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L’inaugurazione dell’anno giudiziario 2010
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di Domenico Gallo

L’inaugurazione dell’anno giudiziario 2010

Le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario sono sempre trascorse fra le polemiche. In passato l’ala sinistra della magistratura contestava la cultura burocratica prevalente nei capi degli uffici giudiziari ed organizzava delle contro inaugurazioni in cui magistrati, avvocati, giornalisti ed altri addetti ai lavori si confrontavano con le aspettative, le delusioni e le carenze dell’amministrazione della giustizia.
Da una decina d’anni a questa parte il problema non è più quello del confronto fra le diverse sensibilità in materia di amministrazione della giustizia, ma quello della condizione di emergenza in cui si dibatte quotidianamente l’amministrazione della giustizia sottoposta ad un attacco concentrico da parte del potere politico che aggredisce le garanzie dello status di indipendenza dei magistrati, rende più pesanti e farraginose le procedure, diminuisce le risorse e delegittima la magistratura nel suo complesso ed i singoli magistrati più esposti in indagini delicate.
Quindi le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario sono diventate inevitabilmente un terreno di confronto e di scontro fra le esigenze funzionali della giurisdizione (su cui tutta la magistratura si è ricompattata) e l’arroganza di un potere politico che non riuscendo ad espugnare la cittadella della giurisdizione, perché la Costituzione ne ha sbarrato le porte, cerca, in tutti i modi, di condizionare e di intimidire l’esercizio concreto del controllo di legalità.
  E’ divenuto sintomatico di questa torsione istituzionale il monito rivolto dal Procuratore Generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli, a chiusura del suo discorso introduttivo per l’apertura dell’anno giudiziario 2002: “resistere, resistere, resistere”.
E’ dal 2003 che i magistrati si recano alle cerimonie di apertura dell’anno giudiziario con la toga e la Costituzione in mano per simboleggiare il significato che assume l’esercizio della giurisdizione nello Stato democratico e denunziare l’oltraggio che la nostra carta costituzionale subisce ogni giorno da una politica arrogante che, in un delirio di onnipotenza, vuole mettere le briglie al controllo di legalità.
Col passare del tempo, le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario sono diventate un vero e proprio incubo per Berlusconi ed i suoi ministri portaborse.
Quest’anno, l’anno cruciale in cui, fra un concentrato di leggi ad personam, ad  familiam e ad castam, la politica sta portando a segno gli attacchi più gravi al ridotto della giurisdizione, fino al punto da ridurre, con il c.d. processo breve, l’area di operatività della giurisdizione penale, l’Associazione Nazionale dei Magistrati, ha deciso una forma di protesta, composta ma fiera, per dimostrare il disagio di tutti i magistrati italiani, che si presenteranno, come gli altri anni, in toga, con la Costituzione in mano ed abbandoneranno l’aula quando parlerà il ministro della giustizia o un suo rappresentante.
Che si tratti di una protesta che colpisce nel segno lo dimostrano le dichiarazioni infuriate del coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, che ha avuto l’impudenza di dichiarare: "La decisione annunciata dall'Anm - dice - è una profonda e oltraggiosa lesione dell'ordine democratico e costituzionale. A questo punto è improcrastinabile una posizione chiara di tutte le Istituzioni a salvaguardia delle legittime prerogative democratiche".
Nel delirio di Bondi, Berlusconi impersonifica l’ordine democratico e costituzionale. Chi si permette di protestare commette sacrilegio. Forse ha ragione lui. Non è così che funziona il Fuhrer prinzip?

 


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