue al quale stiamo assistendo in queste ore. Purtroppo in Siria si sta scivolando verso una guerra civile che viene alimentata anche da uno scontro di interessi internazionali davvero impressionante. Noi abbiamo bisogno innanzitutto di chiedere che si fermi la violenza, che in qualche modo la Comunità Internazionale intervenga, non gettando altra benzina sul fuoco, ma cercando di spegnere questo incendio. Anche per questo domenica saremo in piazza e chiediamo al governo di svolgere un’azione di negoziato politico, perché di questo oggi si sente la grande mancanza. Abbiamo bisogno innanzitutto di raggiungere immediatamente una tregua, se non altro per riuscire a far passare la Croce Rossa e le altre organizzazioni umanitarie, insomma tutti quei corpi che possono dare una mano concreta a portare soccorso alle popolazioni che sono rimaste intrappolate in questo massacro. Questa è la prima cosa da fare. La seconda è di fermare il traffico di armi che rischia davvero di trasformare tutta questa violenza in una guerra infinita, in un grande Libano, in un grande Afghanistan.”
Nessuno ovviamente pensa a seri interventi militari, ma è possibile anche ipotizzare uno stop delle ostilità in questo momento, quando c’è una minoranza Alawita che ormai da cinquanta e più anni governa tiranneggiando su Sunniti, Drusi – i Cristiani sono lasciati un po’ da parte in questo momento – ?
“Oggi qualsiasi strada è una strada difficile. Non ce n’è una, né quella pacifica, né quella militare che abbiamo già visto produrre più disastri di quelli che pretende di risolvere. La strada pacifica è difficile ma è anche l’unica che dobbiamo cercare di promuovere, perché soltanto attraverso una soluzione pacifica è possibile cercare di ridurre al minimo le sofferenze, di non aggiungere altri morti alla lunga lista che già è stata, purtroppo, provocata da questa repressione e dagli scontri che poi si sono sviluppati soprattutto negli ultimi 4 o 5 mesi. La Comunità Internazionale è senza strumenti concreti, perché non se li è dati. Se si vogliono difendere i diritti umani non si possono continuamente indebolire le Nazioni Unite, non si può privare l’ONU dell’autorità e degli strumenti di cui dispone per agire in maniera più responsabile e super partes.”
Pensi a forze di interposizione Onu, che però vanno contro la volontà attuale – almeno ancora in queste ore – di Russia e Cina.
“La prima cosa che bisogna fare è parlare anche con la Russia e con la Cina per cercare di far fermare le armi. Questo è il primo obbiettivo che deve avere la nostra diplomazia. Se non si persegue questo obbiettivo, se ne persegue inevitabilmente un altro, cioè quello dello scontro ad oltranza e quindi della guerra civile aperta. Con una grande differenza rispetto al Libano, però: qui le forze in campo sono molto più equilibrate, e quindi una guerra come quella del Libano non è assolutamente riproducibile, se non provocando un disastro di cui nessuno oggi sarebbe in grado di definirne i confini.”
Dati Auditel di giovedì 16 febbraio 2012
Tg1 - ore 13:30 4.777.000 25,28% ore 20:00 6.551.000 24.01%.
Tg2 - ore 13:00 2.945.000 16,94% ore 20:30 1.894.000 6,34%.
Tg3 - ore 14:30 2.110.000 12,05% ore 19:00 2.646.000 12,96%.
Tg5 - ore 13:00 3.947.000 22,40% ore 20:00 5.534.000 20,22%
Studio Aperto - ore 12:25 2.776.000 19,84% ore 18:30 1.496.000 8,80%
Tg4 - ore 11:30 528.000 6,97% ore 19:00 1.197.000 5,77%
Tg La7 - ore 13:30 966.000 5,11% ore 20:00 2.314.000 8,40%
Fonte: www.tvblog.it